La cifra, in pratica, è
identica ai soldi che servirebbero al governo Letta per rimandare fino a
dicembre l'aumento dell'Iva. O a dimezzare l'Imu sulla prima casa. O ancora, a
finanziare due piani lavoro come quello del ministro Giovannini appena approvato.
In Italia nel 2012 i politici di "professione" erano ben 143 mila e,
tra stipendi, indennità, rimborsi spese ed altro, sono costati alle pubbliche
casse 1,9 miliardi di euro. Il dato emerge dalla Relazione di parificazione del
Bilancio dello Stato appena approvata dalla Corte dei Conti.
I magistrati contabili
hanno riconosciuto che nell'ultimo anno qualcosa si è mosso sul fronte dei
costi della politica. I finanziamenti ai partiti politici sono stati dimezzati,
Camera e Senato hanno tagliato le diarie e gli emolumenti, hanno riformato i vitalizi
introducendo il sistema contributivo, hanno tagliato le spese degli immobili.
La relazione non riporta, ovviamente, il disegno di legge del governo sulla
riforma dei finanziamenti ancora in discussione in Parlamento, ma lancia
comunque un avvertimento sulla revisione dei costi dell apolitica.
"Ciò", scrive la Corte, "richiede, invero, una riforma attenta e
globale, rispettosa non solo della riduzione della spesa pubblica, senz’altro
necessaria e indispensabile, ma anche garante della democrazia".
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