Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


venerdì 30 agosto 2013

USA - Siria, Nyt: «Obama pronto ad agire da solo»


Nulla di fatto alla riunione Onu. La Francia dice sì. Inghilterra: no all’intervento.E si incrina l’asse con gli Usa. 

Venerdì, 30 Agosto 2013 - I 13 voti che hanno sancito la bocciatura di un intervento in Siria da parte del parlamento britannico paiono aver smorzato un po' i toni, come anche indebolito il fronte internazionale degli interventisti. E ora l'azione di forza nei confronti di Damasco sembra un po' più lontana, così come paiono essere aumentate le distanze fra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.
POSSIBILE UN'AZIONE UNILATERALE USA. Con lo stallo alle Nazioni unite e l'assenza di una linea comune in Europa, il presidente americano Barack Obama potrebbe prendere in mano la situazione. La Casa Bianca ha infatti lasciato intendere che gli Usa potrebbero agire da soli, anche perché si tratterebbe di un'operazione limitata e per la quale non sarebbe necessaria una coalizione.
La notizia è trapelata da alcuni alti funzionari dell'amministrazione Usa citati dal New York Times. Il quotidiano ha precisato che Washington non ha ancora preso una decisione ufficiale e le valutazioni sono ancora in corso. Ma un attacco potrebbe partire dopo che sabato 31 agosto gli ispettori dell'Onu avranno lasciato la Siria.
OBAMA PUÒ DRIBBLARE IL CONGRESSO. Addirittura Obama potrebbe dare il via alle operazioni anche senza interpellare il Congresso, in qualità di Commander in chief, cioè capo delle forze armate.
Insomma, il presidente Usa non rischia di essere fermato da un voto d'aula come è invece accaduto a David Cameron.
SI INCRINA L'ASSE USA-GB. Di certo c'è che il no della Camera dei Comuni sembra incrinare l’asse fra gli Stati Uniti e l’alleato speciale inglese, che li ha affiancati in ogni importante operazione militare intrapresa da Washington, dall'invasione di Panama del 1989 in poi. Anche se, almeno a caldo, la Casa bianca pare intenzionata a sminuire lo 'smacco' subìto: «Continueremo a consultarci con il governo inglese, uno dei nostri alleati più vicini».
HAGEL: «CONTINUIAMO LE CONSULTAZIONI». Da Manila il segretario della Difesa americano Chuck Hagel ha ribadito che «gli Stati Uniti sono ancora alla ricerca di una coalizione internazionale» per rispondere al presunto attacco con armi chimiche del regime siriano contro i civili. Il capo del Pentagono ha precisato che Washington rispetta il voto del Parlamento inglese.«È responsabilità di ciascun Paese prendere le proprie decisioni, ma continuiamo a consultarci con Londra come con gli altri alleati», ha precisato.
L'APPELLO DEI 100 DEPUTATI CONTRO L'INTERVENTO. La questione però resta al centro delle polemiche. Oltre 100 deputati hanno scritto in queste ore a Obama sostenendo che non può agire senza l'ok del Congresso. Lo stesso Obama, nel 2007, quando era solo senatore, sostenne la sua fiera opposizione alle guerre volute da George W. Bush ricordando che nessun presidente può autorizzare l'uso della forza senza un voto parlamentare se manca «una minaccia imminente per la sicurezza della nazione». La Costituzione infatti stabilisce che è il Congresso che deve dichiarare guerra e decidere i finanziamenti alle forze armate.
LA RISOLUZIONE DEL '73. Tuttavia, una risoluzione del 1973, la War Powers Resolution, stabilisce che il presidente ha il potere unilaterale di schierare truppe in presenza di una emergenza nazionale. Di recente è accaduto lo stesso con l'intervento in Kosovo e da ultimo con i raid in Libia, appena due anni fa, a guida Nato. Anche allora non ci fu alcuna autorizzazione di Capitol Hill.

La Casa Bianca: «Decideremo in base agli interessi americani»


Di certo c'è che con questa operazione Obama si gioca la sua credibilità anche nei confronti del partner internazionali. Per questo dopo il passo indietro di Londra, la Casa Bianca ha voluto ribadire che «deciderà sulla base degli interessi americani». Che in questo momento sono di garantire che chi «si è assunto la responsabilità di violare le regole usando armi chimiche debba risponderne».
OBAMA TELEFONA A MERKEL. Nella notte fra il 29 e il 30 agosto Obama ha avuto un colloquio telefonico con la cancelliera tedesca Angela Merkel. I due leader si sono detti d'accordo sul fatto che l'uso di armi chimiche è una «seria violazione delle norme internazionali» e si sono impegnati a continuare a consultarsi sulle potenziali risposte.
TIME: IL «COMBATTENTE INFELICE». E la rivista Time non ha mancato di sottolineare la solitudine in cui si è trovato Obama a cui dedica la copertina «Il combattente infelice». Il sottotitolo lascia poco spazio alle interpretazioni: «Si candidò per tirar fuori l'America dalle guerre, non per ritirarla dentro».
Ma la pervicacia nel perseguire l''obiettivo Siria' da parte degli Usa pare dettata dal fatto che il presidente Obama ritiene ci siano in gioco interessi per gli Usa e che «i Paesi che violano le norme sul divieto di armi chimiche devono essere ritenuti responsabili».
LE PROTESTE A NEW YORK E WASHINGTON. E mentre in centinaia sono scesi in piazza a New York e Washington per manifestare contro un intervento in Siria «costruito su bugie», la Casa Bianca ha aggiornato il Congresso, offrendo ai leader informazioni che - secondo l'amministrazione - proverebbero la responsabilità di Assad: i 15 membri del Congresso, incluso lo speaker della Camera John Boehner, hanno ascoltato per 90 minuti gli aggiornamenti e le motivazioni dell'amministrazione per un possibile intervento.
NESSUN DUBBIO SU ARMI CHIMICHE. L'amministrazione avrebbe ribadito di non avere dubbi sull'uso di armi chimiche da parte di Assad e questo anche sulla base delle comunicazioni intercettate fra alti funzionari del regime di Assad in merito a un attacco. Parlamentari e senatori si sono mostrati, al termine del confronto, spaccati fra chi sostiene la necessità di agire, chi più cautamente chiede ulteriori prove e alcuni che ritengono sia necessario aiutare i ribelli mentre si tenta di costruire una coalizione internazionale.
IL RAPPORTO DELL'INTELLIGENCE. Il rapporto dell'intelligence che mostra le responsabilità di Assad dovrebbe essere diffuso nella giornata del 30 agosto. Ma è probabile che un'eventuale misura sarà presa una volta che gli esperti dell'Onu lasceranno la Siria sabato 31 agosto.

Il nulla di fatto del vertice Onu


Il nuovo incontro delle Nazioni unite - chiesto da Mosca - che molti speravano fosse 'risolutivo', è durato poco meno di un'ora per terminare, ancora una volta, con un nulla di fatto. Tutti i Paesi sembrano infatti volere attendere il responso degli ispettori Onu - atteso per sabato 31 agosto- che potrebbe confermare o meno la responsabilità di Assad sull'uso di armi chimiche.
CAMPIONI RACCOLTI SUL CAMPO. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon si aspetta di ricevere un briefing dagli ispettori non appena avranno lasciato la Siria, ma per avere un rapporto completo i campioni raccolti nelle ispezioni sulle armi chimiche dovranno essere analizzati da vari laboratori in Europa, ma probabilmente i risultati arriveranno già sabato 31 agosto.
Intanto Mosca, attraverso le parole del suo viceministro degli Esteri Ghennadi Gatilov, non ha nascosto la sua posizione «contraria» a qualsiasi risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu «che possa essere usata per un'azione di forza contro la Siria».

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