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martedì 29 aprile 2014

ITALIA - Governo, Renzi al bivio del Senato


Tirare dritto o accettare mediazioni. Verso senatori scelti dai Consigli Regionali. Bonus Irpef automatico.

28 Aprile 2014 - La strada di Matteo Renzi è arrivata a un bivio: il premier deve decidere se accettare una mediazione sulla riforma costituzionale, diversa da quella che avrebbe voluto, oppure tirare dritto, rischiando però la spaccatura definitiva all'interno del Partito democratico.
Dopo gli incontri con la relatrice alle riforme Anna Finocchiaro e il capogruppo al Senato Luigi Zanda, il 29 aprile è previsto che venga fatta chiarezza all'Assemblea dei senatori Pd, alla quale il premier è destinato a intervenire.
Nell'incontro svoltosi a Palazzo Chigi il 28 aprile, alla presenza del ministro Maria Elena Boschi, Finocchiaro e Zanda hanno fatto tastare il polso sia del Senato in generale sia del gruppo del Pd in particolare.
SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO. I punti certi sono l'adesione di tutta la maggioranza e di Forza Italia al superamento del bicameralismo perfetto e al fatto che solo la Camera possa votare la fiducia e sia l'Assemblea legislativa, mentre al Senato tocchi un ruolo di collegamento tra Stato e Regioni nonché alcuni compiti di garanzia: elezione del presidente della Repubblica, del Csm e di due giudici costituzionali, possibilità di chiedere alla Corte costituzionale un giudizio sulle leggi approvate dalla Camera.
APERTURA AD ALCUNE MODIFICHE. Renzi ha aderito ad alcune modifiche suggerite dagli interlocutori al ddl del governo, perché largamente condivise in Senato: maggior rappresentanza ai Consigli Regionali rispetto ai sindaci (il testo del governo dice metà per uno); più senatori per le Regioni maggiormente abitate rispetto a quelle con minore popolazione; riduzione dei 21 senatori di nomina quirinalizia.

Verso un Senato eletto da Consigli Regionali


Il nodo rimane però come debbano essere eletti i futuri senatori. Renzi ha insistito affinché siano i Consigli Regionali ad eleggere al proprio interno quei consiglieri che andranno a Roma in Senato. La proposta alternativa, lanciata dal ddl di Ncd, e fatta propria dall'altro relatore Roberto Calderoli e dal senatore Pd Francesco Russo, è che i cittadini contestualmente ai Consigli Regionali eleggano i senatori della propria regione.
Le Regioni spingono per la prima formula. Con la seconda opzione ci sarebbero dei senatori a tutti gli effetti politici nazionali e come tali tenderebbero a proiettarsi sulla politica nazionale, anche se il Senato non voterà la fiducia. Non dovrebbero tornare nei Consigli Regionali a confrontarsi con i problemi del territorio.
L'elezione da parte dei Consigli Regionali è più coerente con l'attuale sistema federale, ma moltissimi senatori spingono per la seconda ipotesi perché potrebbero venir confermati anche nel nuovo Senato con funzioni nazionali.
RESISTENZE DELLA MINORANZA PD. Il 29 aprile Renzi arriva all'Assemblea dei senatori consapevole che se mediasse su questa seconda ipotesi potebbe sminare il gruppo coalizzato dietro al ddl Chiti (che propone addirittura un Senato eletto come oggi), ma anche vincere le resistenze di Ncd, e dei maldipanciasti di Forza Italia. Mercoledì 30 aprile, poi, Finocchiaro e Calderoli devono proporre alla Commissione Affari costituzionali un testo base; l'idea è quella di prendere il ddl del governo correggendo i tre punti su cui tutti sono d'accordo, e lasciando alla fase degli emendamenti il momento della ricerca della mediazione. O dello scontro, che non esclude urne anticipate.

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