Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 23 novembre 2012

ITALIA - La Scuola pubblica per il Prof è solo una zavorra

Perché il governo prova a snaturare l’istruzione. Togliendole ossigeno e fondi. Anche autonomia

Nadia Marchetti

Negli ultimi tempi siamo passati rapidamente dal concetto di “eccellenze”, spesso usato per giustificare sostanziosi esborsi di denaro pubblico verso privati, amici, colleghi e simpatizzanti di partito, a quello di “eccedenze”, relativo al doveroso risparmio di risorse e al conseguente licenziamento dei lavoratori incolpevoli.
Per settore dell'Istruzioneil cammino è stato più lungo e tortuoso, con virtuosi pretesti di miglioramento, ma il fine è sostanzialmente identico: la soppressione della scuola statale, sostituita da scuole private più docili ai voleri del governo di turno e teoricamente meno onerose.
IL FINANZIAMENTO ALLE SCUOLE PRIVATE. Dico teoricamente, perché il finanziamento alle scuole private attribuito dall’ultima manovra di stabilità è perfino superiore ai tagli effettuati nel settore pubblico.
Se gli istituti paritari ottengono 223 milioni di euro e nella scuola statale sono stati effettuati tagli per 157 milioni, da dove sono stati presi i restanti 66 milioni di euro?
Non stiamo parlando di cifre esigue, considerando il momento di ristrettezze in tutti (o quasi ) i settori.
LA COSTITUZIONE PARLA CHIARO. Mi risulta difficile considerare queste generose elargizioni un risparmio, nemmeno a lungo termine, considerando che le famiglie dovrebbero comunque pagare una retta. In ogni caso la Costituzione italiana, che nei vari governi berlusconiani è sempre stata considerata carta straccia, allo scopo di favorire iniziative e interessi personali, è molto chiara in proposito.
Lo spiega l'articolo 33 («Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato») e lo ribadisce l'articolo 34 («La scuola è aperta a tutti»).

Una campagna denigratoria contro gli insegnanti

Il tentativo di annullare la scuola statale è stato accompagnato da un’odiosa campagna denigratoria contro gli insegnanti, colpevoli di non piegarsi supinamente ai voleri del capetto di turno, come è già accaduto in altri momenti oscuri della storia italiana.
Sembra che il concetto di una scuola laica, aperta a tutti, capace di formare dei cittadini e non semplicemente dei consumatori sia stata considerata un’eresia in Italia negli ultimi anni.
SCUOLA E PRODUTTIVITÀ A BRACCETTO. Eppure, se guardiamo le statistiche dei Paesi più avanzati a livello economico e sociale, possiamo constatare che in queste nazioni la scuola statale svolge un ruolo determinante. Sarà una coincidenza?
Intanto grazie al decreto Aprea, i privati avranno la possibilità di inserirsi nella scuola statale, ottenendo così la possibilità di influire sulle decisioni e sulla didattica, rendendo sempre più marginali gli organi collegiali, cioè i rappresentanti dei genitori, degli studenti e degli insegnanti all’interno del consiglio di istituto, che sarà chiamato “consiglio dell’autonomia” (anche il nuovo nome sembra essere una beffa).
LE DECISIONI A CHI ELARGISCE I FONDI. Si tratterà di un vero e proprio consiglio di amministrazione, in cui a decidere saranno ovviamente coloro che elargiscono i fondi.
Chi saranno questi privati? Mi sembra di intuire che potrebbero essere le banche. Strano però: le banche non hanno il denaro per sostenere le aziende in difficoltà, che devono licenziare operai e impiegati, mentre sarebbero disposte a finanziare le scuole, senza colpo ferire. Come dire che Babbo Natale esiste veramente.
Anche per questo motivo un vento di ribellione sta attraversando i corridoi e le aule di molti istituti superiori e delle università.
IL DOVERE DI DIFENDERE UN'ISTITUZIONE. Le proteste prendono forma, si elaborano documenti, si organizzano scioperi per difendere non solo il posto di lavoro, ma anche un’istituzione che non deve avere padroni, se non il dovere di formare i futuri cittadini e offrire loro la possibilità di inserirsi nella società e nel mondo lavorativo, senza preclusioni economiche, sociali e razziali

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