Il primo agosto l’ex primo ministro
è stato condannato in via definitiva per evasione fiscale, ma potrebbe non
essere interdetto dai pubblici uffici. I giornali italiani si domandano per
quanto tempo il destino personale di Berlusconi peserà sulla politica del
paese.
2 agosto 2013 La Repubblica, Il Giornale,
Corriere della Sera, La Stampa
Il primo agosto la Corte suprema
italiana ha confermato la sentenza di condanna a quattro anni di carcere per
evasione fiscale nei confronti dell’ex presidente del consiglio Silvio
Berlusconi, respingendo il suo appello contro le prime due sentenze sul caso Mediaset.
Grazie a un indulto sui reati commessi prima del 2006, la pena sarà ridotta a
un anno di servizi sociali o arresti domiciliari. I giudici hanno inoltre
ordinato che la decisione di interdire Berlusconi dai pubblici uffici per
cinque anni sia riconsiderata da un tribunale di Milano.
“Berlusconi, condanna definitiva”,
titola La Repubblica. Secondo
il quotidiano romano la sentenza dimostra che “anche in Italia vige lo Stato di
diritto, e vale la separazione dei poteri”, e che “per davvero la legge è
uguale per tutti”. In un editoriale intitolato Le conseguenze della verità,
il direttore della Repubblica sottolinea che per giungere a questo esito -
rendere compiutamente giustizia - ci sono voluti 10 anni di indagini, 6 anni di
cammino processuale continuamente accidentato dai “mostri” giudiziari costruiti
con le sue mani dal premier Berlusconi per aiutare l'imputato Berlusconi,
minando il codice e le procedure con trappole a sua immagine e somiglianza.
In un videomessaggio pubblicato
poco dopo la sentenza, il Cavaliere si è dichiarato innocente e ha attaccato la
magistratura, assicurando l’opinione pubblica che non si ritirerà dalla
politica ma al contrario riformerà il suo primo partito, Forza Italia.
L’attacco di Berlusconi è sostenuto dal quotidiano di famiglia, Il Giornale, secondo cui per
“Berlusconi non è finita”. In un video-editoriale, il
direttore Alessandro Sallusti sottolinea che il problema è politico, il
problema è che la magistratura ha voluto togliere di mezzo il leader del
principale partito italiano […]. Siamo in presenza di una sentenza politica, di
un omicidio politico che non riguarda soltanto Silvio Berlusconi ma riguarda
tutti quei milioni di italiani che da anni sostengono Berlusconi e il Pdl e che
non vogliono consegnare il paese nella mani della sinistra.
“Berlusconi condannato, ma resto in
campo”, titola Il Corriere della Sera,
precisando cheLa condanna
di Berlusconi non può essere certo considerata un fatto «privato». È anzi un
fatto pubblico e politico al massimo livello. Produrrà dunque certamente
conseguenze politiche. Per esempio metterà il Pdl di fronte alla realtà di una
leadership menomata. […] La sorte del governo resta precaria. L'unico modo di
ammortizzare il colpo micidiale subìto ieri dal sistema politico italiano
sarebbe quello di seguire l'invito rivoltogli dal capo dello Stato ad accettare
la realtà, a tracciare una linea nella sabbia, a mettere un punto a capo e
ripartire.
Secondo La Stampa, a questo punto bisogna evitare che il paese sia
costretto a pagare il conto. L’editoriale del quotidiano
evidenzia il fatto che per una volta gli italiani dovrebbero lasciare che sia
“la razionalità a prevalere” e dovrebbero chiedersi se possiamo provare ad
uscire dalla crisi in cui siamo sprofondati o se ci dobbiamo imbarcare in una
nuova stagione di grida, lacerazioni e campagna elettorale. […] La Cassazione
mette la parola fine, è sempre così, a un percorso e a una storia giudiziaria.
E non deve certo essere l’inizio della nostra fine.
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