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domenica 2 marzo 2014

ITALIA - Il Pd di Renzi è socialista?


Gli interrogativi sulla compatibilità tra il nuovo Pd trainato da Renzi e la famiglia del Pse a cui ha appena aderito.

Se anche un quotidiano filo-renziano come Europa esprime le sue riserva  sull’ingresso del Pd nel Pse, qualcosa vorrà pur dire. Sette anni di tormenti, discussioni, polemiche di colpo ieri sono stati cancellati da un voto pressoché unanime: 121 sì, 1 no e due astenuti che sancisce l’ingresso dei Democrat nella grande famiglia del Partito socialista europeo.

Sono stati il decisionismo renziano sull’argomento, la tendenza bipolare anche in Europa e la paura che una non chiara identità in quell’orizzonte potesse penalizzare il voto per l’Europarlamento a determinare l’azzardo finale. Un azzardo che riesce oggi, dopo le leadership di sinistra di Veltroni e Bersani, a chi proviene paradossalmente da un’altra tradizione politica.

Il Pd di Renzi appare in realtà molto lontano dai partiti socialisti che il Pse raggruppa. Un partito divenuto personalistico, poco partito e tutto Renzi, la cui musica pop stride notevolmente con l’Internazionale che fino a pochi anni fa apriva i congressi del Pse.

Le mille anime che colorano Largo del Nazareno non sembrano però battere ciglio. Avanti tutta con il socialismo europeo, hanno detto all’unisono, accogliendo festanti i suoi rappresentanti a Roma questo fine-settimana. Le uniche eccezioni sono rappresentate da Beppe Fioroni, Arturo Parisi e a sorpresa dal renziano Matteo Richetti. “Non voglio morire socialista”, ha polemizzato a gran voce il leader dei Popolari del Pd. Ma il fine giustifica i mezzi, perché come ha ricordato Massimo D’Alema, il punto è non morire. Una domanda tuttavia sorge spontanea: sicuri che la sopravvivenza del Pd passi dal Pse?

Fabrizio Argano

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