Pensare Globale e Agire Locale

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sabato 6 ottobre 2012

ITALIA - Primarie, la pax democratica

Via libera alla candidatura di Renzi.

Sabato, 06 Ottobre 2012 - La resa dei conti, per il momento, è evitata. Anzi: l’assemblea del Partito democratico (Pd) si è conclusa con scorci di sereno e aria di pacificazione. Fino a quando, chissà.
Con 575 sì, otto contrari e un astenuto, sabato 6 ottobre è arrivato il via libera alla deroga temporanea allo Statuto del partito che consente al rottamatore Matteo Renzi, sindaco di Firenze e grande assente dell'assise e agli altri candidati – l’ultimo arrivato è Nichi Vendola -di partecipare alle primarie di coalizione.
DOPPIO TURNO E TESSERA ELETTORALE. I delegati si sono riuniti a porte chiuse all'Hotel Ergife di Roma (949 delegati, 612 accreditati, tanti bastano per superare la soglia della maggioranza assoluta di 475) e hanno modificato il documento che disciplina la corsa per il candidaro alla premiership  Nessun colpo di scena: le decisioni sono quelle su cui erano fioccate le indiscrezioni della vigilia. E se il diavolo sta nei dettagli, probabilmente, questi verranno fuori soltanto a tempo debito.
Si voterà con doppio turno, dopo aver sottoscritto il manifesto politico per ottenere la tessera elettorale (dal 21mo giorno prima del voto) ed esisterà un patto vincolante tra i candidati a sostenere il vincitore anche nella prossima legislatura.
Il testo prevede inoltre che le eventuali candidature - oltre a Renzi e Bersani, anche Laura Puppato, Sandro Gozi, probabilmente Pippo Civati e Nichi Vendola - debbano essere presentate all'Assemblea e debbano essere sottoscritte da almeno il 10% dei componenti o da almeno il 3% del numero degli iscritti. Ciascun candidato con una dichiarazione allegata alle firme, riconosce i contenuti deliberati dall'Assemblea, entro il 15 ottobre.
RENZI SI FIDA, SONNI TRANQUILLI. Insomma, dopo l'intenso lavorìo diplomatico degli ultimi giorni, dopo gli sms spediti e le trattative sfiancanti, l'accordo c'è. E per Bersani «è stato un capolavoro di democrazia». Le correnti, per il momento, sono tacitate. E il Pd «si conferma l'unico grande partito in Italia capace di discutere e decidere sul serio».
Gioia di tutti, insomma. Da Brindisi, dove era approdato il camper del suo tour elettorale, è arrivato a stretto giro il commento di Renzi: «Mi fido di Bersani. Dicono che non saranno fatte leggi ad personam e io ci credo. Non è questa una giornata in cui voglio fare polemica perché bisogna parlare dei problemi della gente».
Ultimo sigillo di armonia quello del presidente dell'Assemblea, Rosy Bindi. «Chi aveva pronosticato uno psicodramma democratico questa sera può dormire sonni tranquilli».

Bersani: «Unico cambio in corso è per aprire a Renzi»


Insomma, pace fatta? Pazienza e prudenza sono di dovere.
Bersani ha chiesto che venissero ritirati gli emendamenti a firma Bindi e Marini che avrebbero ostacolato Renzi. Ma sui punti più controversi, ovvero la possibilità di registrarsi direttamente ai gazebo e la possibilità di votare al ballottaggio anche per chi non ha votato al primo turno, ancora non c'è una risposta chiara.
A suo modo lo ha detto lo stesso segretario del Pd : «L'unica regola esistente che si cambia in corso d'opera è la deroga che consente la corsa di altri candidati democratici oltre al segretario del partito».
TRASPARENZA E SOBRIETÀ. Bersani ha «trasparenza e sobrietà», perché l'obiettivo «è organizzare il campo dei progressisti» ma si è rivolto anche «a forze moderate che vogliono dare risposta alla destra sul populismo». Su questo punto «non molliamo».
E ha precisato che l'Assemblea gli ha dato mandato a trattare al tavolo delle primarie con le altre forze della coalizione e a definire assieme agli alleati il manifesto politico delle alleanze.
PRENDERE IL MEGLIO DI MONTI. Nel discorso programmatico, il segretario ha guardato al futuro, al dopo Monti. Certo che ci sia un futuro governo politico nel 2013. «Di questa esperienza prenderemo il meglio». Perché «l'abbiamo voluto noi al prezzo di una nostra rinuncia» e «noi lo stiamo sostenendo in condizioni difficili spesso fronteggiando i problemi acuti della società e caricandoci di responsabilità non nostre».
Certo «non da soli, ma noi prima di ogni altro abbiamo mandato a casa Berlusconi. Non abbiamo bisogno di ricevere istruzioni».

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