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mercoledì 28 novembre 2012

ITALIA - Ilva nel caos, Monti pensa a un decreto

Taranto, indagati sindaco e sacerdote.

Martedì, 27 Novembre 2012 - L'inchiesta della procura di Taranto per disastro ambientale a carico dell'Ilva di Taranto si è allargata a macchia d'olio e gli scenari sembrano essere ben lontani da una conclusione.
Altre cinque persone sono state iscritte nel registra degli indagati il 27 novembre, mentre i militari della guardia di finanza hanno eseguito accertamenti a Bari e Roma sulla vecchia Autorizzazione integrata ambientale, rilasciata il 4 agosto 2011 e riesaminata dopo oltre un anno.
TENSIONE IN FABBRICA. Nel frattempo, la tensione tra i lavoratori è salita alle stelle e gli uffici della direzione sono stati occupati da alcune centinaia di operai dopo la proclamazione dello sciopero iniziato di primo mattino.
INCONTRO MONTI-NAPOLITANO. Forte è stata la risposta del governo, che ha allestito un incontro al Quirinale tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier, Mario Monti. Secondo quanto si è appreso, in vista del prossimo Consiglio dei ministri dovrebbe essere approntato un decreto legge. Un provvedimento inteso a recepire per intero la nuova Aia e a innalzare i livelli delle emissioni inquinanti, consentendo all'Ilva di continuare a produrre e al governo di venire a capo di una situazione che rischia di sfuggire di mano.
CANCELLIERI PREOCCUPATA. «C'è un clima molto delicato e abbiamo motivo di ampia preoccupazione», ha confessato il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, «c'è un rischio notevole di problemi per l'ordine pubblico, perché i posti di lavoro messi in discussione sono tantissimi, non sono solo quelli di Taranto».
Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, invece, ha alzato i toni nei confronti della magistratura tarantina. «È evidente che l'obiettivo è bloccare l'attuazione dell'Aia e arrivare alla chiusura dello stabilimento. Stanno creando le condizioni per cui l'Aia non sia applicabile, ma questo non è legale».
«Siamo di fronte a una situazione paradossale», ha concluso Clini, «c'è un rischio di convergenza di interessi per cui, fra l'iniziativa, della magistratura e l'interesse dell'azienda a non investire, avremmo il risultato pratico di un'area inquinata pericolosa e la perdita di lavoro per migliaia di persone. Questa convergenza negativa va spezzata».
BADGE RIABILITATI. L'azienda, intanto, ha annunciato di non voler ricorrere alla cassa integrazione annunciata nei confronti di 1.942 operai dell'area a freddo, che potranno usufruire delle ferie o comunque rimanere a carico dell'azienda. Sono stati, inoltre, riabilitati, i badge dell'area a freddo, disattivati contestualmente all'annuncio che gli impianti sarebbero stati chiusi.
L'Ilva ha, poi, avviato al tribunale del riesame il ricorso contro l'ultimo intervento della magistratura: fino al suo pronunciamento gli impianti di Taranto rimarranno chiusi. «Spero in un pronunciamento rapido, entro pochi giorni», ha spiegato il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante.

Indagati sindaco e un sacerdote


Nel frattempo, le indagini sono andate avanti. I cinque indagati sono andati ad aggiungersi ai vertici e ai dirigenti dell'Ilva, nonché agli ex amministratori e imprenditori locali già oggetto delle due ordinanze cautelari eseguite il 26 novembre dalle Fiamme gialle. Tra loro anche il sindaco, Ippazio Stefano, un sacerdote e un poliziotto.
Atto dovuto, hanno tenuto a precisare fonti giudiziarie, dopo la denuncia presentata in procura dal consigliere comunale Filippo Condemi.
IPOTIZZATA OMISSIONE D'UFFICIO. Nei confronti del primo cittadino sarebbero state ipotizzate omissioni in atti d'ufficio. «Lungi dall' intervenire nelle vicende che riguardavano le emissioni tossiche del siderurgico con la fermezza e incisività che le esigenze di tutela della salute pubblica imponevano - ha scritto il gip Todisco nella sua ordinanza - «il sindaco di Taranto appariva incline ad assumere posizioni ed iniziative piuttosto accondiscendenti e solidali nei riguardi dell'Ilva».
Il sacerdote è don Marco Gerardo, segretario dell'ex arcivescovo di Taranto, monsignor Benigno Luigi Papa: è accusato di false dichiarazioni al pm perché avrebbe riferito agli inquirenti, quando è stato ascoltato, che la Curia tarantina era solita ricevere elargizioni dall'Ilva. Il riferimento giudiziario è alla presunta mazzetta da 10 mila euro che l'ex dirigente Ilva Girolamo Archinà avrebbe consegnato in un autogrill della A14 all'ex consulente del tribunale ed ex preside del politecnico di Taranto Lorenzo Liberti per ammorbidire la perizia sulle fonti di inquinamento.

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