Pensare Globale e Agire Locale

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martedì 6 novembre 2012

ELEZIONI USA - Il mondo sceglie Barack

Vitale spiega perché all'estero Obama stravince.

di Barbara Ciolli

Martedì, 06 Novembre 2012 - Debole in casa propria, forte nel resto del mondo.
A urne aperte, negli Usa nessuno scommetterebbe sul risultato delle elezioni presidenziali del 2012: i sondaggi nazionali danno il candidato democratico Barack Obama sostanzialmente a pari merito con lo sfidante repubblicano Mitt Romney, entrambi con una percentuale di consenso oscillante tra il 48 e il 49%.
ALL'ESTERO TIFO DEMOCRATICO. Paradossalmente, però, fuori dagli States il tifo è tutto per l'inquilino della Casa Bianca. Un'indagine condotta a tappeto da Bbc-Globscan ha registrato come, dall'Europa all'Asia, dall'Africa al Sudamerica, tra 21 maggiori Paesi del globo, 20 preferiscano nettamente Obama alla guida degli Usa.
Gli unici supporter di Romney sono i pachistani, perché sperano che il candidato mormone metta fine ai raid dei droni nel loro territorio.
IL NODO DELLA POLITICA ECONOMICA. Oltre che per le scelte militari e strategiche, è soprattutto per la diversa politica economica che l'Europa in crisi, le potenze asiatiche che rallentano (Cina inclusa), il Brasile e gli Stati sudamericani socialisti premiano Obama, bocciando Romney.
La cartina di tornasole di questa dicotomia, secondo l'economista Marco Vitale, è proprio lo scollamento tra la percezione interna ed esterna dell'operato del presidente degli Usa nei quattro anni al potere.
LA SOTTOMISSIONE ALLA FINANZA. «All'interno dei confini nazionali, gli americani disillusi vedono anche i punti deboli di Obama. Il suo essersi sottomesso alle banche, facendo loro riprendere il sopravvento. Fuori, Obama resta una speranza», ha spiegato, «mentre Romney incarna la certezza del vecchio neoliberismo che ha portato al disastro».

DOMANDA. All'estero il gradimento per Obama è schiacciante. Si parla del 50% di preferenze contro l'8% di Romney. Perché negli Usa c'è un sentire così diverso?
RISPOSTA. È evidente che negli Stati Uniti una forte fetta di popolazione sia rimasta delusa dalla politica economica di Obama.
D. Invece i Paesi Europei, Cina e India, e anche Brasile e Australia si sono schierati con i democratici.
R. Questo accade perché i cittadini stranieri guardano il programma e sono meno sensibili ai punti deboli che Obama ha mostrato di avere in casa.
D. Quali sono?
R. L'aver salvato le banche americane, per esempio. Certamente, esplosa la crisi, andavano salvate. Però non sono state imposte condizioni a Wall Street.
D. Alla fine, anche con i democratici, ha vinto la finanza.
R. Obama si è dimostrato succube verso le banche che sono tornate arroganti, rinforzandosi più di prima. Ma il colmo, adesso, è che la grande finanza appoggia Romney invece del presidente.
D. Perché, all'esterno degli Usa, questo autogol non ha penalizzato i democratici?
R. All'estero i repubblicani continuano a rappresentare tutto ciò che ha portato al disastro: dal neoliberismo economico reaganiano-thatcheriano alla politica estera unilaterale di George W. Bush.
D. Nessuno ha dubbi neanche in Paesi dove, in passato, simili politiche hanno attecchito. In Gran Bretagna o in Giappone, Romney ha un gradimento tra il 7% e il 9%.
R. Sì, ma poi queste politiche hanno fallito, causando il disastro.
D. Obama è in testa anche in Cina e India. E vincerebbe persino nei Paesi dell'Est europeo, tradizionalmente vicini ai repubblicani in funzione anti-sovietica.
R. Questo perché si ha la certezza di quel che farà Romney. Su Obama, almeno, resta la speranza.

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