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martedì 8 ottobre 2013

ITALIA - I 98 miliardi di euro di tasse evase di cui è vietato parlare


La storia è talmente gigantesca e trascurata che molti, ancora oggi, si chiedono se sia vera e non si tratti, piuttosto, dell’ennesima bufala del web.

La storia dei 98 miliardi di euro che i concessionari delle slot machine devono al nostro Stato è verissima. E non dovete crederci perché ve lo diciamo noi, che siamo 4 gatti. Basta che andiate sul motore di ricerca Google e digitiate alcune parole, ad esempio: “evasione, fiscale, 98, miliardi, euro, videopoker”. Troverete un sacco di pagine dedicate all’argomento. E non si tratta di sconosciuti siti che teorizzano assurdi complotti, ma di siti in cui normalmente andate, a parte alcuni che invece hanno interesse a censurare.

Fatta questa premessa, entriamo nella vicenda. Le dieci concessionarie del gioco d’azzardo devono allo Stato 98 miliardi di euro. Cifra mostruosa: l’equivalente di una decina di manovre finanziarie, per intenderci.

Come spiega Il Secolo XIX, prima del 2002 i videopoker erano considerati illegali ed erano quasi completamente in mano alla criminalità organizzata, che faceva guadagni sensazionali.

Poi lo Stato decise di regolare il settore. Con una prescrizione categorica: ogni singola macchinetta doveva essere collegata al sistema telematico di controllo della Sogei. Perché neanche una giocata sfuggisse al controllo e soprattutto alle tasse, il Preu. Così non è avvenuto, per anni. Il sistema ha fatto cilecca. Gli apparecchi, “interrogati” a distanza dal cervellone del ministero, non davano nessuna risposta (Il Secolo XIX).

Ma come fu possibile arrivare a multare le concessionarie del gioco d’azzardo? Grazie soprattutto alle indagini dell’ex colonnello della Guardia di finanza Umberto Rapetto.

Il lavoro dell’esperto di crimini informatici era durato anni e aveva accertato l’esistenza e la consistenza del danno al nostro Stato. In un Paese normale, Rapetto avrebbe fatto carriera, magari sarebbe diventato anche ministro. Invece gli è successo l’esatto contrario, visto che lo scorso maggio si è dimesso. Dimissioni si fa per dire, visto che il colonnello ha fatto intendere di essere stato costretto a farsi da parte proprio per le sue clamorose indagini sulle slot machine, ma non solo. Durante la sua brillante carriera, infatti, Rapetto si è più volte scontrato coi poteri marci del belpaese.

Il lavoro dell’ex colonnello non può andare perduto. L’Italia deve ancora riscuotere questi 98 miliardi. Il governo dia una risposta chiara sui motivi per cui non si è ancora adoprato per riscuoterli ed invece riparla di IMU e aumenta l’IVA per recuperare ¾ miliardi dalle tasche di italiani innocenti e super tassati. Qual è la paura? Qual è il ricatto?

 Il PSI faccia un passo avanti e dia battaglia sulla questione, molto più qualificante che il dibattito su Berluska. Con questi soldi, si potrebbe realmente salvare l’Italia. Se si vuole.

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