Il giorno in cui l’italiano Silvio
Berlusconi è stato condannato per frode fiscale, lo spagnolo Mariano Rajoy ha
parlato davanti al parlamento dei presunti finanziamenti illeciti ricevuti.
Questa coincidenza sottolinea fino a che punto gli “affari” avvelenino la vita
politica del continente. Con il rischio di cancellare la fiducia nella
democrazia.
2 agosto
2013 Le Monde Parigi
Si tratta purtroppo
di scene quasi quotidiane della vita politica in Europa. Diversi dirigenti,
talvolta ai più alti livelli dello stato, sono messi in discussione per
corruzione, per gravi mancanze etiche o per finanziamenti illeciti al loro
partito. A meno di dieci mesi dalle elezioni europee, che si terranno il 25
maggio 2014 in Francia, in Italia e in Spagna, questi fatti alimentano la
sfiducia dell’opinione pubblica nei confronti degli uomini politici e mettono
in difficoltà la democrazia.
In Italia giovedì
primo agosto Silvio Berlusconi ha visto la Corte di cassazione confermare in
modo definitivo la sua condanna a quattro anni di carcere per frode
fiscale. Grazie a un’amnistia votata nel 2006 il Cavaliere, che è stato per tre
volte presidente del consiglio, vede la sua pena ridotta a un anno e la sua
età, 76 anni, gli permetterà di evitare di trovarsi dietro le sbarre. Ma i
fatti che gli sono rimproverati sottolineano quanto il sistema politico
italiano sia corrotto e in crisi.
In Spagna, dove la
monarchia è stata scossa da diversi scandali,
il capo del governo ha dovuto fare davanti ai deputati un’umiliante
confessione. Senza convincere, Mariano Rajoy ha negato tutte le
accuse dell’ex tesoriere del suo partito Luis Bárcenas, in carcere da fine
giugno per frode fiscale per presunti finanziamenti irregolari del Partito
popolare. Rajoy, che ha ammesso solo un errore, quello di aver dato fiducia a
Bárcenas, ha cercato di “frenare la rovina dell’immagine della Spagna”.
L’opposizione socialista, che ha chiesto le
sue dimissioni, non è stata capace di ricostruirsi dopo la sconfitta
elettorale di novembre 2011, che ha provocato la caduta del partito di José
Luis Rodriguez Zapatero.
Purtroppo neanche la
Francia offre un’immagine migliore, con la sua serie quotidiana di casi che – a
livelli diversi – interessano tanto la destra quanto la sinistra. Un ministro,
Jérôme Cahuzac, ha mentito
per mesi al presidente della Repubblica e all’opinione pubblica
sull’esistenza di un conto in Svizzera. La confessione dopo le sue dimissioni
ha provocato un vero e proprio terremoto politico. Un ex presidente della
Repubblica, Nicolas Sarkozy, si è visto
annullare i suoi conti della campagna elettorale dal Consiglio
costituzionale perché non ha rispettato quelle regole del gioco di cui avrebbe
dovuto essere garante. I casi si moltiplicano sia a destra, toccando la
galassia Sarkozy, sia a sinistra, dove diversi notabili socialisti sono
accusati di corruzione. Questi fatti hanno aumentato la diffidenza
dell’opinione pubblica, sempre più forte inchiesta dopo inchiesta, e vanno a
vantaggio del Fronte nazionale.
In un’Europa in
crisi, l’Italia, la Spagna e la Francia – per non parlare dei casi della Romania
o della Bulgaria
– offrono immagini terribili per queste democrazie.
A maggio un sondaggio dell’Ipsos per
conto di Publicis su un campione di 6.198 europei ha fornito dei dati
allarmanti. Alla domanda su chi propone soluzioni costruttive nei confronti
della crisi, solo il 21 per cento ha citato il governo in Francia, il 19 per
cento in Spagna e il 15 per cento in Italia, rispetto al 45 per cento della
Germania. Se questo deleterio clima politico dovesse perdurare, a maggio 2014
si rischia di assistere a un’affermazione dei populismi.
Traduzione
di Andrea De Ritis
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