10 luglio
2013 El Mundo, El País
Il primo ministro
Mariano Rajoy dovrà presentarsi davanti al parlamento per rispondere
dell'accusa di aver ricevuto dal 1996 al 2000 premi irregolari provenienti da
una doppia contabilità del Partito popolare (Pp). Dopo aver consegnato al
giudice nuovi documenti provenienti
dagli appunti dell’ex tesoriere Luis Bàrcenas che dimostrano l’esistenza di una
doppia contabilità e di premi irregolari all’interno del Partito popolare, El Mundo sottolinea che
finora Rajoy ha
scelto la strategia di guadagnare tempo e aspettare che la tempesta si plachi,
ma ormai non può più andare avanti. Deve fornire una spiegazione convincente a
proposito dei suoi rapporti con Bárcenas e della posizione del suo ex
tesoriere. Per questo motivo sarebbe molto grave se il Pp decidesse di bloccare
l’intervento davanti ai deputati, assolutamente necessario per un’elementare
igiene democratica.
Mentre il Partito
popolare continua a negare le accuse e Rajoy resta in silenzio, l’editorialista Victoria Prego
riassume le attese dei cittadini con due parole: “spiegazioni” e
“prove” al posto delle “chiacchiere”:
fortunatamente siamo
già entrati nel territorio della giustizia, dove valgono le prove e non le
opinioni. Se Bárcenas possiede delle prove deve presentarle immediatamente.
Fino a questo momento abbiamo assistito a una tempesta di supposizioni
sufficienti a nuocere all’onorabilità di molti e soprattutto a quella di
Mariano Rajoy. Il premier non è esente dall’obbligo di parlare all’opinione
pubblica per fornire spiegazioni. Non possiamo lasciare un paese
nell’incertezza o addirittura in preda alla collera.
El País sottolinea che
Bárcenas ha “cambiato strategia” dopo il suo incarceramento e sta portando
avanti “un ricatto contro lo stato”:
ormai resta la parola
di Bárcenas contro quella del primo ministro, che ha personalmente negaato il 2
febbraio di aver ricevuto o distribuito denaro in segreto. A questo punto si
pone la quesitone della legalità del finanziamento del Pp e di una possibile
violazione della legge da parte degli esponenti del governo Aznar, se davvero
hanno ricevuto premi irregolari mentre svolgevano incarichi ministeriali.
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