Pesa nello
sconfortante panorama odierno l'assenza di un partito solidamente riformista.
La rifondazione del nostro sistema politico non può che ripartire da quelle
culture politiche la cui improvvida rimozione ha contribuito alla
desertificazione ideale
La disfatta
del Pd è nient’altro che la rotta di un partito carente di quell’adeguata
cultura di governo che implica il coraggio di assumersi le proprie
responsabilità venendo a patti, ove lo richieda l’interesse del Paese, anche
con il peggior avversario politico . Ma è anche la conseguenza inevitabile di
un partito che è stato, in questi anni, un autentico “ossimoro politico” nato,
a freddo, dalla giustapposizione di ex e post comunisti ed ex democristiani e,
ben presto, caratterizzatosi per la pervicace preclusione alla stimolante
contaminazione con la tradizione del socialismo riformista italiano .
Un’atavica
diffidenza - per dirla con Pierluigi Battista (“L’atavica diffidenza del Pd
per l’ex socialista Amato”, Corriere della Sera del 25 aprile) - puntualmente
rinnovatasi in occasione dell’elezione del Capo dello Stato prima e della
designazione del Presidente del Consiglio poi, che esprime, in realtà, ad un
tempo l’ insuperato complesso di inferiorità politico-culturale del Pd
nei confronti dei migliori esponenti di quella tradizione politica aggravato
dalla propria consapevole incapacità di emanciparsi in un’autentica forza liberalsocialista
.
Questa
difficoltà spiega almeno in parte la ragione per cui la sinistra oggi è
destinata a rimanere minoritaria con il concreto rischio di diventare
un’appendice del grillismo in quanto, in questi anni, ha perseverato
nell’alimentare quella cultura geneticamente antagonista ed oppositiva che
costituisce la radice di ogni massimalismo inconcludente e determina, di
conseguenza, le difficoltà a gestire una fase complessa come quella che ha
originato il varo del Governo Letta.
Sotto questo
profilo credo che pesi non poco, oggi, sull'incompiutezza del nostro sistema
politico l'assenza di un partito solidamente riformista come fu il Psi. Un
partito che, solo per fare un esempio, in un contesto politico molto diverso ma
simile quanto a rigida contrapposizione tra blocchi politici, ebbe il coraggio
e la lungimiranza politica di capire , inaugurando la stagione del centro
sinistra, che la concreta emancipazione della classe lavoratrice e, con essa,
della sinistra italiana in senso socialdemocratico imponeva l'apertura di una
nuova fase politica caratterizzata dalla collaborazione – competizione con la
Dc all'insegna delle riforme. Un'esperienza pagata a duro prezzo che ,non a
caso, venne duramente osteggiata dal Pci che ne aveva colto, in caso di
successo, la portata “esiziale” per i suoi destini.
Una stagione
che vide anche allora Dc e Psi accusati, rispettivamente, da destra e da
sinistra, di “tradimento” - oggi si direbbe “inciucio” - ma che non impedì a
quei partiti di proseguire, sia pure tra alterne vicende e non poche
difficoltà, la loro collaborazione in nome dell'interesse generale dell'Italia.
Questo per
dire che certi passaggi politici delicati e difficili richiedono un partito ed
un gruppo dirigente all'altezza in grado di spiegarli e farli digerire - purchè
se ne sia convinti - al proprio elettorato come fece, ad esempio, l'allora Pci
in occasione del compromesso storico.
Tornando
all'oggi, se si vuole evitare di rincorrere in maniera sconsiderata e acritica
tweet e social network, credo che la rifondazione del nostro sistema politico
non può che ripartire dalla rivalutazione di quelle culture politiche la cui
improvvida rimozione ha contribuito non poco a realizzare quel deserto
ideale nel quale si è consumata la vicenda di un partito, il Pd, vittima
dell’irrisolta contraddizione della sua identità nonché dello spregiudicato
cinismo ed insopportabile leggerezza dell’essere di una classe dirigente venuta
da lontano ma che non è andata lontano...
Certo si è
che se, dopo vent’anni, l’epilogo del duello a sinistra doveva essere
l’avvilente concentrato di insipienza politica cui ci è toccato di assistere in
questi giorni, ebbene, a costo di essere tacciati di inguaribile passatismo
viene voglia di dire : aridetece il PSI.
Scritto da Andrea
Pinto
Pubblicato Lunedì 06 Maggio 2013, ore 8,43 su “Lo Spiffero”
Pubblicato Lunedì 06 Maggio 2013, ore 8,43 su “Lo Spiffero”
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