Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


mercoledì 3 ottobre 2012

USA - Caccia agli speculatori

Stretta sui manipolatori dei mercati. I veri creatori della crisi.

di Guido Mariani

Martedì, 02 Ottobre 2012 - Nel 2008 l’economia internazionale fu a un passo dall’apocalisse. Nel 2012, mentre si raccolgono ancora le macerie di quel crollo, gli investigatori scavano per trovare il bandolo della matassa, sperando che la politica faccia poi quadrato attorno alle loro inchieste, cambiando le regole del gioco e vigilando più rigidamente contro le speculazioni.
Arresti eccellenti, indagini internazionali e - scoperchiando il vaso di Pandora - nuovi scandali che si profilano all’orizzonte. Forse è ancora presto per parlare di resa dei conti: come in passato, i ladri potrebbero battere le guardie. Ma intanto i vasi si rompono e si guarda a come rimettere insieme i cocci.
LA CACCIA AI COLPEVOLI. Il vaso più grande a essere traboccato è quello del Libor (London inter bank offered rate): il tasso variabile inglese al quale si scambiano denaro le banche operanti nel mercato, che è anche il benchmark (punto di riferimento), per una serie di transazioni finanziarie dal valore totale di proporzioni colossali. Oggetto, dunque, di massicce e spregiudicate manipolazioni.
Il 1 ottobre, insieme con altri tre trader le autorità di Londra hanno poi arrestato un ex broker della Deutsche Bank, con l'accusa di insider trading, e negli Usa, il procuratore generale dello Stato di New York ha chiesto danni alla controllata di Jp Morgan, Bear Stearns, per aver truffato gli investitori, garantendo mutui residenziali a rischio, per perdite di 22,5 miliardi di dollari.
L'FSA REGOLA IL LIBOR. Ancora, a fine settembre il direttore della Financial service authority britannica (Fsa) Martin Wheatley ha annunciato la volontà di rivedere le modalità di calcolo del Libor, sottraendolo all’arbitrio della British bankers’ association (Bba) e introducendo conseguenze penali per ogni abuso.
E un ex trader della Credit Suisse è stato infine fermato a Londra, con l'accusa di frode nei mutui subprime, e rischia l'estradizione negli Usa.

Mutui, derivati swaps e altri prestiti: la torta del Libor


La mole di speculazioni attorno alla quale, come in un romanzo criminale, ruota questa sfida tra guardie e ladri è gigantesca.
Secondo i dati del Wall street journal, più di 800 mila miliardi di dollari in securities, prestiti e mutui sono legati al Libor: una cifra a 14 zeri, dentro la quale ci sono 350 mila miliardi (1.000 volte il debito greco) in derivati swaps, le assicurazioni sul debito, e almeno 10 mila miliardi in prestiti.
Queste cifre sono cifre superiori alla stima del Prodotto interno lordo (Pil) annuo dell’intero pianeta, ritenuto pari a 80 mila miliardi di dollari. È chiaro che anche una variazione infinitesimale pilotata di questo tasso può generare profitti illeciti enormi.
Secondo gli investigatori americani e britannici che indagano con inchieste intrecciate, è proprio quello che avrebbe tentato di fare la banca Barclays, destinataria di una sanzione complessiva di 450 milioni di dollari, per aver manipolato l’indice in diverse occasioni, a partire dal 2005.
LO SCANDALO BARCLAYS. A capo dell'autorità Fsa - indipendente, ma nominata dal ministero del Tesoro inglese - Wheatley ha intenzione di cambiare un meccanismo che, finora, viene stabilito ufficialmente dall'associazione delle banche inglesi (Bba), ente formalmente super partes.
Frutto di una stima che proviene da 18 banche internazionali - tra le quali Bank of America, Bank of Tokyo-Mitsubishi Ufj, Barclays, Bnp Paribas, Credit Suisse, Deutsche Bank, Jp Morgan Chase e Ubs - rielaborata poi dalla società Thomson Reuters, di fatto il Libor viene stabilito dagli stessi colossi del credito sospettati, insieme con Barclays, di avere aggiustato il tasso a loro vantaggio.
I BENCHMARK MANIPOLATI. Che la Barclays non sia stata la sola a barare è un sospetto assai verosimile. Ubs e Deutsche Bank avrebbero già ammesso alcune responsabilità di fronte agli inquirenti in cambio di sconti della pena.
E, dalla commissione governativa degli Usa Commodity futures trading commission (Cftc) che indaga su Barclays l'accusa alla banca è di aver manipolato anche altri benchmark, come l'Euribor: l'indice europeo impiegato per calcolare i tassi d'interesse di molte operazioni finanziarie.

Alla sbarra gli speculatori dei subprime: ma solo i trader


Come ha scritto la rivista americana Time, lo scandalo dell’istituto inglese Barclays «potrebbe essere solo l’inizio».
Parallelamente negli Usa sono in corso a le indagini sulla tempesta dei mutui subprime, i prestiti volatili concessi, ad alto tasse d'interesse, a milioni di debitori potenzialmente inaffidabili.
Su l’americano di origini egiziane Kareem Serageldin, 39enne ex capo della divisione delle Collateralized debt obligation (Cdo) di Credit Suisse, pende l’incriminazione di aver barato, nel 2008, sui conti nel pieno della crisi dei subprime. Contro di lui indaga il procuratore distrettuale di New York Preet Bharara: 44 anni, nato nel Punjab indiano, ma trasferitosi da bambino con la famiglia negli Usa, il mastino che sta alle calcagna dei malfattori ha già fatto arrestare più di 60 tra trader e banchieri, con accuse di frode e insider trading.
IL MASTINO DEI TRADER. Il suo lavoro è appena iniziato e, tra le sue prede eccellenti, c'è Rajat Gupta, top manager di McKinsey inquisito per insider trading, e Raj Rajaratnam, gestore di hedge fund già condannato a 11 anni, per aver usato illecitamente informazioni finanziarie, che gli hanno fatto intascare 72 milioni di dollari.
Bharara si è fatto le ossa nelle indagini contro le famiglie mafiose di New York e, per banchieri e trader, usa le stesse tecniche investigative impiegate contro i Gambino e i Colombo: intercettazioni telefoniche e sconti di pena a chi si dichiara colpevole aiutando le indagini.
Proprio grazie all’aiuto di due ex manager di Credit Suisse che hanno patteggiato, è stato possibile spiccare il mandato internazionale contro Serageldin.
A Londra, alla sbarra in questi giorni, c'è poi anche Kweku Adoboli, il 32enne e spericolato trader anglo-ghanese della svizzera Ubs, fermato nel 2011 con l’accusa di aver provocato perdite stimabili sui 2 miliardi di dollari, attraverso operazioni rischiose e non autorizzate.
SQUALI E PESCI PICCOLI. Per quanto le indagini siano eccellenti, finora nella rete sono finiti tutti pesci piccoli, in un sistema che ogni giorno rivela del marcio.
La paura è che, ancora una volta, gli squali rimangano fuori, godendo dei consolidati appoggi politici nella city di Londra o facendo, negli Usa, facilmente leva sui cavilli legali di illegittimità delle pratiche investigative di Bharara.
In fondo Dick Fuld, capo di Lehman Brothers e uno dei colpevoli del tracollo del 2008, come tanti altri banchieri coinvolti nei crac non si è mai fatto un giorno di carcere. Bob Diamond, chief executive di Barclays, ha perso il posto a luglio per lo scandalo Libor e la sua punizione potrebbe essere solo questa.
Una disoccupazione d’oro visto che, dal 2005, il banchiere ha intascato stipendi per 150 milioni di dollari.

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