L'ex
segretaria dell'amministrazione Obama non ha ancora deciso se partecipare alle
presidenziale del 2016, ma in questo momento sarebbe la favorita sia alle
primarie che alle elezioni generali
La pubblicazione del
libro “Hard Choices” ha permesso a Hillary Clinton di lanciare una grande
offensiva mediatica. L’ex segretario di Stato è di gran lunga la politica
americana più conosciuta e popolare in questo momento, ed appare sempre più
vicina ad una corsa alle presidenziali del 2016. Barack Obama sarà ancora uno
degli elementi decisivi per questa scelta.
HILLARY CLINTON
E LE PRESIDENZIALI USA -
Le presidenziali americane sono la campagna elettorale più lunga del mondo, e
l’avvio informale è di solito rappresentato dallo svolgimento delle midterm. A
metà di ogni mandato alla Casa Bianca, che dura quattro anni, si rinnova
completamente la Camera dei Rappresentanti così come un terzo del Senato,
mentre in contemporanea vanno al voto la maggior parte degli Stati
americani. Il 4
novembre il voto degli statunitensi chiarirà le intenzioni di
diversi aspiranti all’incarico di uomo più potente del mondo, anche se
quest’anno la campagna presidenziale sembra essere iniziata un po’ prima.
Questa impressione è fornita dalla scelta di Hillary Clinton di pubblicare il
suo nuovo libro, “Hard Choices”, (Scelte difficili), e dall’invasione mediatica
che ne è seguita. ll battage pubblicitario e le ospitate sulle maggiori TV
americane hanno evidenziato ancora una volta come l’ex segretario di Stato
dell’amministrazione Obama sia il politico americano più conosciuto e
apprezzato, a fianco del presidente, in realtà piuttosto difficoltà nei
sondaggi di gradimento da un po’ di tempo a questa parte. Da ormai diversi
giorni Hillary Clinton domina l’etere come non capitava dai tempi della sfida
con Barack Obama, quando l’allora senatrice junior di New York contese fino
all’ultimo secondo la nomination democratica al futuro presidente degli Stati
Uniti. I segnali che indicano una corsa della Clinton sono numerosi. Uno dei più
rumorosi è l’impegno finanziario del comitato in appoggio alla sua candidatura,
Ready for Hillary, che in poco più di un anno di attività ha già speso quasi 5
milioni di dollari, raccolti grazie a donazioni arrivate già copiose nonostante
al momento non ci sia nessuna attività formale di campagna elettorale.
HILLARY CLINTON
E I DEMOCRATICI -
L’attenzione riservata ai media nei confronti di Hillary Clinton è favorita
dall’assenza di veri rivali in caso di una sua corsa alle primarie
presidenziali del 2016, che inizieranno come di consueto con i caucus dei
democratici in Iowa. Rispetto al 2008, quando nei sondaggi l’allora senatrice
junior di New York era rilevata come la grande favorita, ma i suoi consensi
demoscopici facevano fatica a superare il 50% tra i democratici, al momento non si vede alcun credibile
avversario all’orizzonte. Un’ipotesi che rassicura casa Clinton
e mitiga i dubbi di Hillary, che ha finito la campagna delle scorse
presidenziali con un debito superiore ai dieci milioni di dollari, ripagato con
l’aiuto di Obama nel corso degli anni successivi ed estinto solo a inizio
2013. Nonostante le ricchezze accumulate in questi anni al di fuori della
politica i Clinton sicuramente non vogliono impegnarsi in un’altra avventura
così dispendiosa come le presidenziali americane, che costano diverse centinaia
di milioni di dollari. Al momento la media dei sondaggi Pollster rileva come Hillary sia assolutamente
incontrastata, e probabilmente incontrastabile, all’interno dell’elettorato di
simpatie democratiche.
Le preferenze
demoscopiche per le primarie 2016 indicano l’ex segretario di Stato al 67%, con
un vantaggio di oltre 50 punti sul vice presidente Joe Biden, una candidatura
piuttosto ipotetica a giudicare dall’età dell’ex senatore del Delaware. Tra i
candidati potenziali il nome più interessante per il pubblico di simpatie
progressiste è la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, eroina dei liberal
per il suo impegno in difesa dei consumatori e di contrasto al Big Business.
Molto marginale è invece il consenso raccolto finora da altri candidati come
Andrew Cuomo o Martin O’Malley, governatori di New York e Maryland, così come
di senatori discussi per la Casa Bianca come Amy Klobuchar del Minnesota, Cory
Bookr del New Jersey, Mark Warner o il suo ex collega della Virgina Jim Webb.
HILLARY CLINTON
E I REPUBBLICANI -
Hillary Clinton ha più volte chiarito che prenderà una decisione sulla sua
corsa alla Casa Bianca dopo le midterm del 4 novembre, che con ogni probabilità
verranno vinte dai repubblicani. I democratici, ora a 199 seggi, dovrebbero strappare
una ventina di distretti congressuali al Gop per tornare maggioranza alla
Camera dei Rappresentati, un compito oltremodo arduo alla luce della scarsa
popolarità attuale del presidente Obama. Il partito del centrosinistra
americano potrebbe perdere il controllo del Senato, così da assicurare un
successo ai repubblicani. Negli ultimi cicli presidenziali le midterm hanno
avuto un valore non così predittivo sulle successive elezioni per la Casa
Bianca. Il trionfo democratico del 2006 anticipò la vittoria di Obama, ma la
batosta inferta dai repubblicani nel 2010 non portò ad un’affermazione del Gop
due anni dopo. Un risultato molto negativo dei democratici potrebbe però
suscitare molti dubbi nella mente di Hillary Clinton, in questo momento
confortata dalla relativa debolezza dei suoi avversari. La competizione in casa
Gop è completamente aperta in questo modo, fatto salvo il valore relativo delle
indagini demoscopiche a così tanto tempo dal voto effettivo.
Nella media realizzata
dal sito Pollster in testa c’è l’ex governatore della Florida Jeb Bush,
fratello del 43esimo e figlio del 41esimo presidente degli Stati Uniti. A
differenza che tra i democratici, dove il dominio della Clinton è assoluto in
questo momento, l’avversario più vicino a Bush segue ad un solo punto
percentuale. Si tratta di Mike Huckabee, ex governatore dell’Arkansas, lo stato
dei Clinton, diventato volto della Tv di chiare simpatie conservatrici Fox News
dopo il secondo posto alle primarie repubblicane del 2008. Il primo leader
repubblicano attualmente in carica è il senatore del Kentucky Rand Paul, figlio
di Ron Paul, e come il padre punto di riferimento dell’ala libertaria del Gop,
oltre che assai apprezzato anche dal movimento Tea Party. Assai apprezzato
dalla base conservatrice è il candidato vice presidente Paul Ryan, che aveva
affiancato Mitt Romney nelle sfortunate presidenziali del 2012. Chris Christie,
il popolare governatore del New Jersey, ha invece perso un po’ di smalto dopo
uno scandalo locale. Un calo di consenso è stato subito nei mesi scorsi anche
dai senatori Marco Rubio della Florida e Ted Cruz del Texas, nel recente
passato grandi speranze del Tea Party per la conquista della nomination
repubblicana. Meno consenso riscuotono nomi interessanti in vista delle
presidenziali 2016 come il governatore del Wisconsin Scott Walker, che dovrà
innanzitutto difendere il suo incarico attuale per aver chance, oppure Rick
Santorum. L’ex senatore della Pennsylvania è arrivato secondo alle primarie
repubblicane del 2012, e il Gop ha una lunga tradizione sulla candidatura
presidenziale di concorrenti arrivati secondi in competizioni precedenti. E’
successo con Reagan, e Bush padre, tra chi ha vinto così come per
McCain e Romney tra gli sconfitti.
HILLARY CLINTON E
BARACK OBAMA -
I sondaggi sulle primarie democratiche e repubblicane hanno un valore davvero
relativo, ma sono utili per capire l’eventuale dinamica della competizione nei
due grandi partiti americani dopo le midterm. Se la Clinton decidesse di
correre, un’ipotesi piuttosto probabile, appare difficile pensare in questo
momento all’affermazione di una candidatura sul genere di Obama ’08 capace di
fermarla. Tra i repubblicani invece è tutto ancora aperto, come sarà fino a
quando le primarie invisibili, il lungo percorso che ogni candidato alla Casa
Bianca fa per raccogliere consensi, appoggio e denaro all’interno
dell’establishment, non indicheranno un favorito dei vertici del Gop. In questo
momento Hillary Clinton appare la candidata favorita anche per le presidenziali
2016, che sono però distanti ancora due anni e mezzo, un tempo infinito in
politica. Il sito Real Clear Politics ha realizzato una media di tutti
i sondaggi che contrappongono l’ex segretario di Stato ai suoi avversari
repubblicani, che rimarca la supremazia attuale della Clinton. L’ex senatrice
di New York si assesta intorno al 50% delle preferenze, e vince di circa ogni
10 punti ogni sfida con i principali candidati del Gop. Il vero ostacolo verso
la Casa Bianca si chiama però, ancora una volta, Barack Obama. Dal secondo
dopoguerra ad oggi solo una volta un partito è riuscito ad esprimere un
presidente dopo che un suo candidato aveva già svolto due mandati alla Casa
Bianca. Il tris presidenziale fu ottenuto dai repubblicani con Ronald Reagan e
George Bush padre, e questo ciclo fortunato fu concluso proprio da Bill
Clinton. Questa impresa non riesce ai democratici dai tempi di Roosevelt e
Truman, anche se Fdr rimase al vertice degli Usa per quattro e non due mandati.
La storia non è però l’unico problema di Hillary Clinton. La presidenza Obama
non è stata apprezzata in modo rilevante dall’opinione pubblica americana, come
mostrano i dati di gradimento piuttosto bassi che hanno caratterizzato il suo
secondo mandato. La ripresa occupazionale ed economica potrebbe provocare un
rialzo dei consensi del primo afro-americano che ha guidato gli Stati Uniti, ma
servirà probabilmente un ricordo dell’Amministrazione uscente molto positivo
perchè un candidato democratico, qualsiasi esso sia, possa ambire alla vittoria
la sera di martedì 8 novembre 2012. (Andrea
Mollica)
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