Nella barca, ancora in cantiere, ci si propone di salvare le specie più a rischio: il politico di lungo corso come il giovane maneggione, il capitalista senza capitale che si è insediato come un parassita sulle spalle del Paese così come quello che ha tratto dagli appalti pubblici la propria fortuna, la multiforme varietà di “mezzani” che sono la rete connettiva della corruzione al pari dei grand commis dell’amministrazione che hanno fatto del privilegio e dei loro infiniti manini la loro ragion d’essere, il ladro così come il portatore di dei tanti conflitti di interesse grandi e piccoli.
Mentre tutti costoro ai apprestano a salire
nell’arca è inevitabile che un po’ vengano allo scoperto: così gli scandali
esplodono, si scoprono gli altarini dei sobri ministri che danno incarichi alle
moglie e posti d’oro alle fidanzate o firmano assurdi e costosissimi contratti
per sistemare riccamente i figli, si svelano le Polverini e gli Alemanni, si
mettono in luce candidati che non si fanno scrupoli si sfruttare persino i
malari di tumore e tutto un lunghissimo elenco di nequizie che vanno dagli
esodati a Taranto dalle vicende di Tronchetti Provera a quella, ormai surreale,
dell’Italia Digitale che ancora non esiste dopo aver svuotato tutti gli enti
che operavano nel settore. Ma soprattutto si scopre una politica che è fatta di
scatole vuote, nella quale le lotte intestine sembrano l’unica idea possibile e
che al massimo vuole un’arca più grande per non lasciare nessuno con l’acqua
alla gola come i cittadini. Il patto di cartone raggiunto nel Pd ne è l’ultima
dimostrazione, così come le parole della tessera numero uno del partito, De
Benedetti, che sta con Bersani, ma vuole il Monti bis. Del resto il Pd che
dovrebbe essere in prima fila nella tutela dei beni pubblici, sembra il più
ansioso di contraddire il referendum che del resto non voleva: è di ieri la
notizia che l’amministrazione di centrosinistra di Padova ha ceduto la gestione
dell’acqua ad Hera, azienda del resto “vicina al Pd stesso”. Immagino che ci
saranno un po’ più di soldini per la campagna elettorale. Fosse per loro
avremmo anche il Monti tris.
I due Noè vogliono preservare l’Italia del
declino e non dal declino , traghettarla sulle acque del diluvio che sanno di
non poter evitare e che anzi contribuiscono a rendere più rapido, facendo
pasticci un po’ dappertutto. La stessa inondazione è in un certo senso una
chance che permette a una classe dirigente fallita di distogliere l’attenzione
dalla sua incapacità e di perpetuarsi arruolando come co.co.pro paura e
necessità variamente gestite, per accreditarsi nuovamente quando eventualmente
si dovesse tornare a toccare terra. Così ad ogni buon conto si
impermeabilizzerà la stiva con un’ambigua legge anticorruzione che sembra fatta
apposta per permetterla, con un taglio deciso alle intercettazioni e infine con
una legge che appioppa un minimo di 30 mila euro di multa a giornali o siti web
in caso di diffamazione. Ovvio che gli editori ricchi potranno fare le loro
campagne e la stampa più modesta dovrà tapparsi la bocca. Anche perché in
Italia la diffamazione non è correlata alla verità di ciò che si dice (vedere tutta la vicenda Sallusti e la vicenda
Carofiglio). Potrà piovere come dio la manda, ma nell’arca si
starà a meraviglia.
E se il primo Noè, giungo all’età di 950 anni
dovrà lasciare, al comando ci resterà chi di arche se ne intende, un timoniere
sulla cui iniquità ontologica si potrà sempre contare. E quando vedrà un
pipistrello con un rametto di ulivo in bocca si rallegrerà per aver salvato la
disumanità dal disastro e darà gloria a dio, grande e Monsanto.
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