Invece di cercare dei capri
espiatori gli europei dovrebbero ammettere le loro responsabilità nella crisi e
riscoprire le qualità che hanno fatto grande la loro civiltà. Reagire al
declino è necessario per il bene di tutto il mondo.
Edouard
Tétreau 17 ottobre 2013 LA CROIX Parigi
Un'Europa più piccola in un mondo
globale? Si tratta di un'evidenza storica. Sì, l'Europa – e con lei l'occidente
– è diventata più piccola in un mondo più globale. Eppure è immensa! Sempre che
queste cifre non siano semplici dati di propaganda, nel 2013 l'Europa
rappresenta: 500 milioni abitanti, 4,5 milioni di chilometri quadrati, un
prodotto interno lordo di 18mila miliardi di dollari, superiore a quello degli
Stati Uniti e tre volte quello della Cina. Un risparmio finanziario disponibile
per la sola zona euro di 12mila miliardi di euro!
Non ci troviamo forse davanti a
un'Europa-Gulliver incatenata da mediocri lillipuziani rappresentati dagli
stessi stati, dai loro egoismi e dai vari interessi nazionali che impediscono
l'affermazione di un'Europa unita e grande? Dalla somma degli interessi
particolari, industriali e finanziari, che manovrano l'Europa a loro piacimento
abbindolandola nelle reti di lobby bene organizzate?
L'elenco dei lillipuziani di questa
Europa-Gulliver è lungo e lo si potrebbe allungare ancora di più con i vari
"capri espiatori" che l'Europa ha sempre saputo trovare nella sua
storia per assolversi nei confronti dei propri fallimenti e incapacità. E se
invece la contrazione, l'impotenza e il fallimento dell'Europa non fossero il
frutto di un grande complotto contro l'Europa?
"Siamo noi i responsabili di
tutti e di tutto, e io prima di tutti gli altri", diceva Ivan Karamazov.
L'inferno europeo, i lillipuziani dell'Europa-Gulliver, sono gli altri!
Formidabile mezzo per liberare i cittadini, l'opinione pubblica e i popoli
europei da ogni responsabilità di fronte alla crisi dell'Europa.
Al contrario, sono convinto di
un'idea radicalmente diversa: se l'Europa nonostante la – o a causa della – sua
immensa ricchezza finanziaria, la sua abbondanza di beni materiali e
immateriali sta scomparendo dalla scena mondiale, la causa va ricercata negli
stessi europei e in particolare nelle generazioni oggi al potere, questi figli
viziati del dopoguerra che hanno conosciuto solo la pace, la ricchezza e l'egoistica
ricerca della felicità individuale.
Dedicando solo il minimo
indispensabile per assicurare la loro integrità e la loro sovranità nei settori
strategici, questi responsabili preferiscono finanziare il loro comfort piccolo
borghese e gettare alle ortiche quello che caratterizza lo spirito europeo e
quello che l'Europa ha di meglio: il suo umanismo e il suo profondo altruismo.
Se l'Europa va male, se oggi è in
crisi in un mondo apparentemente in piena espansione, la colpa e degli europei
che non sono più europei. "Roma non è più Roma", e allo stesso modo
l'idea di Europa ha abbandonato gli europei.
Potremmo fermarci alla constatazione
di un'Europa senza progetto, senza identità, che si riassume in quello che gli
altri si attendono da essa: un mercato, uno spazio da popolare, una cornucopia
di ricchezza e di benessere da visitare o saccheggiare.
Questo scenario è una possibilità da
considerare freddamente, così come la possibilità della propria scomparsa. E
forse è proprio questo il destino dell'Europa, lasciare il posto al Nuovo mondo
nella speranza che quest'ultimo sia capace di prendere il meglio dell'eredità
europea.
Rivoluzione
europea
Nei suoi momenti di regressione
l'Europa ha rappresentato un pericolo mortale per se stessa e per gli altri
Ma non condivido questa idea. Prima
di tutto perché la storia ha insegnato che nei suoi momenti di regressione
l'Europa ha rappresentato un pericolo mortale per se stessa e per gli altri.
Inoltre per coloro che credono che la "crescita economica perdona tutti i
peccati", è difficile pensare che la Cina possa andare meglio se l'Unione
europea dovesse scomparire o entrare in recessione. Infine, come immaginare che
questa gigantesca distruzione di capitale umano che rappresenta l'inattività
per un giovane su tre in Europa non generi scontri e violenze?
In altre parole, il rinascimento
europeo non è una piacevole opzione ma una necessità per gli stessi europei e
per il resto del mondo. Il rinascimento europeo non è solo necessario ma anche
possibile. Ci vorrà almeno una generazione, ma come le antiche nazioni che non
muoiono mai, non sarebbe ragionevole prevedere la scomparsa dell'Europa.
"Il miracolo è essere vivi in un mondo di morti".
Come identificare e prendere le
strade possibili per questo rinascimento? È necessaria una grande iniziativa
franco-tedesca? Una nuova "Ceca", un grande progetto, per esempio
ecologico, da condividere e portare avanti fra le diverse generazioni e paesi
europei? O bisognerà invece adottare metodi più radicali, una "rivoluzione
europea", sull'esempio della rivoluzione americana e passare per
l'affermazione di un "We, the People"? (Traduzione di Andrea De Ritis)
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