Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


martedì 28 gennaio 2014

USA - Obama sfida il Congresso su lavoro, diritti ed economia


Salario minimo. Immigrazione. Debito pubblico. Siria. Ecco i temi del discorso sullo stato dell'Unione. Ma niente Datagate.

Martedì, 28 Gennaio 2014 - Rilanciare la leadership del presidente scavalcando, se necessario, anche il Congresso degli Stati Uniti.
Con il suo quinto discorso sullo Stato dell'Unione, atteso per le 21 di martedì 28 gennaio a Washington (le 3 di mercoledì 29 gennaio in Italia), Barack Obama è pronto a denunciare l'immobilismo di Capitol Hill. E per farlo intende avvalersi del potere di emanare ordini esecutivi. Il primo potrebbe arrivare subito e sancire l'aunento della paga minima per i lavoratori federali (il discorso si può seguire in diretta sul canale YouTube della Casa Bianca e su Twitter attraverso l'hastag #Sotu).
2014 ANNO DELL'AZIONE. In un'intervista rilasciata alla Abc, il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha infatti spiegato che «nel 2013 abbiamo visto come la politica di Washington sia stata incapace di rispettare le promesse fatte al popolo americano. Il presidente considera questo anno come quello dell'azione, per cui lavorerà con il Congresso quando sarà possibile o lo bypasserà quando sarà necessario».
Un 2014 che lasci il segno insomma, in netta contrapposizione con lo stallo che ha caratterizzato il 2013.
IN CALO NEI SONDAGGI. Il discorso di Obama arriva in uno dei momenti più difficili da quando il presidente ha messo piede per la prima volta alla Casa Bianca. Si tratta dell'ultima occasione per lasciare il segno prima che i riflettori si concentrino sul voto di metà mandato del 4 novembre. Allora l'attenzione è destinata a essere tutta per i futuri candidati alla presidenza.
Prima però Obama deve risollevare i sondaggi che vedono il suo consenso poco sopra il 40%, decisamente in calo rispetto al 55% del 2013. Ecco perché, secondo le ultime indiscrezione, avrebbe deciso di puntare il suo discorso su giovani, donne e operai, parlando di crescita economica, creazione di nuovi posti di lavoro e lotta alle disuguaglianze.
Ecco i cinque argomenti che si prevede Obama affronti e su cui scommette la stampa Usa.

1. Aumento del salario minimo per 2 milioni di persone


L'8 gennaio, Obama ha ribadito che è «tutt’altro che finito il lavoro per mettere fine alla povertà negli Stati Uniti». Per questo in molti scommettono che il tema è tra quelli più scottanti in agenda per il discorso sull'Unione.
Gli ultimi dati sulla disoccupazione hanno visto un calo del 6,7%, ma il numero di persone che hanno trovato lavoro a dicembre è salito meno di quanto ci si aspettasse: solo 74 mila unità.
La svolta in Usa potrebbe arrivare da un ordine esecutivo che aumenti il salario minimo per i dipendenti federali. Obama ha già chiesto al Congresso di innalzare la paga da 7,25 dollari all'ora a 9. E secondo un'indiscrezione del Washington Post questa volta avrebbe deciso di utilizzare l'arma del decreto per portarlo a 10,10 dollari. Si tratterebbe del primo aumento dal 2009 per 2 milioni di persone.
UGUAGLIANZA IN BUSTA PAGA. I sondaggi sono tutti favorevoli a Obama. Secondo la Cbs tre quarti degli americani sostengono l'aumento dei salari.
Ma secondo alcuni, prima di agire da solo, il presidente starebbe lavorando per convincere il Congresso ad approvare una legge che punti allo stesso risultato anche per i contratti in corso e che indicizzi il salario orario all'inflazione: ne trarrebbero beneficio almeno 28 milioni di lavoratori e non solo i dipendenti federali.
Inoltre il presidente avrebbe intenzione di parlare al Congresso anche di questioni legate al mondo femminile, tra cui la paycheck fairness cioè l'uguaglianza in busta paga.

2. Avanti con la riforma della legge sull'immigrazione


Dopo l'ok del Senato, il testo sulla riforma dell'immigrazione giace alla Camera bassa, dove la maggioranza è in mano ai Repubblicani, in attesa dell'approvazione.
Secondo le ultime indiscrezioni di stampa, Obama ha intenzione di illustrare i vantaggi economici che una simile svolta porterebbe agli Usa. Inoltre il presidente può contare sul supporto del 63% degli americani che si sono detti favorevoli a nuove norme che permettano agli irregolari, a determinate condizioni, di ottenere nel tempo la cittadinanza.
Obama dunque punta a un accordo bipartisan e di «buonsenso» con il Congresso che riguarda 11 milioni di immigrati irregolari presenti negli Stati Uniti.

3. Nessuna concessione sul tetto del debito degli Usa


L'ultimo braccio di ferro tra la Casa Bianca e il Congresso ha bloccato per 17 giorni le attività di governo, ma lo spettro del default potrebbe ripresentarsi il 7 febbraio quando si deve ridiscutere il tetto del debito Usa.
Obama ha già ribadito, in tono di sfida, che «sulla possibilità per gli americani di onorare i debiti non siamo disposti a negoziare» nemmeno dopo l'allarme lanciato dal Tesoro Usa.
«Il tetto del debito non può essere strumentalizzato politicamente. È solo una questione che va risolta e mi aspetto che il Congresso faccia il suo lavoro», ha spiegato il presidente chiudendo a qualsiasi discussione.
Possibile quindi che nel discorso sullo stato dell'Unione l'inquilino della Casa Bianca voglia spronare Capitol Hill a fare la sua parte.

4. Siria, il presidente resta ai margini della pace tra Assad e i ribelli


Marginali per gli Stati Uniti, ma fondamentali per la comunità internazionale, sono invece le decisioni che Obama deve prendere nei prossimi mesi in materia di politica estera. Le sue mosse potrebbero essere uno degli argomenti da trattare nel discorso dell'Unione viste le numerose questioni ancora sul tavolo nel 2014.
Febbraio si apre infatti con il rifiuto di presenziare all'Olimpiade invernale di Sochi, in Russia, con il rischio di far nascere una nuova Guerra fredda tra le due superpotenze.
Nel frattempo c'è da fare i conti con il fallimento dei colloqui di pace in Siria. L'accordo per smantellare le armi chimiche del regime di Assad è stato una vittoria, ma l'incapacità di guidare un gruppo unitario per porre fine al conflitto sta offuscando l'immagine di Obama all'estero.
NO AL NUCLEARE IRANIANO. Una situazione di stallo simile si registra anche sul negoziato tra Israele e Palestina portati avanti dal segretario di Stato americano John Kerry per tutto il 2013 con ben 10 missioni diplomatiche.
Infine c'è sul tavolo l'accordo sul nucleare iraniano, portato a casa con successo da Obama, che però non basta per parlare di disgelo tra Washington e Teheran. Nonostante abbia detto di preferire l'opzione diplomatica, il presidente Usa ha ribadito: «Il mio scopo è impedire che l'Iran ottenga l'atomica. Tutte le opzioni restano sul tavolo».

5. Silenzio su Datagate e Obamacare per mettere a tacere gli scandali 


E lo scandalo Datagate? Per i meglio informati, nel discorso sull'Unione di Obama non dovrebbe esserci spazio per qualsiasi riferimento allo scandalo della National security agency (Nsa) e alla talpa Edward Snowden.
Il giro di vite annunciato sullo spionaggio a metà gennaio dal presidente Usa dovrebbe bastare a sedare le critiche in materia di sicurezza degli ultimi mesi.
Stessa sorte è stata riservata al discusso programma sanitario di Obama che lui stesso aveva descritto come «il peggiore errore del 2013».
I problemi al sito dell’Obamacare, la riforma pensata per permettere agli americani di trovare un'assicurazione sanitaria conveniente, sono stati solo l'ultimo motivo di frustrazione per il presidente Usa. Ma lui ha più volte ribadito che «la struttura di base della legge funziona e milioni di americani ne trarranno beneficio».
Solo nelle prime tre settimane di dicembre più di 500 mila di americani si sono iscritti tramite Healthcare.gov.

Gioia Reffo

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