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venerdì 23 novembre 2012

ITALIA - Casta, 90 poltrone in più

Sì a un ddl per una Commissione che tagli i parlamentari. Ma l'effetto potrebbe essere inverso.

Venerdì, 23 Novembre 2012 - Ridurre i numeri degli eletti. Abbattere i privilegi della casta. Tutte parole al vento. Sì perchè con le politiche di marzo il numero di poltrone, invece che scendere, come auspicato da molti, potrebbe addirittura crescere: 1.035 anziché 945. Esattamente 90 poltrone in più.
Secondo il Corriere della sera, questo è quanto stabilisce un disegno di legge approvato, in fretta e furia, dalla Commissione Affari costituzionali del Senato. Unica opposizione registrata è stata quella dell'Italia dei valori, attraverso Francesco «Pancho» Pardi.
La bozza prevede «l'elezione a suffragio universale di una Commissione Costituente che si occuperebbe della revisione della seconda parte della Carta costituzionale». La commissione sarebbe appunto composta da 90 persone, in carica per un solo anno.
SI PREVEDE IL TAGLIO, MA LA CASTA INGRASSA. Gli eletti non dovrebbero ricoprire altri incarichi elettivi, come quello di parlamentare o consigliere regionale. Il loro compito sarebbe unicamente volto a interventi come «il taglio dei parlamentari, l'abolizione del bicameralismo perfetto, i poteri del presidente della Repubblica».
Tutti argomenti su cui non si contano neanche più le proposte di legge a riguardo.
E così il Parlamento non riesce a tagliare il numero dei nostri rappresentanti, ma non ha problemi a garantire in tempi brevissimi una commissione istituita proprio con il compito di tagliare. Ma, per il momento, la casta non fa altro che ingrassare.
STIPENDI DA DEPUTATI, INCLUSE LE INDENNITÀ. Questo disegno di legge prende vita da molte proposte, anche datate. Le molteplici bozze sono state unificate dal leader dell'Api Francesco Rutelli e Pasquale Viespoli, Responsabile, che hanno chiesto il primo agosto 2012, anche, la procedura d'urgenza.
Il ddl ha però avuto uno stop, il 22 novembre, a causa della mancanza di numero legale, che fa slittare il voto alla settimana successiva. Questa commissione prevede, inoltre, un costo ripartito, in parti uguali, dalla Camera e dal Senato. Mentre lo stipendio dei nuovi eletti, secondo quanto proposto da Luciana Sbarbati e il suo collega Giampiero D'Alia dovrebbe essere «pari a quello dei membri della Camera dei deputati, ivi comprese le indennità accessorie». In totale sono, quindi, una ventina di milioni in un anno. Per assurgere un compito che è del Parlamento.

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