Beatrice
Delvaux 9 novembre
2012 LE SOIR Bruxelles
Il 6 novembre gli americani hanno
confermato un presidente che prospetta loro una società tollerante e solidale.
Questa società è la stessa che gli europei hanno preso a modello da decenni e
della quale rivendicano la paternità. Oggi, per una strana coincidenza storica,
Stati Uniti ed Europa si trovano dunque a dover combattere una medesima
battaglia e raccogliere una stessa sfida: dimostrare che questa idea di società
è realistica e tuttora attuabile.
Il presidente americano dovrà essere
molto risoluto per imporre questa solidarietà a buona parte della società
americana che non vuole alcuna sicurezza istituzionale per tutti e al merito
preferisce le gratifiche. Quanto agli europei, dovranno darsi da fare per
mantenere il loro modello di sicurezza sociale universale, le cui pratiche
andranno smussate di paese in paese.
Obama e i leader europei hanno ogni
interesse a unire le loro forze e le loro idee per trovare il modo di
conservare questo loro grande progetto politico, una società solidale o come
dice Obama “un’opportunità per tutti”, e poco importa se si è ricchi o poveri,
bianchi o neri, malati o sani, omosessuali o eterosessuali.
Gli avversari che dovranno
sconfiggere sono identici: abissali deficit di bilancio, una crisi profonda e
strutturale, la “romneizzazione” delle nostre società. L’individualismo,
alimentato dalla crisi economica, ha preso ormai piede nello stesso modo sulle
due rive dell’Atlantico, inducendo a distinguere quando si attribuiscono i
“benefit” sociali tra coloro che li meritano (i lavoratori) e gli altri (gli
assistiti).
Di quale solidarietà stiamo parlando?
Esistono i mezzi per questa generosità? Come cambiarla perché sia efficace ?
Chi si aggiudicherà la partita, tra Obama e i vari Romney europei? È ancora
possibile, senza restare accecati dall’ottimismo, credere come afferma Obama
che si può veramente arrivare a dei compromessi necessari affinché la società
faccia passi avanti?
Questo è il dilemma del momento più
difficile da risolvere. La buona notizia, da martedì, è che gli europei non
soli i soli a crederci ancora e a cercare una soluzione. (Traduzione di Anna
Bissanti)
Opinione
La rielezione di Obama è una brutta notizia
Controcorrente rispetto alla maggior parte
dei suoi omologhi europei, România
Liberă sostiene che la “rielezione di Obama è una cattiva notizia”
per gli Stati Uniti e per il mondo in generale. Il quotidiano di Bucarest
traccia un bilancio negativo del primo mandato del presidente americano, in
particolare sul versante della politica estera:
L’amministrazione Obama ha disertato il ruolo
di leader mondiale con il pretesto ideologico che l’eccezionalismo americano
non esiste […] ed è arrivato il momento di lasciare agli altri la
responsabilità di mettere ordine nel mondo.
Inoltre România liberă sottolinea che
l’immagine di “grande paladino dell’uomo della strada e delle piccole nazioni”
è in evidente contraddizione con la realpolitik messa in atto da Obama, basata
su un’intesa con i leader delle grandi potenze a scapito degli stati più
deboli:
Il disprezzo di Obama (appena dissimulato ma
chiaramente dimostrato negli ultimi quattro anni) per gli alleati tradizionali
degli Stati Uniti come Regno Unito, Polonia e Giappone, unito alla mancanza
d’interesse quasi totale per i nuovi alleati dell’Europa dell’est […] ha
evidenziato l’approccio cinico ma ingenuo di questo presidente che crede di
poter far affari con [il presidente russo Vladimir] Putin nello stesso modo in
cui i politici di Chicago fanno affari con i boss mafiosi.
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