Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


domenica 22 settembre 2013

ITALIA - «L'Italia è vittima dell'incompetenza dei politici»


O Imu o Iva. O la casa o i consumi. O la salute o il lavoro. Il Paese è sotto scacco. Colpa di una classe dirigente che non sa e non vuole decidere. Il j'accuse del filosofo Dario Antiseri.

Domenica, 22 Settembre 2013 - Italia, il Paese dell'aut aut. Ogni volta che c'è una questione economica, politica o sociale da risolvere ci si trova davanti a un bivio. Ma trovare una soluzione condivisa è impossibile. Così i cittadini rimangono appesi a un doppio ricatto, ed è l'impasse.
Prima è successo con la tassa sulla prima casa: «O togliamo l'Imu o cade il governo». Poi con il voto sul Cavaliere: «Se decade Berlusconi, cade il governo». Stessa cosa sull'aumento dell'Iva: «O togliamo l'Imu o abbassiamo l'aliquota».
ITALIA SOTTO RICATTO. Un modus operandi non nuovo in Italia, dove ormai ogni decisione si trasforma in una non soluzione. Così è successo anche quando è scoppiato il caso Ilva e il governo si è trovato davanti all'ennesimo aut aut: «Tutelare il lavoro o salute?»
«E scegliere qual è il male minore diventa difficile», dice Dario Antiseri, filosofo e saggista, «perché quando questioni reali così importanti si aggravano per disattenzione, corruzione e interesse, alla fine scoppia la contraddizione». Per evitare «di vivere sempre sotto ricatto», spiega, «dobbiamo smetterla di pensare a una politica dell'immediato. La nostra classe dirigente dovrebbe avere uno sguardo rivolto più verso il futuro».

DOMANDA. Ma per vedere il futuro, la politica deve affrontare le sfide del presente e scegliere.
RISPOSTA.
Proprio per questo si rimane inchiodati al presente. Nel caso dell'economia per esempio l'ex premier Mario Monti aveva inaugurato la fase del rigore, a cui avrebbe dovuto seguire quella della crescita, della ripresa, dello sviluppo. Sarebbe dovuto essere più lungimirante e avviare queste due fasi insieme?
D. Invece la filosofia è stata: o prima accettate una fase di rigore o niente crescita.
R.
Il nostro problema è che lo Stato deve creare le condizioni fiscali, burocratiche e creditizie per attrarre investimenti. Invece abbiamo una classe dirigente cieca, che continua a dibattersi in contraddizioni senza decidere nulla. L'Italia è un Paese bruciato.
D. E il governo sembra incapace di scegliere.
R.
Non riesce a decidere per colpa di ricatti e opposizioni varie. Ma la questione di fondo è che dopo la morte del partito ideologico, che credeva di avere in pugno la verità su tutto, oggi i partiti non sanno più che cosa fare.
D. Il Pd per esempio non sa ancora chi sarà il suo segretario e il suo leader.
R.
Il Partito comunista per esempio è finito e non ha più la sorgente da cui zampilla la verità, quindi ora deve essere una sorgente di proposte.
D. Quelle non mancano, nel piano Destinazione Italia presentato il 19 settembre dal premier Enrico Letta ce ne sono 50.
R.
Sì, ma le proposte si fanno, si guardano le condizioni, si vedono le conseguenze e dopo si sceglie. Questa dovrebbe essere la funzione dei partiti politici oggi.
D. Invece?
R.
Continuano a scontrarsi con la stessa logica: «Io ho ragione, tu hai torto». C'è un vizio di fondo: invece di passare a una politica scientificamente orientata, che consiste nel fare le proposte e poi scegliere quella più efficace, ognuno ribadisce di avere ragione.
D. E si crea immobilismo...
R.
Quindi si arriva ai soliti ricatti: «O si abolisce l'Imu o cade il governo». Ormai si ragiona così.
D. Intanto il governo non cade.
R.
Abbiamo una classe politica inetta, che non sa neanche cambiare questa legge elettorale liberticida, dove quattro Caligola nominano un parlamento con rappresentanti politici che non devono più neanche rispondere a un seggio elettorale, ma al padrone di turno che li ha nominati.
D. Così anche loro sottostanno all'ennesimo ricatto.
R.
È questa la radice del male del nostro Paese.
D. Tutta colpa del Porcellum?
R.
I politici vogliono mantenere il potere, questa è la faccenda. Vogliono prendere decisioni anche se non hanno le competenze necessarie.
D. Infatti alla fine fanno solo proposte, ma non decidono.
R.
Le proposte possono anche essere buone, ma a patto che esistano le condizioni per realizzarle. Altrimenti sono campate per aria. E alla fine se non decidiamo noi, scelgono gli altri, l'Europa.
D. Ma questo limbo fa gioco a tanti.
R.
Sì, la legge elettorale per esempio poteva essere cambiata in cinque minuti, ma non lo fanno perché coloro che sono stati beneficiati dal Porcellum, ora sono in parlamento, e quindi non lo toccano. È un circolo maledetto.
D. E chi paga?
R.
I disastri di una classe dirigente inefficace e incompetente si riversano sui cittadini e la questione diventa sociale. Servirebbero buoni esempi, politici capaci di scegliere per il bene del Paese.
D. Qualche suggerimento?
R.
Si può continuare con il finanziamento pubblico ai partiti, oppure sistemare i pronto soccorso. Si può continuare a spendere denaro pubblico per le auto blu o usare quei fondi per comprare i pullman necessari per per portare i bambini disabili. Le scelte si possono fare. Purtroppo i politici sono attaccati solo ai propri interessi.
D. Come staccarli?
R.
Una stampa e una televisione non servili sarebbero un buon contributo. L'informazione è la fonte principale del controllo, mette la lente di ingrandimento sui mali effettivi. Come diceva Popper, «le istituzioni sono come le fortezze: resistono se è buona la guarnigione».

Antonietta Demurtas

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