Dunque, dice Matteo Renzi: "io
non sono presidente del Consiglio perché ho vinto un concorso. Se non posso
fare le cose, se hanno bisogno di uno che abbuia, che nasconde, allora si
prendano un altro".
Ora,
lasciamo perdere un attimo il merito della frase pronunciata da Renzi.
Dimentichiamo per un attimo (soltanto per un attimo che tanto poi tempo otto
righe e ci ritorniamo su) gli 80 euro in busta paga, l'edilizia scolastica,
l'Irap, il Senato e l'Italicum. Concentriamoci sulla frase in sé.
Il primo
aspetto è la sfida: io, loro. Una sfida innanzitutto personale (non è:
"noi, loro"; è: "io, loro").
Il secondo
aspetto è la divisione tra il buono e i cattivi: io sono qui per fare le
cose, loro vogliono impedirmelo.
Ma davvero è
così? E, nel caso, chi vuole impedire cosa?
La maggior
parte di chi solleva dubbi e critiche e proposte alternative rispetto alle
riforme renziane non mette in discussione l'obiettivo, ma soltanto gli
strumenti per arrivarci. Tanti di quei loro che, secondo Renzi, vogliono
abbuiare, per esempio, condividono la fine del bicameralismo perfetto,
l'adozione di una legge elettorale decente, gli sgravi fiscali in busta paga;
in alcuni casi ne parlano da quando ancora Renzi non organizzava gli incontri
alla Leopolda per rifare l'Italia. Semplicemente, coltivano il dubbio che
proprio quella proposta sulla fine del bicameralismo perfetto, proprio quella
proposta di legge elettorale, proprio quella proposta di sgravi sia non dico la
migliore (che anche qui, forse, sono in pochi a pretendere davvero una cosa del
genere), ma anche soltanto la meno peggiore tra quelle effettivamente e
realmente possibili.
Insomma, per
come la sta mettendo Renzi, qui siamo al "vox populi vox dei"
(l'adagio generatore di populismi) non sugli obiettivi - e già sarebbe
discutibile - ma addirittura sugli strumenti per raggiungere gli obiettivi. E
siccome "vox populi vox dei", chi la pensa diversamente è "vox
diaboli". Il guaio è che a stabilire che quella proposta di riforma sia
non soltanto l'unica possibile, ma pure la migliore, è stata non la "vox
populi", ma la "vox renzi". Infatti, tolti i pasdaran renziani,
di perplessità ne sono state espresse tante e da tanti.
Due cose,
infine, da aggiungere.
La prima è
che una narrazione impostata in questo modo, amplificata da media compiacenti e
da una vulgata che antepone il "fare" al "far bene", mette
in gran difficoltà l'interlocutore critico: che prima ancora di argomentare
come valide le proprie ragioni (e già questa è un'impresa, in un'epoca in cui
campiamo di slogan, frasi fatte e banalità variamente assortite), dovrà
dimostrare di muoversi senza secondi fini (abbuiare, agire per personalismi,
gufare e così via) e di non essere cattivo, di non essere la "vox diaboli".
La seconda
cosa riguarda loro: quelli che vogliono abbuiare, che vogliono
impedire a lui di fare le cose. La narrazione "io / loro" è
una costante dell'ultimo ventennio politico. Ma fino ad oggi i loro
contrapposti all'io erano una parte facilmente identificabile, anche
fisicamente distante dall'io. I "loro" di Berlusconi erano i
comunisti, i magistrati, la Cgil. I "loro" del vecchio centrosinistra
erano i fascisti, erano i berlusconiani. I "loro" di Grillo erano e
sono i vecchi partiti. Quando Renzi parla di "loro", invece, si
rivolge innanzitutto a persone che militano nel suo stesso partito, gente con
cui magari in passato ha condiviso esperienze e battaglie e che ora finiscono
nella lista dei cattivi solamente perché la pensano diversamente sul modo con
cui fare alcune riforme. E' un'evoluzione interessante. Anche alla luce del
fatto che fino a pochi mesi fa tra i "loro" c'era gente che oggi
invece è con lui in prima fila, a spada tratta, e vai a sapere te cos'è che li
ha convinti a cambiare radicalmente idea in così poco tempo.
NUCS
N.B. - Io non
ho rimpianti di un tempo in cui vigeva la regola dell'immobilismo.
semplicemente, tra immobilismo e muoversi tanto per muoversi credo ci sia tutta
una serie di velocità intermedie che potrebbero tranquillamente essere
rispettate senza che ciò nuoccia al Paese (anzi, forse hai visto mai che si
potrebbe anche star meglio).
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