Pensare Globale e Agire Locale

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mercoledì 10 ottobre 2012

ITALIA - Casta, la fedina non conta

A Vicenza un bando esige bidelli incensurati. Ma in parlamento siedono almeno 100 condannati.

di Giovanni Florio

Mercoledì, 10 Ottobre 2012 - La legge è uguale per tutti, i bidelli. A meno che non si candidino in parlamento, allora la legge diventa soft, più elastica, su misura. È peggio un bidello condannato o un deputato con la fedina penale sporca? Domanda inutile perché un condannato non potrà fare il bidello, gli toccherà candidarsi a Camera o Senato. Eh già perché le regole che valgono per i comuni mortali non si applicano per i politici, a meno che non passi (ma la lotta sarà dura) la norma sulla incandidabilità di chi è stato giudicato colpevole per aver commesso un reato.
ESCLUSI I CONDANNATI. Nel frattempo, al condannato resta aperta la porta di Montecitorio, non quella di una scuola come quelle di Vicenza. Leggiamo infatti sul bando pubblicato dal Comune a maggio del 2012. Si cercano «sette addetti ai servizi scolastici (bidelli) a tempo determinato, per far fronte alle esigenze delle scuole dell’infanzia, del servizio refezione scolastica e degli asili nido comunali». Ebbene, i requisiti per l’accesso al bando sono un diploma di scuola media, cittadinanza europea, idoneità fisica, esperienza di almeno due mesi e , badate bene, «assenza di condanne penali e di procedimenti penali in corso».
UN CENTINAIO I DEPUTATI COLPEVOLI DI REATO. In pratica un centinaio di deputati tra i quali l’ex ministro Aldo Brancher, Umberto Bossi, Lorenzo Cesa segretario dell’Udc, Nicola Cosentino, Raffaele Fitto, Maria Grazia Laganà del Pd, Vincenzo Visco del Pd, Giuseppe Naro dell’Udc, Gianluca Pini della Lega, e via dicendo non potrebbero partecipare al concorso per bidello. Ma ricandidarsi sì, eccome.
L'ENTE CONSERVA LA DISCREZIONALITÀ SULL'ASSUNZIONE. È normale? Sì, nel paese di Pulcinella. In generale nei concorsi pubblici se si ha una condanna si viene quasi sempre esclusi. Nel 2011 si è pronunciato su questo tema il Consiglio di Stato, respingendo il ricorso di un candidato escluso dal concorso per vigili del fuoco a causa di una macchia nella fedina penale. Nella sentenza n. 2812 del 2011 è stato specificato: «La condanna penale può certamente essere causa di esclusione dalla procedura concorsuale ove ad essa si accompagni una autonoma e specifica valutazione della Amministrazione sulla gravità dei reati commessi». È stata dunque certificata la discrezionalità dell'ente alla ricerca di collaboratori, ma nella sostanza a un condannato sono di fatto precluse molte strade se vuole un posto pubblico.
ESCLUSI PER UN TATUAGGIO. Addirittura in due casi sono stati esclusi due candidati ad entrare nei corpi della polizia e dei carabinieri per, rispettivamente, «un tatuaggio di modeste dimensioni sul collo del piede», e la vitiligine. Tutti problemi che gli aspiranti parlamentari non si pongono: belli, brutti, condannati, indagati, prescritti, tatuati. Non si butta via niente.
VOTO PRECLUSO FINO POCHI ANNI FA. A chi venga giudicato colpevole per un «delitto non colposo» è preclusa l'iscrizione all'albo dei medici. Fino a qualche anno fa un condannato perdeva pure il diritto di voto. Bastava, secondo il DPR 223 del 1967, una condanna per malversazione, falsa testimonianza, contraffazione del sigillo dello Stato con falsa impronta, circonvenzione d'incapace, o anche una contravvenzione per gioco d’azzardo e le urne venivano precluse.
Poi la legge è stata cambiata, ma si è ancora esclusi dal diritto di voto se si è condannati per un reato che comporta l’interdizione dai pubblici uffici (legge n. 15 del 1991).
Insomma un comune cittadino sconta le conseguenze di un reato con pesanti limitazioni a possibilità occupazionali. Ma la carriera politica è un'altra cosa. E se, per dirla alla Minetti, non serve essere preparati figurarsi se bisogna esser stati dei bravi cittadini.

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