Sulla scia del Qatar,
il primo Paese del Golfo a dare il suo ok, e l'annuncio di un disegno di legge
in Kuwait, gli Emirati
Arabi Uniti introducono la leva obbligatoria per tutti i cittadini maschi dai 18 ai 30 anni.
La norma, approvata sabato e pubblicata sulla gazzetta ufficiale dopo il si del presidente e sceicco emiratino Khalifa ben Zayed Al Nahyan, prevede che il servizio militare duri nove mesi per coloro che sono in possesso di un diploma di scuola superiore, mentre i non diplomati rimarranno a disposizione dell'Esercito per un periodo di due anni. Per quanto riguarda le donne, invece, queste potranno accedere solo su base volontaria, rimanendo però vincolate all'approvazione o meno degli uomini della famiglia, i cosiddetti 'guardiani'.
La norma, approvata sabato e pubblicata sulla gazzetta ufficiale dopo il si del presidente e sceicco emiratino Khalifa ben Zayed Al Nahyan, prevede che il servizio militare duri nove mesi per coloro che sono in possesso di un diploma di scuola superiore, mentre i non diplomati rimarranno a disposizione dell'Esercito per un periodo di due anni. Per quanto riguarda le donne, invece, queste potranno accedere solo su base volontaria, rimanendo però vincolate all'approvazione o meno degli uomini della famiglia, i cosiddetti 'guardiani'.
Ovviamente
la legge è stata presentata sull'onda di una campagna propagandistica
non indifferente, tanto che sull'agenzia di stampa nazionale degli Emirati
Arabi Uniti, che ha diffuso il comunicato ufficiale, è possibile leggere che la
leva obbligatoria servirà a "rinsaldare il legame con la Patria",
ad "affermare e instillare i valori di lealtà, appartenenza e
sacrificio", a "restituire allo stato quello che lo stato ha
fatto e fa per ogni individuo" e a "formare i giovani emiratini".
Tuttavia la
mossa di Dubai va a sommarsi ad una serie di provvedimenti nel medesimo
ambito che, soprattutto recentemente, hanno contribuito a restituire l'immagine
di un Paese sempre più attento al comparto militare. In questo senso,
basti pensare che tra il 2008 e il 2012, stando ai numeri dello Stockholm
International Peace Research Institute, gli Emirati Arabi Uniti si sono
posizionati al nono posto nella classifica degli importatori di armi e di
strumentazioni militari superando la Turchia e la vicina Arabia Saudita,
mentre limitatamente al 2013 Dubai ha acquistato, rispettivamente da
Stati Uniti, Sud Africa, Francia e Russia, 14 elicotteri Black Hawk, 72
corazzati per il trasporto delle truppe, 6 corvette e 1000
missili terra-aria.
Insomma, Dubai
si sta preparando alla guerra? Probabilmente no, eppure è piuttosto chiaro
come questa corsa alle armi, e agli uomini - una 'rarità' se si pensa che i
cittadini emiratini sono solo il 20% della popolazione totale -, sia da
inserire in un contesto regionale sempre più teso. Dall'Iraq alla
Siria, senza dimenticare il riavvicinamento tra Stati Uniti e Iran
- vera e propria bestia nera per le monarchie, in scontro aperto con gli
Emirati per il controllo su tre isole del Golfo Persico -, non sono pochi i fronti
aperti che potrebbero preoccupare Dubai. Inoltre, però, è necessario
guardare anche all'eventualità che in futuro si ripresentino proteste
popolari in odore di Primavera Araba (come accaduto per esempio nel 2011 in
Bahrein), un risvolto da scongiurare ad ogni costo per le monarchie del
Golfo.
(Luca Lampugnani)
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