Michael
Marder 16 novembre 2012 PROJET SYNDICATE
Praga
Di recente il
presidente francese François Hollande ha sottolineato l'idea fondamentale, ma
spesso taciuta, per cui c'è un limite ai sacrifici che possono essere chiesti
ai cittadini dei paesi dell'Europa del sud in difficoltà economica. Per evitare
di trasformare la Grecia, il Portogallo e la Spagna in veri e propri
"centri correzionali" collettivi, i popoli hanno bisogno di speranza,
al di là del solito orizzonte di tagli e rigore. Le più elementari nozioni di
psicologia lo confermano. Un rinforzo negativo e un rinvio ripetuto della
ricompensa possono dare un risultato solo se si comincia a intravedere la luce
in fondo al tunnel – la ricompensa futura per i sacrifici di oggi.
Il pessimismo che
regna nell'Europa meridionale è in gran parte imputabile all'assenza di questa
ricompensa. Mentre la ridotta fiducia dei consumatori e il minore potere
d'acquisto delle famiglie aggravano la recessione, le previsioni sulla fine
della crisi sono continuamente rinviate e i popoli sottoposti al pesante fardello
del rigore cominciano a perdere speranza.
Nel corso della
storia il concetto di sacrificio ha combinato teologia ed economia. Nel mondo
antico i popoli compivano a offerte, spesso sanguinose, alle divinità, nella
speranza di essere ricompensati con buoni raccolti o con la protezione dalle
sventure. Il cristianesimo, con la sua credenza secondo la quale dio (o il
figlio di dio) si sarebbe sacrificato per espiare i peccati dell'umanità, ha
rovesciato l'economia tradizionale del sacrificio. Adesso la sofferenza divina
costituisce un'illustrazione dell'umiltà disinteressata con la quale le
sventure terrestri dovrebbero essere sopportate.
Nonostante il
processo di laicizzazione della società, la credenza secondo cui le ricompense
o le realizzazioni di determinati eventi comporterebbero un sacrificio è
diventata parte integrante della coscienza culturale europea. Il concetto di
"contratto sociale" – apparso nel secolo dei Lumi per spiegare senza
il ricorso al diritto divino la legittimità dell'autorità dello stato sui suoi
cittadini – si basa sul postulato che gli individui rinunciano a un certo
livello di libertà personale per garantire la pace e la propserità di tutti.
Così i dirigenti
politici hanno spesso chiesto ai cittadini di sacrificare le loro libertà
personali e comodità in nome di entità spirituali laicizzate come la nazione e
lo stato – richiesta che i cittadini hanno per lo più accettato. Nel suo primo
discorso alla Camera dei comuni come premier del Regno Unito, Winston Churchill
aveva dato speranza a un paese assediato attraverso la famosa dichiarazione che
lui – e quindi lo stato – aveva "da offrire solo sangue, sofferenza,
lacrime e sudore".
Di fronte a tutti
questi precedenti, può sembrare strano che la retorica del sacrificio
utilizzata in nome del rigore si sia rivelata così inefficace nel quadro
dell'attuale crisi europea. Alcuni osservatori si rammaricano del poco impegno
dei popoli in tutto quello che trascende l'individuo, in particolare nel
sistema politico.
Ma la reticenza di
fronte all'austerità nell'Europa meridionale non trae origine da un'ostilità
generalizzata nei confronti dei sacrifici. Il punto di vista degli europei
consiste piuttosto nel considerare che i sacrifici richiesti dai loro dirigenti
non servono ai loro interessi. Churchill aveva offerto agli inglesi un'idea
alla quale aggrapparsi, la vittoria. Ma il sacrificio, in mancanza di un fine
chiaro e preciso che lo giustifichi, perde ogni significato.
Minaccia
latente
La legittimità
dell'Unione europea si sarebbe dovuta basare sulla ricchezza. Ma alla fine del
periodo di rapida crescita economica della Comunità, i dirigenti europei hanno
preferito ricorrere alla minaccia di un male peggiore del rigore: un'ulteriore
destabilizzazione dei paesi debitori, che in caso di bancarotta porterebbe a
un'espulsione dalla zona euro e a un crollo economico, sociale e politico.
Tuttavia oggi questo
discorso sulla paura ha perso gran parte del suo significato, perché il New
Deal che prende forma in Europa meridionale è caratterizzato da una sempre
maggiore repressione e da una minore protezione sociale, violando così i
principi fondamentali del contratto sociale. Mentre i cittadini europei sono
chiamati a fare dei sacrifici sul loro livello di vita – se non sui loro stessi
mezzi di sussistenza – per il bene dell'"economia nazionale", le
multinazionali continuano indisturbate a prosperare.
Le condizioni imposte
dalla troika – la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo
monetario internazionale – portano a rinviare all'infinito la soddisfazione
delle esigenze di coloro ai quali è stato chiesto di fare sacrifici, e al tempo
stesso a ritardare il ripristino di una rete di sicurezza sociale oggi in
crisi. Tuttavia i governi nazionali continuano ad applicare delle politiche che
esasperano l'ingiustizia. La legge finanziaria portoghese per il prossimo anno,
per esempio, riduce da otto a cinque il numero di aliquote fiscali – una
riforma che avrà risultati devastanti sulla classe media.
In passato il
sacrificio implicava una rinuncia al corpo – ai suoi piaceri, ai suoi bisogni
fondamentali e anche alla vita – per il bene dello spirito. Oggi invece si
continua a parlare di sacrificio, ma è stata abbandonata la logica che ne era
stata alla base per millenni. È molto importante che i dirigenti europei diano
ai loro cittadini una rinnovata speranza. Una speranza che è alla base della
legittimità di un'Europa "post-nazionale", fondata sull'obbligo da
parte dell'Ue, inserito nel trattato di Lisbona, di promuovere "il
benessere della sua popolazione". (Traduzione di Andrea De Ritis)
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