Alina
Mungiu-Pippidi 5 novembre
2012 ROMANIA LIBERA Bucarest
Chi pensa che fra due
anni in Romania vi saranno meno truffe perché di recente decine di controllori
ferroviari corrotti sono stati arrestati, alzi la mano. Probabilmente chi pensa
questo penserà anche che le entrate doganali sono aumentate perché nel febbraio
2011 ci sono stati degli arresti tra i
doganieri e la polizia di frontiera, ma si sbagliano.
Una cosa è certa:
abbiamo speso un bel po' di denaro in indagini, operazioni di polizia e così
via. Ci sono stati anche arresti spettacolari in piena notte, subito seguiti da
scarcerazioni da parte dei tribunali. Sono state aperte numerose procedure
penali e alcune hanno anche portato a un processo, di cui vedremo l'(in)utilità
solo tra diversi anni. Ma in fin dei conti non è cambiato nulla.
Non vi è dubbio che i
doganieri e i controllori ferroviari si comportavano in modo scorretto. Ma la
maniera in cui combattiamo la corruzione sistemica è del tutto inefficace. La
corruzione appare solo quando vi è un forte divario fra quello che lo stato
vuole fare (od offrire) e quello che fa realmente.
Per esempio, lo stato
pretende di offrire delle cure mediche alle tariffe dell'Assistenza sanitaria,
ma in realtà quest'ultima è doppiamente insufficiente. In primo luogo perché se
tutti facessero ricorso a questi servizi medici (analisi, interventi
chirurgici), i fondi dell'Assistenza sanitaria non coprirebbero neanche un
quarto delle spese. In secondo luogo perché lo stato fa finta di credere che i
medici e le infermiere possano fare il loro lavoro continuando a essere pagati
quello che sono, ma questo è impossibile.
Di conseguenza questo
divario fra il costo dei servizi e del lavoro è compensato [attraverso le tangenti]
da chi fa ricorso a questi servizi. In questo modo l'offerta e la domanda si
riequilibrano e raggiungono un prezzo più realistico. Gli arresti non cambiano
nulla – del resto il metodo non funzionava già ai tempi di Nicolae Ceauşescu,
che faceva arrestare i responsabili nella speranza di aumentare la
produttività, che però si ostinava a rimanere a livelli molto bassi.
Il problema potrà
essere risolto solo correggendo il fallimento della politica sanitaria
pubblica. Allo stesso modo nelle ferrovie romene (Cfr), dove le truffe sono
esplose con l'adozione quasi contemporanea dell'intelligente consiglio dell'Fmi
di aumentare il prezzo dei biglietti e la brillante idea locale di ridurre del
25 per cento gli stipendi dei controllori. Il discorso è simile per le dogane,
dove il contrabbando di sigarette ha raggiunto il suo massimo nel gennaio 2010,
dopo che il governo ha aumentato le accise [l'imposta indiretta percepita sul
consumo di tabacco].
Nel frattempo la
Commissione europea ha emesso dei rapporti positivi sul lavoro della Dna
(Direzione nazionale anticorruzione), ma due terzi dei romeni ritiene – e ne
sono convinta anche io – che la corruzione non ha fatto altro che aumentare.
Per avere successo
nella costruzione di uno stato moderno, la nostra politica pubblica deve
smettere di creare un terreno fertile per questa corruzione sistemica. Una
corruzione che la politica repressiva (della Dna) non può limitare.
Quest'ultima può lottare con successo contro la grande corruzione, l’obiettivo
per cui è stata creata. Ma la maggior parte della nostra corruzione, quella
generata dalle cattive politiche, non può essere sradicata dai procuratori.
Questa corruzione
potrà essere eliminata solo rimuovendo gli squilibri introdotti dallo stato e
cancellando le differenze. E questo non ha nulla a che vedere con la
repressione. Ma questo genere di correzioni non sono mai applicate, mentre gli
arresti a ripetizione, che non cambiano nulla, sono divenuti moneta corrente.
Per quale motivo?
Un
Saakashvili romeno
La risposta,
purtroppo, è molto semplice. Per una politica di modernizzazione ci vogliono
persone moderne, a cominciare da un capo dello stato o di governo che capisca e
che voglia cambiare la situazione attuale, come ha fatto Mikhail Saakashvili in
Georgia – un riformatore del sistema nel suo insieme.
Purtroppo politici
del genere non ne abbiamo: né l'ex presidente Emil Costantinescu né l'attuale
Traian Băsescu hanno voluto cambiare il sistema. Per non parlare poi del
presidente Ion Iliescu, che ha deliberatamente permesso la creazione di questo
sistema, pensando che un maggior controllo dello stato avrebbe significato meno
corruzione. In realtà è successo l'esatto contrario.
Su insistenza
dell'Unione europea sono state create agenzie anticorruzione parzialmente
autonome rispetto al mondo politico. Da qui è nata l'anomalia di avere dei
politici che non fanno quello che è necessario o addirittura fanno tutto
l'opposto e si battono contro le agenzie anticorruzione. Al contrario queste
agenzie, abituate a rimettere rapporti a Bruxelles, cercano di fare il
possibile e l'impossibile, cioè invece di combattere la corruzione combattono
le cattive politiche.
Questa strategia
prevede che chi è arrestato sia sostituito da altri che fanno la stessa cosa,
mentre lo stato si trova coinvolto in processi che durano anni. I procuratori
cercano di risolvere con la repressione delle inefficienze strutturali nel
campo delle dogane o delle ferrovie, che solo la politica potrà risolvere
(sempre che lo voglia). (Traduzione di Andrea
De Ritis)
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