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sabato 21 giugno 2014

UE - Parlamento: i sette candidati per la presidenza


Da Martin Schulz ad Antonio Tajani: chi ambisce a presiedere l'Assemblea di Bruxelles. Ma tutto dipende da chi siederà in Commissione.

da Bruxelles - Chi sarà il 29esimo presidente del parlamento europeo? Martin Schulz, Gianni Pittella, Michel Barnier, Viviane Reding, Antonio Tajani, Guy Verhofstadt o Sajjad Karim? Benvenuti al mercato delle nomine europee.
In questi giorni l'assemblea Bruxelles sembra un grande suq dove dalla mattina alla sera ogni aula è occupata dai gruppi parlamentari impegnati in una contrattazione senza fine. Obiettivo dei numerosi meeting: spartirsi i posti all'interno del parlamento. E non solo.
QUATTRO POSIZIONI VACANTI. All'Unione europea, oltre alla presidenza del parlamento, in palio c'è la posizione del presidente del Consiglio europeo e quella dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza. Ma pure quella più ambita: la presidenza della Commissione europea.
BARATTO TRA STATI E GRUPPI. I quattro ruoli, però, fanno parte di una sorta di pacchetto unico all'interno di un processo di baratto tra Stati membri e gruppi politici. E in gioco, pur essendo al di fuori dell'Ue, c'è anche la nomina del segretario generale della Nato e di quello delle Nazioni unite.
IDEE CHIARE ENTRO IL 24 GIUGNO. Seguendo il calendario europeo, entro il 24 giugno tutti i gruppi parlamentari devono essere formati e avere già in mente quali ruoli vogliono negoziare nelle varie commissioni.
Tutto però dipende dalla nomina del presidente della Commissione europea. «È un pacchetto unico», spiegano in parlamento fonti vicine a Lettera43.it, «in base a quella si spartiscono tutti gli altri posti chiave».
RUOLI LEGATI TRA LORO. Anche la presidenza del parlamento, quindi, dipende da quella del capo dell'esecutivo Ue, che dovrebbe essere nominato al vertice del Consiglio europeo del 26-27 giugno e poi confermato dal parlamento nella seconda plenaria del 14-17 luglio.

Il ruolo di presidente del parlamento è il meno ambito nello scacchiere delle nomine


Nella prima plenaria di luglio, l'elezione del presidente dell'Assemblea deve essere quindi «frutto di un accordo a 360 gradi, per questo le contrattazioni ora sono così convulse e segrete, cambia tutto ogni giorno», spiegano nei vari gruppi parlamentari, «solo dopo il vertice capiremo come muoverci».
Insomma non c'è fretta, anche perché il ruolo del presidente del parlamento europeo è il meno ambito nello scacchiere delle nomine.
FUNZIONE CERIMONIALE. Visto più come un coordinatore che come dirigente, il presidente serve soprattutto per promulgare la maggior parte delle leggi e il bilancio dell'Ue, ma la sua è una funzione più cerimoniale che di potere.
Sinora, nella maggior parte dei casi, le presidenze sono state condivise tra i due principali gruppi politici.
SPARTIZIONE TRA PPE E S&D. In una legislazione per due anni e mezzo c'era un presidente del Partito popolare europeo e per due anni e mezzo uno del Partito socialista europeo (ora il gruppo è denominato S&D). Una eccezione fu quella della presidenza irlandese con il deputato liberale Pat Cox.
VERSO UNA GROßE KOALITION. L'attuale presidente uscente, l'eurodeputato tedesco del centrosinistra Schulz, è stato preceduto dall'eurodeputato polacco del centrodestra Jerzy Buzek.
Un passaggio di testimone che questa volta potrebbe essere ancora più scontato visto che il risultato elettorale fa pensare a una Große Koalition tra popolari e social democratici.
JUNCKER PER LA COMMISSIONE. Ma chi sarà il primo capo del parlamento?
Per ora il Ppe non ha nessuno candidato in pole position e sembra molto più concentrato sulla partita della Commissione Ue: «Stiamo lavorando sulla presidenza di Juncker, poi penseremo al parlamento», dicono nel gruppo.

Tajani è in pole. Ma c'è anche Barnier, suo collega a Palazzo Berlaymont


Tra i papabili per la carica di presidente del parlamento c'è Tajani, commissario uscente all'Industria in Commissione Ue e dal 30 giugno europarlamentare. Anche Barnier, commissario europeo per il Mercato interno, potrebbe essere uno dei pretendenti.
Dopo aver perso la partita nella corsa alla candidatura come presidente della Commissione - il 7 marzo al congresso del Ppe di Dublino l'ha spuntata Juncker - Barnier potrebbe ora giocarsi la carta parlamentare.
CONCORRENZA DI REDING. Sempre in quota Ppe c'è anche la lussemburghese Reding, commissario europeo per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. Anche lei avrebbe forse aspirato alla presidenza della Commissione Ue, ma consapevole di non riscuotere grandi simpatia dopo 15 anni di presenza al Palazzo Berlaymont, ha sostenuto il conterraneo Juncker.
Le sue ultime lotte in difesa dei cittadini, da quella sulla protezione dei dati alla libertà di movimento, passando per il roaming l'hanno però avvicinata più alle tematiche care all'Assemblea, dove potrebbe avere una chance.
IMPASSE SOCIALDEMOCRATICO. In casa S&D per ora l'unico nome ufficiale resta quello del presidente uscente Schulz.
Nel caso in cui il suo tentativo di ricoprire un ruolo importante alla Commissione (vicepresidenza o Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza) non andasse in porto, resta il bis al parlamento.
Un ruolo cui potrebbe aspirare anche Pittella, ma solo in caso Schulz trovasse di meglio.

L'Ecr lancia Karim per presiedere l'Assemblea


C'è chi poi guarda oltre la Große Koalition S&D-Ppe. E visto che il gruppo europeo dei conservatori, l'European conservatives and reformists (Ecr) del premier britannico David Cameron, potrebbe diventare la terza forza politica a Strasburgo dopo popolari e socialisti, Karim è il primo candidato ufficiale alla presidenza dell'Assemblea.
PRIMO INGLESE MUSULMANO IN UE. Il 43enne di origine pakistane è stato 10 anni fa il primo musulmano inglese a essere eletto a Strasburgo. Dopo 18 anni di attività politica nelle file dei liberali, nel 2007 è passato al partito dei Tory e al gruppo europeo dei conservatori.
LA RICHIESTA DEGLI ELETTORI. «Riconosco che gli eurodeputati dovrebbero essere coraggiosi e visionari per eleggere me come loro presidente, ma i nostri cittadini ci chiedono esattamente questo», ha affermato Karim in un'intervista a EUobserver con cui ha ufficializzato la sua candidatura.
COMPROMESSO COI POPOLARI. D'altra parte, il britannico si considera come il possibile compromesso per l'elezione di Juncker alla presidenza della Commissione europea, fortemente osteggiata da David Cameron. Ma le «sue possibilità, per fortuna, sono pari a zero», ha tuttavia commentato un altro eurodeputato britannico, il liberale Andrew Duff.
ALDE HA I LEADER SENZA VOTI. Stesse possibilità che potrebbe avere un candidato dell'Alde.
Il commissario europeo uscente agli Affari economici e monetari Olli Rehn ha cercato di proporsi per la presidenza della Commissione Ue, ma l'ex premier belga Guy Verhofstadt ha avuto la meglio, diventato il candidato del gruppo. E in caso fosse messa sul piatto dei liberali la presidenza del parlamento, quest'ultimo avrebbe ancora una volta la meglio. Ma visto lo scarso risultato raggiunto alle elezioni europee è difficile che uno dei due possa aspirare alla presidenza.

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