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venerdì 13 giugno 2014

UCRAINA - Kiev denuncia carri armati russi in Ucraina. E Mosca accusa: “Usate armi incendiarie al fosforo”


Nonostante la conversazione telefonica avvenuta tra il neo-presidente ucraino, Petro Poroshenko, e il suo omologo russo, Vladimir Putin, in cui entrambi hanno parlato delle soluzioni da prendere per far cessare i combattimenti e trovare le giuste misure per mettere la parola fine al conflitto nell'est del Paese, la tensione rimane alta.

Kiev ha denunciato che tre carri armati russi hanno varcato il confine e hanno avuto uno scontro con le pattuglie dell'esercito regolare. "Nonostante la Federazione russa abbia espresso soddisfazione per l'avvio di un processo di pace e nonostante la promessa di rafforzare il controllo delle frontiere - ha annunciato il ministro dell'interno ucraino, Arsen Avakon - abbiamo potuto osservare negli ultimi tre giorni che colonne militari sono passate attraverso i check point controllati dai terroristi nell'area di Dyakove". Dunque, secondo Kiev, Mosca continuerebbe ad armare i ribelli. I carri armati sarebbero stati poi intercettati a Gorlivka, dove è nato un conflitto a fuoco in cui, secondo quanto dichiarato da Avakon "parte della colonna dei terroristi sarebbe stata distrutta".

Dall'altro lato, Mosca accusa Kiev di aver utilizzato contro i separatisti  "armi non selettive" come bombe incendiarie al fosforo nel villaggio di Semenovka, vicino Sloviansk, una delle città più importanti per i ribelli. Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha chiesto un'indagine "urgente" in quanto la vicenda "suscita particolare inquietudine". Kiev rimanda al mittente le accuse definendole "assurde".

Anche le altre notizie che giungono dall'Ucraina orientale sembrano bollettini di guerra. Il bilancio dell'attentato a Donetsk, che puntava ad uccidere il capo degli insorti Denis Puchilin, è salito a tre morti, tutti facenti parte dello staff del noto separatista. Oltre ai due passanti rimasti feriti, anche quattro soldati ucraini sono finiti in ospedale e uno di loro è in condizioni critiche.

Nel frattempo, l'esercito ucraino è riuscito a riconquistare Mariupol, la seconda città più importante della regione di Donetsk, autoproclamatasi indipendente in seguito al referendum che ha sancito l'annessione della Crimea alla Russia. L'annuncio è giunto direttamente da Poroshenko, che ha detto di aver ripreso il controllo della strategica città portuale sul Mar Nero. Il presidente ha poi chiesto al governatore di Donetsk di sposate a Mariupol il governo regionale, almeno finché la situazione non sarà tornata alla normalità. Inoltre, secondo quanto riportato dal ministero dell'Interno, i filorussi avrebbero subito nel corso della riconquista ucraina "gravi perdite".

Una scelta, quella di spostare il governo da Donetsk a Mariupol, dettata anche dalla fallita riconquista del capoluogo regionale. All'alba di questa mattina, infatti, l'esercito ucraino ha attaccato i ribelli di Donetsk, ma sono stati sconfitti. Negli scontri sono stati usati lanciagranate e mortai.

Insomma, i leader di Russia e Ucraina dicono di voler raggiungere la pace il prima possibile, ma di fatto non è ancora stato fatto nulla per metterla in pratica o anche solo per aprirne la strada.

Tutto ciò mentre la guerra del gas continua. I colloqui dei giorni scorsi a Bruxelles tra Ue, Mosca e Kiev non hanno portato a nulla e Aleksej Miller, amministratore della Gazprom, il colosso russo dell'energia, ha ribadito che l'Ucraina deve pagare 1,9 miliardi di dollari di bolletta entro le 10 del 16 giugno, quando scadrà l'ultimatum. Ulteriori rinvii, ha specificato Miller, non saranno concessi.
(Gabriella Tesoro)

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