Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


mercoledì 14 novembre 2012

ITALIA - «Il lavoro non è una merce»

Rodotà attacca Monti: «In atto regressione dei diritti».

di Antonietta Demurtas

Mercoledì, 14 Novembre 2012  - Stefano Rodotà, politico e costituzionalista, da tempo denuncia «la privatizzazione del diritto del lavoro». Sui giornali, nelle piazze, attraverso i suoi libri e le lotte civili intraprese, non smette di ricordare che «quando il lavoro è privato delle sue caratteristiche proprie - la libertà, l’eguaglianza, la dignità - si mettono in discussione i diritti di tutti».
UN «MANIACO DEI DIRITTI». Per questo, ha partecipato alla campagna referendaria per l’abolizione dell’art. 8 della Finanziaria del governo Berlusconi e per la difesa dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. E più volte ha preso le difese degli operai Fiat «vittime di quell'esercizio autoritario del potere dell'imprenditore che ha tolto dignità ai lavoratori».
Il costituzionalista, che compirà 80 anni il 30 maggio 2013, confessa di essere «un maniaco dei diritti». Per questo non poteva mancare il 14 novembre alla manifestazione 'Per il lavoro e la solidarietà, contro l' austerità indetta dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces) a cui partecipano 23 dei 27 Paesi dell'Unione. Ed è sceso in piazza proprio a Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, al fianco della Fiom.
DOMANDA. Perché partecipa allo sciopero?
RISPOSTA.
Perché uno sciopero per i diritti che si svolge in 23 Paesi contemporaneamente è un fatto senza precedenti. In un momento nel quale la prepotenza assoluta del mercato non sembra trovare alcuna opposizione o contrappeso, è la logica dei diritti a diventare l'unico strumento di difesa.
D. Contro le politiche liberiste?
R.
Sì, credo sia evidente a tutti. Dal 2007 assistiamo a quello che viene chiamato pudicamente un «fallimento del mercato». Ma, in realtà, è l'esito di un periodo in cui la finanziarizzazione dell'economia ha determinato solo la crescita delle diseguaglianze, l'impoverimento delle persone, la limitazione della stessa sovranità degli Stati.
D. Che cosa bisognerebbe fare?
R.
Riprendere la strada dei diritti e quindi una logica diversa da quella del mercato come unica legge naturale. Altrimenti, da questa situazione non si esce.
D. La politica dell'austerità non ha funzionato?
R.
Il fatto che ci sia una manifestazione in 23 Paesi dell'Ue dovrebbe farci riflettere sul modo in cui, soprattutto in Italia, si evoca l'Europa. Lo slogan che ci sentiamo ripetere da mesi è: «Ce lo chiede l'Europa», «Dobbiamo fare i sacrifici perché questa è la logica europea». Ma ci si dimentica che dall'Europa vengono anche altri segnali.
D. Quali?
R.
Le stesse sentenze che l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne non vuole applicare sono state rese possibili anche grazie all'esistenza di un regolamento europeo e della Carta Ue dei diritti fondamentali, che difendono i lavoratori.
D. Infatti non ha problemi solo in Italia. Anche in Serbia ora i lavoratori iniziano a rivendicare i propri diritti.
R.
Marchionne deve capire che le sentenze vanno rispettate, le ritorsioni portano a un'ulteriore spirale di illegalità.
D. Per questo sarà a Pomigliano d'Arco con la Fiom il 14 novembre?
R.
Sì perché questo sciopero è anche per difendere la legalità.
D. E contro le politiche del governo. Che per la Fiom «hanno aggravato la crisi sociale».
R.
L'arrivo di Monti è il risultato di una fase in cui la società e la politica italiana si erano venute progressivamente liquefacendo. Quindi, il suo intervento è stato reso necessario dal disfacimento che il berlusconismo aveva determinato.
D. Ma...
R.
Questo non giustifica qualsiasi politica. Non basta dire che Monti è intervenuto per colpa della situazione in cui eravamo, perché la crisi doveva e poteva essere governata in maniera diversa.
D. Che cosa non condivide?
R.
Del primo anno del governo Monti colpisce la regressione dei diritti e il silenzio del ministro della Giustizia Paola Severino proprio per quanto riguarda i diritti del lavoro e le questione riguardanti la privacy.
D. Però sia a destra sia a sinistra hanno tutti appoggiato i tecnici.
R.
Sì, ma per fortuna ora c'è la consapevolezza che una serie di decisioni prese non sono andate nella direzione giusta che era quella di ridare fiato alla società italiana ed evitare la mortificazione dei diritti.
D. Per questo sostiene la difesa dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e l'abolizione dell'art.8?
R.
Mai come in questo momento, di fronte alle pretese di Marchionne, si dimostra l'importanza di una norma a tutela degli occupati come l'articolo 18. L'art.8, invece, cancella il diritto al lavoro e lo sostituisce con il potere dell'imprenditore.
D. Insomma, il governo Monti ha compiuto un anno e pochi sembrano soddisfatti.
R.
È evidente. E infatti anche partiti come il Pd che hanno sostenuto e votato provvedimenti dell'esecutivo, come sul tema delle pensioni, ritengono che sia necessario un ripensamento.
D. Il 22 novembre esce il suo libro Il diritto di avere diritti (Laterza editore). Uno fra tutti?
R.
C'è un capitolo sul diritto all'esistenza, dove ricordo l'art. 36 della Costituzione, secondo il quale la retribuzione deve garantire un'esistenza libera e dignitosa. Il lavoro non è una merce, non si possono ricattare i dipendenti sul salario perché questo mortifica la loro libertà e limita la loro dignità.
D. Inserire il diritto al reddito di cittadinanza potrebbe essere una soluzione?
R.
La Carta europea offre la possibilità di affrontare questa discussione. In Italia si sta lavorando a una legge di iniziativa popolare sul reddito universale di base. Un tema che, tra l'altro, era stato accennato dallo stesso ministro Elsa Fornero.
D. Ma poi ha fatto ben altro...
R.
Non darei tutte le colpe al ministro, le responsabilità sono del governo

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