Parigi - "All'inizio di novembre abbiamo
registrato i più alti prezzi medi del petrolio, un dato che gioca un ruolo
estremamente negativo in termini di ripresa economica globale". Fatih
Birol, direttore degli Studi economici dell'Aie, l'Agenzia internazionale per
l'energia, ha lanciato l'allarme.
Lo scenario di fondo
denuncia infatti un quadro in rapido movimento. La richiesta globale di
petrolio nei prossimi 20 anni è destinata ad aumentare del 14% per la richiesta
dei Paesi emergenti e per la crescita degli Stati Uniti come primo produttore
mondiale.
Di pari passo, per la
legge della domanda e dell'offerta, i prezzi saliranno, soprattutto per le
esigenze dei trasporti in Cina, India e Medioriente che rimpiazzano più che
ampiamente i cali dei consumi nei paesi dell'Ocse.
Il tutto mentre gli
Stati Uniti diventeranno i primi produttori di greggio superando l'Arabia
Saudita a metà degli anni '20 di questo secolo.Il recente rimbalzo nella
produzione Usa di petrolio e gas sta cambiando radicalmente il ruolo del Paese
nel commercio globale di energia.
Entro il 2035
Washington, che ora importa il 20% delle sue necessità energetiche, diventerà
autosufficiente, spiega l'Aie, una cambio drammatico rispetto agli altri paesi
concorrenti e importatori. La svolta si deve agli sviluppi di nuove tecnologie
di estrazione, in particolare la fratturazione idraulica, severamente
regolamentata in altri Paesi per i negativi effetti di impatto ambientale,
un'operazione diventata economicamente conveniente per sfruttare lo shale gas,
il gas metano estratto dalle rocce argillose.Il declino inarrrestabile dei
paesi Opec e l'autosufficienza energetica prossima ventura degli Stati Uniti
potranno così disegnare scenari geopolitici in grado di rivoluzionare il
panorama globale, non solo dal punto di vista economico.
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