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giovedì 3 gennaio 2013

EST CONTRO OVEST - Il caso Magnitsky riaccende la Guerra fredda

Scagionato il vicedirettore del carcere in cui morì l'avvocato. Ma sulla sentenza riesplodono le tensioni tra Usa e Russia. E Putin sfida Obama con la legge anti – adozioni per i cittadini americani.

di Stefano Grazioli

Kiev - Non colpevole. Così, il 28 dicembre, un tribunale di Mosca ha deliberato su Dmitry Kratov, vicedirettore del carcere di Butyrca, accusato di negligenza nel caso di Sergei MagnitsKy.  Il nome, negli ultimi tempi, è diventato famoso: Magnitsky era un dipendente russo della società legale americana Firestone Duncan e consulente per il fondo di investimenti britannico Hermitage capital management (Hcm),  morto il 16 novembre 2009 nella capitale russa.

NUOVA TENSIONE RUSSIA-USA. La sentenza è l’ennesima puntata, probabilmente nemmeno l’ultima, di una storia che ha guadagnato le pagine della cronaca internazionale ed è diventato il simbolico allarme rosso, almeno superficialmente, nelle relazioni tra Russia e Stati Uniti.
Un po’ come già successo con la vicenda dell'ex premier dell'Ucraina Yulia Timoshenko o delle Pussy Riot, valutate e giudicate in Occidente in un contesto del tutto diverso da come vengono viste rispettivamente a Kiev e Mosca.

Obama vara la legge Magnitsky contro i funzionari russi


La storia di Magnitsky è iniziata nel 2008, quando l’uomo finì dietro le sbarre con l’accusa di evasione fiscale. Era malato di cuore e una crisi di pancreatite gli fu fatale prima dell’inizio del processo: come ha confermato la sentenza del tribunale moscovita, non ci furono colpevoli per la sua morte. Questa è almeno la versione russa.
A Washington hanno sempre visto le cose diversamente, tanto che recentemente il presidente americano Barack Obama ha firmato la cosiddetta lista Magnitsky che congela i beni e vieta l’accesso negli Stati Uniti ai funzionari russi sospettati di essere coinvolti nella morte dell’avvocato, ritenuta alla stregua di un omicidio premeditato.
PUTIN VIETA LE ADOZIONI AGLI USA. Il Cremlino ha visto questo passo come un’ingerenza nelle questioni interne e ha risposto adeguatamente. Il 28 dicembre la Duma ha promulgato la legge Jakovlev, dal nome del piccolo Dimitri, adottato da una famiglia americana e morto nel 2008, abbandonato dai genitori in auto. La legge prevede il divieto ai cittadini americani di adottare bambini russi.

La crociata contro Mosca del numero uno della Hcm


Se l’episodio dello sfortunato Jakovlev non può essere certo paragonato a quello di Sergei Magnitsky è vero che entrambi si sono trasformati in armi politiche utilizzate per discreditare in casa propria la parte avversaria: toni antiamericani a Mosca e antirussi a Washington per coagulare un consenso che fa comodo a chi vuole alzare la tensione per altri scopi.
Non è un caso se la morte del consulente della Hcm ha smesso di essere un dramma personale ed è diventata una faccenda internazionale quando William Browder, il numero uno della società britannica per cui lavorava Magnitsky, ne ha fatto una crociata mediatica sulla stampa anglosassone contro il presidente russo Vladimir Putin.
I RAPPORTI FINANZA-CREMLINO. Il lato meno noto della battaglia di Browder in nome di Magnitsky è che fino al 2006 il fondatore di Hcm fu uno degli uomini d’affari di maggior successo con le attività del suo fondo nella Russia e i suoi rapporti con gli inquilini del Cremlino, prima Boris Eltsin, poi Putin, erano più che ottimi.
Basti pensare che quando l’oligarca Mikhail Khodorkovsky fu fatto arrestare nel 2003 per evasione fiscale e venne poi spedito in Siberia, Browder approvò pubblicamente la decisione di Putin.
DAL 2005 LA FINE DELL'AMICIZIA. Ma tra il 2005 e il 2006 successe qualcosa che fece cambiare radicalmente la situazione e la Hcm venne prese di mira dal fisco russo.
Finita l’amicizia scoppiò la guerra. Da una parte arrivarono nei due anni successivi le accuse di evasione fiscale, dall’altra quelle di corruzione a livello amministrativo e governativo, finché non ci andò di mezzo Magnitsky.
SFIDE PIÙ IMPORTANTI NEL 2013. Il resto è storia più recente, con i falchi a Washington che non si sono fatti scappare l’occasione per il rituale Russia-bashing, e quelli di Mosca che non aspettavano altro per replicare in rima.
In mezzo un’opinione pubblica internazionale un po’ interdetta e in balia dei toni da Guerra fredda e un’Europa che a livello istituzionale non vuole metterci il becco.
In fondo però si tratta di scaramucce che di fatto non hanno intaccato il rapporto tra Putin e Obama, che nei prossimi quattro anni hanno qualche gatta da pelare insieme, a partire dal Medio Oriente, passando per l’Iran e arrivando sino in Afghanistan.

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