ROMA -
Marco Travaglio denuncia il caso dei figli del Presidente della
Repubblica Giorgio
Napolitano: Giovanni
Napolitano e Giulio
Napolitano.
“Il primo, Giovanni, è in forza alla
Direzione conflitto di interessi dell’autorità Antitrust, dando un tocco di
surrealismo al tutto.
Il secondo, Giulio, classe 1969, è il più
attivo nel bel mondo (si fa per dire) romano fra salotti, atenei, palazzi del potere
e spiaggia di Capalbio. È l’Infante d’Italia, omologo dell’Infanta di Spagna
Elena María Isabel Dominica de Silos de Borbón y Grecia che tanti guai ha
procurato al povero Juan Carlos, accelerandone l’abdicazione (istituto previsto
dai cerimoniali della Corona spagnola, non di quella italiana). Nel 2003, a 34
anni, Giulio già beneficiava – per la sua leggendaria bravura, s’intende, mica
per i lombi e il lignaggio - di due consulenze legali da 15mila euro dalla
giunta romana di Veltroni (la Corte dei conti accertò poi che le sue
prestazioni potevano essere tranquillamente svolte dal folto ufficio legale del
Comune e condannò la malcapitata funzionaria che l’aveva reclutato a risarcire
10mila euro).
Intanto Giulio era già passato a migliori
incarichi,tra consulenze pubbliche (Coni, Federcalcio, presidenza del
Consiglio) e fondazioni private o quasi (VeDrò di Letta jr. e Arel del duo
Amato&Bassanini).
Sempre grazie ai meriti scientifici
conquistati sul campo, partecipò alla stesura del decreto sulle Authority, che
in ultima analisi fanno capo al Papà Re.
Poi fu chiamato dal n.1 dell’Agcom, Corrado
Calabrò, a presiedere l’Organo di vigilanza sull’accesso alla rete Telecom.
Senza trascurare la travolgente carriera
universitaria, all’ombra del suo maestro Cassese (di cui ha curato il
Dizionario di diritto pubblico), amico del Genitore Regnante (che nel 2013
tenterà di issarlo sul suo trono).
Un’irresistibile ascesa, quella dell’Infante
prodige, fin sulla cattedra di Istituzioni di diritto pubblico all’università
Roma Tre. Lì, per puro caso, ha regnato per 4 mandati (15 anni) il magnifico
rettore Guido Fabiani, marito della sorella di donna Clio, cognato di Giorgio e
zio di Giulio. E lì, sempre in ossequio alla meritocrazia, insegnano il Divo
Giulio e la cugina Anna Fabiani, figlia del rettore, mentre il di lei marito
Alberto Tenderini, non potendo proprio insegnare, cura le iniziative sportive
dell’ateneo.
Quando l’anno scorso l’amico Letta Nipote va
al governo, due fedelissimi dell’Infante diventano finalmente sottosegretari.
Alla Giustizia l’inseparabile Andrea Zoppini, avvocato, autore di libri a
quattro mani con Giulio e ordinario di Diritto privato a Roma Tre, ça va sans
dire (presto costretto a dimettersi da un’indagine per frode fiscale, poi
archiviata). Al Lavoro l’indimenticabile Michel Martone, che si segnala per gaffe memorabili prima
d’inabissarsi nel nulla.
Ma ci vuol altro per oscurare la stella di
Giulio, che séguita a collezionare poltrone: riformato il diritto sportivo per
il Coni di Giovanni Malagò, è commissario ad acta alla Figc di Giancarlo Abete.
Sulle prime Matteo Renzi pare infastidito dall’ubiquo
Infante, ma poi – in piena “emulsione” con S.A.R. – si arrende. Il Colle storce
il naso per il decreto Franceschini sulla Cultura? Ecco sbucare al suo fianco
il consigliere Lorenzo Casini, altro gemello siamese di Giulio, con cui firmò
l’imprescindibile “Prospettive della globalizzazione. Come uscire dalla crisi”.
La Madia tribola a partorire il decreto PA,
respinto con perdite dal Quirinale? Chi meglio del rampollo, che le fu pure
fidanzato, per lubrificare l’ingranaggio?
Lui nega tutto: quello avvistato qua e là
dev’essere un fantasma, o un sosia. La Napoli del dopoguerra ironizzava sulla
somiglianza fra Umberto di Savoia e Giorgio Napolitano, il “figlio del Re”. Ora
che questi s’è incoronato da solo come Carlo Magno, Giulio è figlio di un re e
nipote di quell’altro. Viva l’Italia, viva la Repubblica.
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