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mercoledì 21 novembre 2012

TUNISIA - I salafiti minacciano il governo

In protesta per la morte in carcere del leader in sciopero della fame.

Salafiti in rivolta, in Tunisia, dopo la morte per stenti, nella notte tra il 16 e il 17 novembre, del giovane sceicco Mohamed Bakhti, 28 anni, in sciopero della fame da più di 50 giorni per l'arresto, dopo l'assalto all'ambasciata americana per il film blasfemo L'innocenza dei musulmani.
Il 15 novembre era morto un altro detenuto salafita, il 23enne Bekir el Kolli, anche lui in sciopero della fame. Sui due casi, il ministero della Giustizia ha disposto l'apertura di un'inchiesta per accertamenti.
Per il fronte salafita, che nel Paese ha largo seguito, «la pazienza è ormai finita». Dai social network, il movimento integralista ha lanciato pesanti avvertimenti al governo. In un video su Facebook vengono minacciati coloro che «intralciano la legge di Dio», con un implicito riferimento al partito islamista moderato Ennahdha, che guida l'esecutivo.
LIBERARE I DETENUTI SALAFITI. Nel messaggio si chiede l'immediata liberazione di tutti i salafiti incarcerati. Altrimenti scatterà la «collera dei discendenti di Okba», il califfo sanguinario che, alla fine del '600, si impadronì di alcune zone del nord dell'Africa, strappandole ai bizantini. Nelle prigioni tunisine, 56 salafiti sono in sciopero della fame, per protestare sulle modalità del loro arresto.
Tre di loro, secondo un responsabile del ministero della Giustizia, sarebbero in condizioni «preoccupanti».

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