Lo
strappo al governo da parte dei deputati Pdl, che si sono detti pronti a
dimettersi in massa in caso di decadenza di Silvio Berlusconi, non avrebbe
l'effetto sperato di provocare uno scioglimento automatico delle Camere e
quindi la fine della legislatura.
La crisi di governo tanto minacciata dai seguaci del Cavaliere, infatti, rischia di non verificarsi. Prima di tutto perché non è detto che tutti i peones del Pdl siano pronti a sacrificare la propria poltrona per difendere gli interessi del capo, ma anche per alcuni motivi strettamente tecnici. Vediamo quali.
La crisi di governo tanto minacciata dai seguaci del Cavaliere, infatti, rischia di non verificarsi. Prima di tutto perché non è detto che tutti i peones del Pdl siano pronti a sacrificare la propria poltrona per difendere gli interessi del capo, ma anche per alcuni motivi strettamente tecnici. Vediamo quali.
1. Nessuno può essere
costretto a dimettersi
Quando
si parla di mandato parlamentare e di dimissioni, occorre tenere conto
dell'articolo 23 della Costituzione, che recita: «Nessuna prestazione personale
può essere imposta se non in base alla legge». E dell'articolo 67 della
Costituzione, in base al quale «ogni membro del parlamento esercita le sue
funzioni senza vincolo di mandato».
I cittadini sono dunque liberi di accettare o meno la candidatura alle elezioni politiche, e si tutela anche la libertà per gli eletti di continuare o meno ad esercitare le loro funzioni in base a una scelta individuale. È per questo che le dimissioni non possono essere imposte dalle segreterie dei partiti.
I cittadini sono dunque liberi di accettare o meno la candidatura alle elezioni politiche, e si tutela anche la libertà per gli eletti di continuare o meno ad esercitare le loro funzioni in base a una scelta individuale. È per questo che le dimissioni non possono essere imposte dalle segreterie dei partiti.
2. Tempi lunghi per
la prassi di respingere l'addio
L'accettazione
delle dimissioni di ogni singolo parlamentare richiede per definizione tempi
piuttosto lunghi. Ai sensi dell’articolo 49, comma 1, del Regolamento della Camera,
e dell’articolo 113, comma 3, del Regolamento del Senato, la votazione ha luogo
a scrutinio segreto, poiché si tratta di una questione riguardante persone.
Esiste inoltre una prassi parlamentare consolidata che prevede che le dimissioni di un deputato o di un senatore vengano sempre respinte una prima volta dall'Aula come gesto di cortesia e quasi sempre anche una seconda volta. L'accettazione avverrebbe quindi solo in terza battuta: possono passare anche mesi.
Esiste inoltre una prassi parlamentare consolidata che prevede che le dimissioni di un deputato o di un senatore vengano sempre respinte una prima volta dall'Aula come gesto di cortesia e quasi sempre anche una seconda volta. L'accettazione avverrebbe quindi solo in terza battuta: possono passare anche mesi.
3. Subentra il primo
dei non eletti
Un
altro meccanismo che renderebbe molto lunghi i tempi consiste nel fatto che per
regolamento al parlamentare dimissionario subentra automaticamente il primo dei
non eletti della sua lista. Tra accettazione o non accettazione della nomina e
poi insediamento ed eventuali nuove dimissioni del neoparlamentare passano
diverse settimane.
Una procedura lunga e macchinosa, tra l'altro senza garanzie che i neoparlamentari decidano anche loro di dimettersi subito.
Una procedura lunga e macchinosa, tra l'altro senza garanzie che i neoparlamentari decidano anche loro di dimettersi subito.
4. Nessuna crisi
senza l'intervento del capo dello Stato
In ogni
caso, proprio per il meccanismo automatico che stabilisce il subentro dei primi
dei non eletti, le dimissioni dei parlamentari non provocano la crisi di
governo né producono vuoti nelle Camere. E le attività legislative potrebbero
teoricamente proseguire fino a un eventuale intervento di scioglimento da parte
del capo dello Stato Giorgio Napolitano.
5. Impossibile
salvare Silvio Berlusconi
Anche
nell'eventualità di dimissioni di massa, quindi, in ogni caso Silvio Berlusconi
sarebbe destinato a uscire da Palazzo Madama e, per gli effetti della legge
Severino, non potrebbe ripresentarsi per una eventuale nuova elezione.
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