Nulla da eccepire sulla difesa della
Carta Costituzionale, un bene di tutti e non di una parte. Anzitutto perché
nata dalla e per la lotta al nazi-fascismo: dall'intelligenza e dal coraggio di
'uomini di cultura' come Antonio Gramsci, Piero Gobetti, i fratelli Rosselli,
Giacomo Matteotti che furono tra i primissimi a capire e denunciare la
pericolosità del fascismo. E furono eliminati.
Poi, per i suoi alti, nobili
principi fondanti: laicità; libertà di pensiero; uguaglianza; diritto al
lavoro, all'istruzione e quindi la scuola pubblica e non privata, alla salute,
alla formazione di ciascuno; rifiuto della guerra.
Purtroppo, questi alti, nobili
principi fondanti, concepiti dall'intransigenza di chi aveva combattuto il
nazi-fascismo 'de visu' e perseguiva il 'benessere' della gente e non della sua
parte partitica, sono stati disattesi in parte o in toto.
Se si facesse un onesto bilancio dei
suoi 65 anni, la Costituzione entrò in vigore il primo gennaio 1948, non può
sfuggire che una delle cause alla sua incompiuta attuazione sta nell'assetto
istituzionale escogitato all'Assemblea Costituente dal 'tripartitismo', i tre
partiti di massa Dc, Pci e Psi: la 'Repubblica parlamentare', il bicameralismo
(Camera e Senato) e dal sistema elettorale, proporzionale con preferenze.
Tant'è, che un partito, la Dc, con
la maggioranza relativa, ha governato ininterrottamente per più di 30 anni
scegliendo di volta in volta 'coalizioni', guidate sempre da suoi esponenti
(tranne rare eccezioni) ai quali il Presidente della Repubblica, quasi sempre
dc, (tranne rare eccezioni), affidava l'incarico di formare il governo, le più
disparate: dai monocolori con appoggio esterno a coalizioni di due, tre,
quattro, cinque partiti; dal centro-sinistra al centro-destra.
Un sistema 'bloccato' che non ha mai
permesso l'alternanza tra due o tre schieramenti alternativi, come nel resto
dell'Europa; che ha partorito la 'partitocrazia', l'occupazione delle
istituzioni da parte dei partiti; il consociativismo, cioè la divisione non
scritta del Potere tra centro (Enti ed aziende pubbliche) e periferia, non a
caso il Pci ha votato dall'opposizione più del 90% delle leggi; ed il
proliferare di una miriarde di partitini dallo zero virgola all'uno per cento,
il cui compito è stato quello di...mungere soldi pubblici! Partiti e partitini
che pur malmenati dagli elettori (Idv, Pdci, Rc, Rifondazione Comunista,
Sinistra Critica, Sel) si ritrovano in piazza sabato prossimo per difendere la
Costituzione, la 'loro' Costituzione, ossia i propri interessi, dietro gli
slogan 'giustizialisti' o del livoroso 'sessantottino' Flores D'Arcais o
dell'ex-Borghese Travaglio, o del 'sandinista' Landini o dei piu' fini ed
insigni giuristi, Zagrebelsky e Rodotà che dicono di non voler fondare alcun
partito - "un no evangelico", ha garantito il primo - mettendo
insieme la difesa degli alti e nobili principi con l'assetto istituzionale ed
elettorale. I principi non sono in discussione rispetto invece all'assetto
istituzionale ed elettorale su cui occorre intervenire ed incidere con il
bisturi 'riformatore'.
La Commissione dei Saggi propone tre
soluzioni: la prima è il modello della Quinta Repubblica francese - il
semipresidenzialismo - con doppia elezione maggioritaria a corta distanza; la
seconda, una forma di parlamentarismo razionalizzato e la terza un mix tra i
due precedenti, un governo del Primo ministro, caratterizzata da un possibile
ballottaggio nazionale tra le prime due forze o coalizioni e i relativi
candidati premier. Il modello francese si fa preferire: un cambio di forma di
governo, con l'introduzione dell'elezione diretta del vertice dell'esecutivo,
rappresenterebbe un forte segnale nei confronti di un'opinione pubblica
disincantata dai fallimenti della Seconda Repubblica e da decenni di riforme
mancate.
Insomma, va estirpato il carcinoma
della partitocrazia che strozza la democrazia. E non da oggi: risale al 4 marzo
'47 quando il giurista Piero Calamandrei, fautore della 'Repubblica
Presidenziale', si rivolse cosi' all'Assemblea Costituente: "[...] Per
questo noi avevamo sostenuto qualche cosa che somigliasse ad una Repubblica
Presidenziale o per lo meno a un governo presidenziale, in cui si riuscisse,
con appositi espedienti costituzionali, a rendere più stabili e più durature le
coalizioni, fondandole sull'approvazione di un programma particolareggiato sul
quale possano lealmente accordarsi in anticipo i vari partiti coalizzati.
Ma di questo, che è il fondamentale
problema della democrazia, cioè il problema della stabilità del governo, nel
progetto non c'è quasi nulla". Aveva vinto il tripartitismo e Calamandrei
lo esplicito': "[...] Se dovrà continuare un pezzo, come mi pare di aver
sentito dire dall'on. Togliatti, il sistema del tripartitismo, credete voi che
si possa continuare a governare l'Italia con una struttura di governo
parlamentare, come sara' quella proposta dal progetto di Costituzione?".
Calamandrei, nume tutelare della
scuola pubblica e laica, si batte' con pochi altri per l'epurazione dello Stato
dai dirigenti e collaboratori del Regime fascista e contro l'inserimento dei
Patti Lateranensi del '29 tra la Chiesa e Mussolini nella Costituzione: di
fronte al decreto di amnistia del Guadasigilli, Palmiro Togliatti controfirmato
dal Premier, Alcide De Gasperi e all'art. 7 voluto da Togliatti, De Gasperi e
dalle destre, resto', come per la 'Repubblica Presidenziale', una 'vox clamans'
nel deserto. E 'vox clamans' nel deserto, lo resta tuttora, come altri Padri
Costituenti, oscurati dai promotori della 'Via maestra' che preferiscono,
evidentemente, l'attuale Repubblica parlamentare.
Carlo
Patrignani
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