Per risolvere il
serio problema del sovraffollamento carcerario, c’è da una parte la pressante
richiesta di amnistia da parte di Pannella con l’ improvviso consenso di
Napolitano e la stesura della legge svuotacarceri; dall’altra i dati dei sindacati
di polizia penitenziaria, confermati anche da Emergency che mostrano la
presenza di carceri inutilizzate su tutto il territorio nazionale che possono
senza dubbio risolvere il problema senza ricorrere a rendere libero chi ha
commesso reati. Senza dimenticare che almeno la metà dei detenuti negli
istituti di pena italiani, sono stranieri e che quindi dovrebbero essere
espulsi e scontare la pena nei luoghi di origine. Infine le tante caserme
militari dismesse in tutta Italia che potrebbero essere adibite a carceri.
Tutto ciò a testimoniare l’interesse personale o l’incapacità dei nostri
politici, compreso il presidente della Repubblica.
Li hanno battezzati
“carceri fantasma”. Costruiti, inaugurati e mai utilizzati. Aperti e sfruttati
solo in parte. Dismessi. Demoliti. Sono tanti, da Nord a Sud. Rappresentano uno
spreco di denaro pubblico e di spazio in un Paese dove la maggior parte dei
penitenziari sono sovraffollati e i detenuti, insieme con gli agenti che li
controllano, vivono in condizioni al limite della sopportabilità.La “regina” di
questo cattivo esempio di amministrazione è la Puglia. Nel Barese c’è Minervino
Murge, mai entrata in funzione e mai completata, e Casamassima, che è stata
chiusa. A Monopoli, dove gli sfrattati avevano trovato un tetto nelle celle, la
prigione è stata dismessa. Poi ci sono le case mandamentali (dove finiscono
galeotti con pene brevi o in semilibertà) di Volturara Appula (45 posti
previsti, incompiuta e mai utilizzata) e Castelnuovo di Dauna, arredato da 17
anni, mai aperto.
Sempre nel Foggiano
altri tre casi: Accadia (consegnato nel ’93 e poi passato al Comune), Bovino
(struttura da 120 posti chiusa da sempre) e Orsara. Per non parlare di
Francavilla Fontana, usato per un pò e poi adibito a sede della polizia
municipale, e Spinazzola, che aveva 40 detenuti, ne avrebbe potuti ospitare
cento perché due sezioni erano inutilizzate e un paio di anni fa è stato
chiuso. In Calabria non va meglio. Oltre a Mileto, ci sono Cropani, Squillace
(ristrutturato e mai aperto) e le mandamentali soppresse di Arena, Soriano
Calabro, Petilia Policastro e Cropalati, convertito in legnaia. Sempre
calabrese è il supercarcere di Palmi, che però ha bisogno di una
ristrutturazione perché fatiscente. In Sicilia è stato finalmente aperto il
carcere di Gela (60 detenuti) ma a Villalba (Caltanissetta) c’è una prigione
per 140 persone inaugurata vent’anni orsono che è costata 8 miliardi di lire e
non ha mai dischiuso i battenti. Ad Agrigento i lavori di costruzione di un
padiglione di quattro piani, che poteva accogliere 300 persone, sono fermi da
un anno e mezzo perché l’azienda costruttrice è fallita: lo Stato non pagava.
Saliamo in Campania.
Gragnano è stato dismesso per un problema geologico. Dismissione anche per
Frigento. Morcone, vicino Benevento, è pronto ma non apre. In Abruzzo il
carcere di San Valentino è stato trasformato dal Comune in una struttura di
accoglienza per turisti. Eccoci in Toscana, dove a Pescia il ministero ha
soppresso la casa mandamentale. Il Barcaglione di Ancona, nelle Marche, di
posti ne ha 180. Ma i detenuti sono 100 perché non è stato ancora
“potenziato”.Salendo ancora di più arriviano a Udine, dove da anni è stata
eliminata la sezione femminile. E a Gorizia, dove è inagibile un intero piano
della prigione. A Pisa i lavori del nuovo padiglione in costruzione sono
bloccati: la ditta è in amministrazione controllata. In Umbria il centro
clinico di Capanne è inutilizzato e, a Terni, non c’è personale di polizia per
attivare un padiglione da 300 posti pronto da aprile.
A Pinerolo, in
Piemonte, carcere chiuso da 16 anni. In Emilia Romagna gli esempi non mancano:
nel Ferrarese c’è Codigoro, che è chiuso. Al Dozza di Bologna era stato
espropriato un terreno vicino al penitenziario per costruire un centro sportivo
a disposizione degli agenti della penitenziaria. L’area è stata recintata ed è
stato fatto lo spogliatoio. Poi i lavori si sono fermati e ora lo spazio è
diventato rifugio di sbandati e senzatetto. Il tutto è costato tre milioni e
mezzo di euro. A Forlì sono state gettate le fondamenta per una prigione da 400
posti. L’opera doveva essere finita due anni fa, poi la ditta edile è fallita e
nel sottosuolo sono stati trovati reperti archeologici. Quindi tutto fermo, in
attesa di una nuova gara d’appalto.
ALSIPPE
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