Pensare Globale e Agire Locale

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giovedì 3 ottobre 2013

ITALIA - Va in onda la rivoluzione della retromarcia


Ieri la politica ha richiamato davanti alla tv 800.000 spettatori “medi” più dell’usuale platea del mattino

Ieri mattina dalle 9.30 alle 14, dallo speech di Letta alle urla di Bondi (e Scilipoti) fino alla retromarcia di Berlusconi, la politica ha richiamato davanti alla tv 800.000 spettatori “medi” più dell’usuale platea del mattino. Che corrispondono ad almeno il quadruplo di persone in carne e ossa che si sono visti segmenti più o meno lunghi della cronaca dal senato. Di quegli ottocentomila, la metà ha seguito La7 (con Mentana, Sardoni e Ferrante), e il resto si è spartito fra Raiuno e Raitre. Il che rivela, fra l’altro, una gerarchia dell’autorevolezza giornalistica ormai consolidata nella cosiddetta pubblica opinione, specie tra i laureati dove Mentana&C sono stati la prima rete per ascolto.

Anche la sera, dalle 21 a seguire, ha vissuto l’onda lunga degli eventi di giornata e La Gabbia di Gianluigi Paragone ha quasi raddoppiato il numero degli spettatori, sulla spinta dei laureati e del Nordest, ma avanzando comunque quasi in ogni settore della società. E ovviamente anche Porta a Porta ha fatto il botto rispetto a mercoledì della settimana precedente, grazie alla voglia di capirci qualcosa di coloro che, specialmente al Sud e con licenza elementare) aveva appena seguito, come da precetto, Montalbano o Chi l’ha Visto.

E così la rivoluzione, anche quando l’eroe è Calimero Alfano, si conferma come uno spettacolo formidabile, meglio del raddrizzamento della Concordia, anche se quella del Pdl è più misteriosa nei moventi e nei progetti.

Della Concordia si sa che si doveva nell’ordine: raddrizzarla, svuotarla, tenerla a galla, traslocarla e, infine, smantellarla. Per capire la vicenda Pdl di ieri probabilmente la sequenza va scomposta e riordinata: prima stare a galla, poi svuotare le presenze inquinanti mettendo Santanché e i suoi cari su una scialuppa, infine raddrizzare la barca dei cosiddetti moderati e affrontare il mare (di smantellamenti neppure l’ombra, ci mancherebbe), ma restando sempre nelle vicinanze del sicuro porto del governo (di oggi, di domani, di sempre).

Stefano Balassone

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