Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


martedì 19 febbraio 2013

SPAGNA - Rabbia anti-austerity


Dopo i medici, la protesta di Iberia. Il governo fa pagare ai lavoratori il deficit delle banche. E la ripresa è ancora lontana.
di Marco Todarello
Martedì, 19 Febbraio 2013 - A Madrid non passa un giorno senza che le bandiere e gli slogan rabbiosi dei lavoratori riempiano le piazze e le strade del centro.
Quei passi che gli indignados, per primi, iniziarono a percorrere nel 2011, sono gli stessi che poi hanno animato le proteste dei professori, degli imprenditori, dei minatori, e oggi quelle dei medici e dei dipendenti della compagnia nazionale Iberia.
Lavoratori del settore pubblico e del privato uniti dai pesanti sacrifici imposti dalle misure di austerità varate dal governo conservatore di Mariano Rajoy e dall’emorragia di posti di lavoro che si aggrava al posto che diminuire.
LA PROTESTA DEI LAVORATORI IBERIA. Gli ultimi a incendiare la piazza sono stati i piloti, le hostess e il personale di terra della compagnia aerea di bandiera della Spagna: il 18 febbraio in 3 mila hanno occupato il terminal T4 dell’aeroporto Barajas di Madrid, nel primo giorno di uno sciopero destinato a portare alla cancellazione, solo nella prima settimana, di 1.200 voli.
Il confronto tra i lavoratori e la Iag (International airlines group) - nata dalla fusione tra British Airways e Iberia, nel 2010 - si è radicalizzato quando la società ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede 3.800 licenziamenti, il 19% del totale dei dipendenti, con un indennizzo corrispondente a soli 20 giorni per anno lavorato.
ALLARME PER LO SMANTELLAMENTO. La Iag difende il piano, considerato inevitabile in seguito al forte aumento delle perdite (nel 2012 circa 262 milioni di euro), mentre per il sindacato Ugt, che ha proposto di fare la sua parte con riduzioni salariali e un patto per la produttività, il vero obiettivo dell’amministrazione è un «piano di smantellamento della società».

I medici contro i tagli alla sanità pubblica

In questa Spagna in mobilitazione permanente, domenica 17 era stata la volta dei medici e degli infermieri: una «marea blanca» di almeno 300 mila persone, come il colore dei loro camici, è scesa in piazza in 15 città per manifestare contro i tagli da 7,6 miliardi di euro alla spesa sanitaria previsti dalla legge di bilancio 2013 e contro l'esternalizzazione dei servizi imposta da alcune amministrazioni regionali a causa dei rigidi obiettivi di deficit chiesti da Madrid per il 2012.
Di fatto una privatizzazione, che secondo i sindacati è destinata a portare a un rincaro dei servizi sanitari e a un ulteriore taglio di posti di lavoro, come quella prevista dalla comunidad autónoma di Madrid, che decreta la privatizzazione di sette ospedali pubblici e di 27 ambulatori: l’approvazione del piano è stata l’occasione per la manifestazione del 17 febbraio, la settima organizzata nell’ultimo anno dai lavoratori della sanità pubblica.
SI PAGA IL DEBITO DELLE BANCHE. L’accusa dei medici - che si dicono decisi ad andare avanti con il braccio di ferro nelle piazze, fino a quando il governo non decida di ritirare i piani di privatizzazione - condivisa dai lavoratori di altri settori pubblici, è che il governo faccia pesare sulle spalle dei dipendenti dello Stato i costi del salvataggio delle banche o dei diktat dell’Unione europea. E i numeri sembrano dare loro ragione: nel 2012 la Spagna ha ricevuto dall’Ue un prestito di 40 miliardi di euro, prima rata dei 100 richiesti per salvare le proprie banche in crisi –Bfa-Bankia, Catalunya Banc, Ncg Banco, Banco de Valencia - e che pesano su un debito pubblico di 882,3 miliardi di euro, il più alto dal 1910, 146 miliardi in più solo del 2011.
POCA FIDUCIA SULLA RIPRESA. Il quadro rende difficile ogni fiduciosa ipotesi sulla ripresa della crescita e dell’occupazione, aggravato dai dati raccolti dallo stesso ministero del Lavoro: nel 2012 la disoccupazione è aumentata del 13,2%, il licenziamento per cause oggettive è aumentato del 49% e del 66% il ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende.

Un bel colpo per il ministro dell’Economia Luis De Guindos, che proprio nei giorni scorsi difendeva la sua riforma del lavoro, a un anno dall’approvazione, sostenendo che bisogna aspettare ancora per vederne gli effetti positivi.

Il boom di suicidi per i pignoramenti degli alloggi

drammi però sono ovunque. L’altra emergenza di un Paese che appare sempre più naufrago sono i suicidi: solo nell’ultimo mese cinque persone si sono tolte al vita a causa dei pignoramenti degli alloggi dovuti all’ insolvenza dei mutui ipotecari, che in Spagna obbliga il mutuatario a estinguere il debito con la banca anche dopo lo sfratto.
Davanti a una situazione di tale gravità, il governo dei popolari si è visto costretto a prendere in considerazione la proposta di legge presentata al parlamento con 1,5 milioni di firme dalla piattaforma Stop a los desahucios (Stop agli sfratti), che propone un alleggerimento dei vincoli per i cittadini impossibilitati a pagare il mutuo.
Un segnale di comprensione, da parte del governo Rajoy, che però assomiglia molto a un segnale di debolezza, nel peggior momento per i popolari da quando sono tornati alla guida del Paese, nel novembre 2011.
Anche perché il partito al governo si trova ora coinvolto fino al collo in uno scandalo che è finito per aumentare ancora la sfiducia dei cittadini in un esecutivo da molti considerato incapace di guidare il Paese fuori dalla crisi.
SOLDI NERI AL TESORIERE DEL PP. Lo scandalo riguarda l'ex tesoriere del Partido popular (Pp) Luis Barcenas - indagato per corruzione e intestatario di conti segreti in Svizzera per un totale di 22 milioni di euro - che il partito ha continuato a stipendiare anche dopo la sua espulsione nel 2010.
I giudici e i partiti di opposizione ritengono che quei soldi fossero fondi neri con cui il Pp elargiva paghe extra ai dirigenti del partito, incluso Mariano Rajoy, che nei giorni scorsi si è visto costretto a rendere pubbliche le sue buste paga dal 2008 a oggi (47 mila euro netti nel 2012).
In seguito alla scandalo Barcenas, il 13 febbraio il Psoe (Partito socialista spagnolo) ha chiesto per la prima volta al Congreso le dimissioni di Rajoy. C’è da scommettere che non sarà l’ultima.
Martedì, 19 Febbraio 2013 

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