La Corte suprema
della Libia definisce “incostituzionale” l’elezione a premier di Ahmeed Maiteeq. Dopo
le tensioni recenti potrebbe essere la giustizia a dare la scossa ad un Paese
dove di fatto esistono due blocchi di potere.
LA CORTE SUPREMA
Solo lo scorso 2 giugno Maiteeq aveva preso possesso
del Palazzo del governo con una prova di forza. Ora, dopo il
conflitto andato in scena tre anni fa tra i ribelli sostenuti dalla Nato e i
fedeli a Gheddafi, il Paese scorge l’ombra di una potenziale nuova guerra
civile.
I FRATELLI MUSULMANI
Maiteeq ha fatto leva
sull’appoggio dei Fratelli
Musulmani e delle milizie di stanza a Misurata. Ma questa
volta lo stop è arrivato dalla Procura di Tripoli in quanto la sua elezione
sarebbe incostituzionale, perché ottenuta con 113 voti anziché i 120 minimi
richiesti.
LA SVOLTA DIETRO
L’ANGOLO
Cresciuto e formatosi
in Gran Bretagna,
Maiteeq aveva vinto il primo scrutinio con 123 voti e il
secondo con 83. Da subito gli oppositori avevano insistito sul fatto che il
quorum non fosse stato raggiunto. Parallelamente l’ex capo dell’esercito
libico, il generale Khalifa Haftar, continua a condurre una battaglia contro le
milizie islamiche in diverse parti del Paese. Dopo l’attacco, il militare si
era presentato dinanzi alle telecamere per dire che aveva ricevuto un mandato
dal popolo libico per liberare lo Stato delle milizie illegali.
IL RUOLO DELL’ONU
A Tripoli è giunto
anche Tareq Mitri,
inviato dell’ONU, a testimonianza della preoccupazione
internazionale circa la stabilità interna del Paese. Le sue prime
parole sono state improntate alla ricerca di un equilibrio, osservando che la
soluzione alla crisi libica è una questione interna e che Tripoli non dovrebbe
essere un campo di battaglia per le forze straniere. Per cui, è il messaggio
sottinteso, la comunità internazionale non può aiutare la Libia se i libici non
saranno primi ad aiutare se stessi.
VERSO LA
RICONCILIAZIONE?
Il ministro degli
Esteri italiano Federica
Mogherini ha osservato che potrebbe avvicinarsi un
miglioramento del sentimento nel Paese. Con la decisione della Corte Suprema si
potrà “creare un nuovo clima politico in Libia”. Adesso “è importante
concentrarsi sulle prossime elezioni parlamentari del 25 giugno, chiamate a far
ripartire il processo di transizione dopo mesi di blocco politico e di
confronto improduttivo”. Tenendo presente che la Conferenza sul dialogo
nazionale Unsmil, “con il convinto sostegno degli Inviati speciali dell’Italia
e dei Paesi amici, convocherà immediatamente prima delle elezioni è un passo
importante verso la riconciliazione nazionale”.
LA PROSSIMA MOSSA
Il ministro ha
esplicitamente fatto riferimento alla riconciliazione nazionale e alla
redazione della Costituzione che “rappresentano gli strumenti attraverso i
quali il popolo libico può superare i drammatici problemi che sta affrontando e
costruire l’unità nazionale e, sulla base delle immense risorse naturali e
umane di cui dispone, preparare un futuro di prosperità e stabilità che potrà
consentire anche una gestione razionale dei flussi di migranti e richiedenti
asilo”.
ITALIA PRESENTE
Il ruolo italiano, ancora una volta ribadito
ufficialmente dal ministro (“in questo percorso, la Libia avrà
sempre accanto l’Italia”) potrebbe assumere una veste più marcata già nelle
prossime ore, quando le reazioni alla pronuncia giudiziaria potrebbero essere
determinanti ai fini di una nuova strada amministrativa.
Francesco De Palo
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