Ieri la politica ha richiamato davanti
alla tv 800.000 spettatori “medi” più dell’usuale platea del mattino
Ieri mattina dalle 9.30 alle 14,
dallo speech di Letta alle urla di Bondi (e Scilipoti) fino alla retromarcia di
Berlusconi, la politica ha richiamato davanti alla tv 800.000 spettatori “medi”
più dell’usuale platea del mattino. Che corrispondono ad almeno il quadruplo di
persone in carne e ossa che si sono visti segmenti più o meno lunghi della
cronaca dal senato. Di quegli ottocentomila, la metà ha seguito La7 (con
Mentana, Sardoni e Ferrante), e il resto si è spartito fra Raiuno e Raitre. Il
che rivela, fra l’altro, una gerarchia dell’autorevolezza giornalistica ormai
consolidata nella cosiddetta pubblica opinione, specie tra i laureati dove
Mentana&C sono stati la prima rete per ascolto.
Anche la sera, dalle 21 a seguire,
ha vissuto l’onda lunga degli eventi di giornata e La Gabbia di
Gianluigi Paragone ha quasi raddoppiato il numero degli spettatori, sulla
spinta dei laureati e del Nordest, ma avanzando comunque quasi in ogni settore
della società. E ovviamente anche Porta a Porta ha fatto il botto
rispetto a mercoledì della settimana precedente, grazie alla voglia di capirci
qualcosa di coloro che, specialmente al Sud e con licenza elementare) aveva
appena seguito, come da precetto, Montalbano o Chi l’ha Visto.
E così la rivoluzione, anche quando
l’eroe è Calimero Alfano, si conferma come uno spettacolo formidabile, meglio
del raddrizzamento della Concordia, anche se quella del Pdl è più misteriosa
nei moventi e nei progetti.
Della Concordia si sa che si doveva
nell’ordine: raddrizzarla, svuotarla, tenerla a galla, traslocarla e, infine,
smantellarla. Per capire la vicenda Pdl di ieri probabilmente la sequenza va
scomposta e riordinata: prima stare a galla, poi svuotare le presenze
inquinanti mettendo Santanché e i suoi cari su una scialuppa, infine
raddrizzare la barca dei cosiddetti moderati e affrontare il mare (di
smantellamenti neppure l’ombra, ci mancherebbe), ma restando sempre nelle
vicinanze del sicuro porto del governo (di oggi, di domani, di sempre).
Stefano Balassone
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