Pensare Globale e Agire Locale

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martedì 8 gennaio 2013

ITALIA - La profezia di Lombardi e le liste Pd-Psi

Non ci saranno liste autonome alla Camera e Senato del Psi di Riccardo Nencini apparentate al Pd di Pier Luigi Bersani, ma una accurata scelta e/o selezione di massimo sei, tra interni ed esterni, parlamentari di quel che resta del glorioso Psi 'falce e martello, libro e sole nascente', nelle liste del Pd. Difficilmente infatti il Pd potrà assicurane a livello nazionale quei otto o nove parlamentari che il gruppo dirigente del Psi vorrebbe. Che questo fosse l'esito della trattativa tra Pd e Psi era apparso chiaro fin dalle Primarie quando il Psi ha deciso di non presentare un suo candidato, ma di limitarsi a sostenere Bersani: perché? Intanto misurarsi alle Primarie comportava almeno una candidatura 'autorevole', in grado di catalizzare i consensi della maggioranza degli iscritti - quel 0,8-0,9% accreditato al Psi - e non iscritti e poi una organizzazione efficiente per supportare l'impegno: due condizioni non nelle disponibilità del Psi. Non tutti i socialisti, iscritti e non iscritti, erano e sono schierati per Bersani: molti riuniti in associazioni culturali e club (Gruppo di Volpedo; Lega dei Socialisti; Melograno rosso, il network per il socialismo europeo; il Circolo Rosselli; Critica Sociale; I Quaderni del Circolo Rosselli) avevano da tempo scelto Nichi Vendola ed altri addirittura Matteo Renzi. Meglio, dunque, non misurarsi sul campo.

Così alle Primarie la presenza dei socialisti si è appena vista ma non fatta sentire in maniera massiccia: si calcola che al massimo ci siano state 30 mila presenze complessive tra iscritti e non iscritti e non tutti hanno votato Bersani.

Si è ripiegato così sulle Primarie delle Idee: a chi vi ha partecipato nei gazebo era consentito per ogni idea scegliere tra alcune opzioni, non era consentito proporre proprie idee! Tra insofferenze e forti mugugni visibili su facebook si è arrivati alla pressoché ultimata trattativa tra i vertici dei due partiti. Non dovrebbero essere più di sei, tra interni ed esterni, i rappresentanti del Psi nelle liste del Pd. Niente liste autonome per il gran timore concreto di non arrivare alla soglia del 2% tra le liste di apparentamento, quindi esser superati dal 'Centro Democratico' di Bruno Tabacci, né un richiamo al socialismo europeo. Chi saranno allora i magnifici sei parlamentari ufficiali del Psi, di cui tre interni e tre esterni o quattro interni e due esterni, tutti graditi e alcuni suggeriti direttamente dal Pd?

Tra gli interni, sicuro il segretario Nencini: per lui un posto un posto nel listino bloccato della Toscana. "Mi auguro di vedere Nencini al governo", ha detto il segretario regionale del Psi della Toscana, Pieraldo Ciucchi, aprendo la campagna per le Primarie delle Idee. Poi Pia Locatelli, per la seconda volta Presidente dell'Internazionale Socialista Donne, suggerita e voluta da Bersani. Quindi Bobo Craxi, sul cui nome si sarebbe speso addirittura Massimo D'Alema e, nello schema dei quattro interni, il tesoriere Oreste Pastorelli. Si fa, come quarto, il nome - per un collegio senatoriale in Sicilia - dell'ex-socialdemocratico ed ex-Pdl, Carlo Vizzini, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, recentemente passato al Psi e prontamente inserito nella segreteria. Ma se i cordoni della borsa non dovessero 'in extremis' allargarsi, ha molte più chance il tesoriere Oreste Pastorelli, uomo di fiducia di Nencini. Tra gli esterni, presi da una lista di personalità che appoggiano il Psi, i papabili sono: Claudio Martelli, già vice di Craxi e nel 1991 Ministro della Giustizia: in questo ruolo affidò a Giovanni Falcone la Direzione Generale degli Affari Penali e con lui lavoro' alla Superprocura antimafia. Di recente sulla spinosa e controversa trattativa Stato-mafia, Martelli ha accusato l'ex-presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro di essere: "Lui il dominus, colui che regnava"; di aver lui scelto "Conso, Amato, Mancino e Capriotti", insomma di essere stato il protagonista di una "regia che ci fu per la 'normalizzazione' del rapporto con la mafia", con l'obiettivo di fermare le stragi. Martelli farebbe poi coppia con Piero Grasso il procuratore antimafia candidato al Senato e stretto collaboratore a suo tempo di Falcone e Paolo Borsellino. Insieme a Martelli, verrebbe ripescato anche l'ex-portavoce del Psi e direttore dell'Avanti! Ugo Intini. In una improbabile ipotesi del terzo esterno, ci sarebbe lo storico Mario Gervasoni: difficilissima e complicatissima una candidatura di Beppe Englaro!

La partita insomma è chiusa nonostante sia in programma una ennesima segreteria oggi: con Bobo Craxi, Claudio Martelli e Ugo Intini, Bersani si assicura 'la tradizione socialista' e con la Locatelli un ottimo viatico nell'Internazionale socialista, e Nencini con Pastorelli il suo uomo di fiducia. Tra gli interni, nessun posto per i colonnelli: da Marco Di Lello a Lello Di Gioia a Angelo Sollazzo a Nino Oddo.

Ovvio che sia iniziata la 'rivolta' degli esclusi, di coloro che aspiravano ed aspirano ad un posticino sicuro in Parlamento: 'rivolta' che però era già iniziata nei territori dove i comitati regionali e provinciali da tempo hanno chiesto la presentazione di una lista autonoma del Psi apparentata al Pd tanto per la Camera che per il Senato. Il rischio più grosso è che l'accordo nazionale, se chiuso a queste condizioni, poi si trasferisca a livello regionale: niente liste autonome del Psi, ma appunto candidati direttamente inseriti nelle liste del Pd!

In queste febbrili ed ultime ore di una trattativa che tale non è mai stata, nel senso che a bussare alla porta del Pd è stato il Psi ricevendo ospitalità ma alle condizioni del padrone di casa, torna alla mente la profezia di Riccardo Lombardi nel suo ultimo intervento al CC del Psi di Bettino Craxi, all'Ergife a Roma il 30 giugno 1984 dove arrivò sorretto da quattro 'amici compagni'. Volle essere presente nonostante fosse molto malandato nella salute. Arrivato all'Ergife dalla modestissima casa di Monteverde, stracolma di libri e riviste, riuscì a sedersi al tavolo verde della presidenza grazie alla signorilità di Giorgio Ruffolo che gli cedette il posto. Allo speaker imbarazzato - ma non come l'imbarazzatissimo Bettino - che gli chiese se volesse intervenire, Lombardi, sorrise, ringraziò, e prese a parlare rivolgendosi prima verso Craxi e poi verso la platea che accennò timidamente all'applauso.

Con la mano tremante impugnò il microfono e aiutandosi con l'altra se lo appoggiò quasi alle labbra. Quel Psi non gli apparteneva più a differenza invece del socialismo. Il tono basso della voce improvvisamente si alzò, al pari della spietata analisi tutta incentrata sullo smarrimento totale dei valori fondamentali del socialismo: in particolare le condizioni di vita della 'povera gente', l'unita' della sinistra. "Ci siamo isolati da tutti". Lo ripeté tre volte e concluse: "Un Psi così non ha motivo di esistere". Salutò con lo sguardo sorridente il gotha schierato dietro il tavolo verde, strinse la mano all'amico e compagno Ruffolo ringraziandolo del nobile gesto e sorretto dai quattro 'amici compagni' se ne tornò dalla sua Ena a Monteverde.

Da quel giorno, il Psi scomparve dalla scena politica: Tangentopoli confermò l'analisi spietata, ma ancora di più la confermarono tutti i tentativi falliti di rigenerarlo, compresa l'attuale gestione di Nencini. "Noi non ci battiamo per il Psi, noi ci battiamo per il socialismo: il principio del partito vale per il Pci, il nostro è il popolo-lavoratore", ribadì alla platea ammutolita anche quel giorno. Da Craxi in avanti, tutti coloro che, nessuno escluso, si sono impossessati del Psi, fatto esattamente il contrario: anche un Psi all'1% per qualche misero posto in Parlamento, ma poco, pochissimo spazio al socialismo. Ora la base in rivolta, delusa e amareggiata, si rivolgerà altrove: ma dove? Si oscilla dal 'M5S' di Beppe Grillo a 'Rivoluzione civile' del magistrato Antonio Ingroia che è pronta ad accogliere i delusi: del resto ha già fatto suo il famoso quadro di Pellizza da Volpedo, "Quarto stato", non senza le rimostranze del sindaco socialista di Volpedo, il paese dell'icona, Giancarlo Filippo Pio Caldone. In una lettera al magistrato Caldone si dice "veramente disgustato dell'utilizzo indebito" e constata, amaramente, che "il Comune e il paese che rappresento forse legalmente non possono proibire l'uso, ma moralmente si!".

Il vecchio Lombardi nonostante questa ripetuta deriva culturale e politica, pare comunque godere ancora di buona considerazione, come altri protagonisti di quella sinistra 'eretica', 'riformatrice' e 'laica', Giuseppe Di Vittorio, Bruno Trentin, Vittorio Foa, Antonio Giolitti, Giacomo Brodolini, Gino Giugni, che tra gli anni sessanta e settanta dotò il Paese di grandi riforme che cambiarono le condizioni di vita della 'povera gente' e che oggi vengono rimesse in discussione, per una sorta di rivincita, dalle forze moderate e liberiste raggruppate attorno al prof. Mario Monti. Strano destino questo: a difendere lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, la legge 300/70, la concertazione, l'Welfare - conquiste dovute a quel nucleo di sei eretici riformatori e laici - sono gli eredi del vecchio Pci che a quel tempo si astenne sullo Statuto perché lo ritenne troppo favorevole agli imprenditori e osteggiò l'Welfare per un sentimento ostile alla socialdemocrazia. Così come in maniera velata e 'politica', sono ancora gli eredi del vecchio Pci, in particolare 'i giovani turchi', da Fassina ad Orfini, a rifarsi all'idea lombardiana di 'una societa' piu' ricca perche' diversamente ricca'.

Carlo Patrignani giornalista e scrittore

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