Tra gli argomenti
affrontati dai due candidati "la crisi dell'euro non c'era, nonostante
l'amministrazione Obama tema che i problemi dei debiti sovrani possano
ostacolare la sua rielezione, e nonostante la pressione transatlantica,
soprattutto sui tedeschi, perché si affronti finalmente la crisi", commenta il
Guardian. Perché? Secondo Il Foglio
l'Europa da tempo non
è una priorità per Washington. Da alleato di ferro è diventata un peso, il
simbolo del fallimento finanziario e del declino […]. Bruxelles […] è l'alleato
inaffidabile che fa perdere tempo e che destabilizza l'economia del pianeta. Un
modello negativo e superato, strategicamente irrilevante per gli interessi
della grande potenza.
Un'analisi un po'
troppo pessimistica, dato la scarsa rappresentatività dei dibattiti di questo
tipo rispetto alle reale gerarchia degli interessi di Washington. La politica
estera non è certo al primo posto tra le preoccupazioni degli elettori degli
swing states americani, a meno che non si parli di guerre e Medio Oriente, che
infatti ha monopolizzato il dibattito. L'Europa poi è una questione
particolarmente intricata, che mal si presta a essere semplificata in
catchphrase da far riverberare sui titoli del giorno dopo. Ma per
Libération il fatto che gli americani si siano scordati di noi
dovrebbe piuttosto darci sollievo:
Secondo molti
diplomatici europei c'è da essere contenti che l'Europa sia scomparsa dai radar
americani. Almeno la crisi dell'euro non è più brandita da Obama come la
maggior fonte dei problemi economici dell'America e Romney ha smesso di fare
del "socialismo europeo" il suo principale spauracchio di campagna.
La discutibile conclusione di un eminente diplomatico europeo a Washington: di
questi tempi meno si parla di noi negli Stati Uniti e meglio è.
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