Monti ha portato l'Italia fuori dal
baratro. Ma non ha creato sviluppo per mancanza di dialogo con la società.
di Fabrizio
Barca
Lunedì 10 aprile - Due
mila e 500 chilometri in 60 ore. Novara, Vercelli, Trani, Bari, Maglie, Martina
Franca: sono le tappe dell’ultimo fine settimana dedicato a questo mio strano
giro per l’Italia dello «sperimentalismo democratico» (che ci prova o vorrebbe
provarci, anche se altra è la cultura dominante).
L'IMPORTANZA DELLA PARTECIPAZIONE. Rientrando a Roma, l'altra sera, ho visto che una mia dichiarazione in merito al governo Monti di cui ho fatto parte rimbalzava sui media: «Non abbiamo risolto i problemi del Paese. La produzione di beni pubblici richiede il coinvolgimento di migliaia di persone. Con la partecipazione si fanno cose che altrimenti non si potrebbero fare».
In effetti, in ognuno dei luoghi visitati in queste settimane, abbiamo discusso di come l’efficacia dell’amministrazione richieda il coinvolgimento motivato e monitorato tanto dei produttori pubblici quanto dei beneficiari: dall’istruzione a un’alta velocità che sia davvero utile a tutti, dalla salute alla manutenzione del patrimonio culturale, è solo estraendo e aggregando le conoscenze diffuse che si realizzano buoni interventi pubblici. È proprio quello che non si riesce a fare in Italia da oltre 20 anni. Ed è la ragione per cui il Paese è bloccato.
I LIMITI DEL GOVERNO MONTI. Questo limite ha riguardato anche il governo di cui ho fatto parte e di questo scrivo nel documento Un partito nuovo per il buon governo sottolineando «la grande difficoltà del governo di impegno nazionale costituito nel novembre 2011, che pure ha sottratto il Paese all’emergenza finanziaria, a disegnare e attuare provvedimenti che aprissero una prospettiva di sviluppo, soprattutto per la carenza di dialogo con la società, essendo rarefatta l’intermediazione dei partiti».
Proprio l’altra sera, in Puglia, dicevo che un giorno, lontano da questi anni difficili, proverò a raccontare a mio nipote di come il governo Monti, nei primi sei mesi di vita, sia riuscito a salvare l’Italia dal baratro (anche se in molti se ne sono già dimenticati).
LA RINASCITA DEI PARTITI. Quel giorno proverò a spiegargli anche perché abbiamo potuto far questo e come, invece, non esistessero le condizioni perché potessimo rilanciare lo sviluppo. Fra queste condizioni, teniamolo bene a mente, spicca la rinascita dei partiti come strumento flessibile della società.
L'IMPORTANZA DELLA PARTECIPAZIONE. Rientrando a Roma, l'altra sera, ho visto che una mia dichiarazione in merito al governo Monti di cui ho fatto parte rimbalzava sui media: «Non abbiamo risolto i problemi del Paese. La produzione di beni pubblici richiede il coinvolgimento di migliaia di persone. Con la partecipazione si fanno cose che altrimenti non si potrebbero fare».
In effetti, in ognuno dei luoghi visitati in queste settimane, abbiamo discusso di come l’efficacia dell’amministrazione richieda il coinvolgimento motivato e monitorato tanto dei produttori pubblici quanto dei beneficiari: dall’istruzione a un’alta velocità che sia davvero utile a tutti, dalla salute alla manutenzione del patrimonio culturale, è solo estraendo e aggregando le conoscenze diffuse che si realizzano buoni interventi pubblici. È proprio quello che non si riesce a fare in Italia da oltre 20 anni. Ed è la ragione per cui il Paese è bloccato.
I LIMITI DEL GOVERNO MONTI. Questo limite ha riguardato anche il governo di cui ho fatto parte e di questo scrivo nel documento Un partito nuovo per il buon governo sottolineando «la grande difficoltà del governo di impegno nazionale costituito nel novembre 2011, che pure ha sottratto il Paese all’emergenza finanziaria, a disegnare e attuare provvedimenti che aprissero una prospettiva di sviluppo, soprattutto per la carenza di dialogo con la società, essendo rarefatta l’intermediazione dei partiti».
Proprio l’altra sera, in Puglia, dicevo che un giorno, lontano da questi anni difficili, proverò a raccontare a mio nipote di come il governo Monti, nei primi sei mesi di vita, sia riuscito a salvare l’Italia dal baratro (anche se in molti se ne sono già dimenticati).
LA RINASCITA DEI PARTITI. Quel giorno proverò a spiegargli anche perché abbiamo potuto far questo e come, invece, non esistessero le condizioni perché potessimo rilanciare lo sviluppo. Fra queste condizioni, teniamolo bene a mente, spicca la rinascita dei partiti come strumento flessibile della società.
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