Non c'è solo la
partita del Senato sul tavolo del Presidente del Consiglio e della sua
trasversale ma non solidissima maggioranza. I 'fascicoli' aperti sono almeno
cinque, ciascuno legato all'altro e su ognuno dei quali si sta consumando e si
consumerà una trattativa interna a quel patto del Nazareno che lega i destini di
Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, il primo interessato a portare a casa
risultati, il secondo a ottenere garanzie su altri temi che non sono
necessariamente la riforma della Costituzione.
SENATO
SENATO
La
trattativa viene condotta apparentemente alla luce del sole. L'annuncio della
tagliola ha fatto più male che bene al governo, non più così certo di voler
forzare la mano all'ostruzionismo parlamentare per ottenere l'agognata
approvazione in prima lettura entro due settimane. Domani Palazzo Madama
torna a votare gli emendamenti, dopo che la scorsa settimana l'Aula è rimasta
praticamente ferma al palo. Problema ulteriore per il governo è il voto
segreto, la cui ammissibilità è stata decretata dal Presidente del Senato
Piero Grasso, causando l'insoddisfazione dei renziani, consapevoli di quanto
può accadere in seno al PD quando si vota in questo modo. Renzi scrive ai
senatori avvisandoli che dalla loro tenuta "dipende il futuro dell'Italia".
Intanto il premier si prepara ad un nuovo faccia a faccia con Silvio
Berlusconi, probabilmente mercoledì 30 luglio. Sul tavolo le presunte
aperture che i firmatari del patto potrebbero concedere ai dissidenti.
LEGGE
ELETTORALE
Se sul
Senato dovrebbe essere possibile trattare solo su argomenti secondari (la non
elettività di Palazzo Madama non sembra in discussione), i 'Nazareni' aprono
sulla legge elettorale, la cui discussione ora diventa centrale e si lega
comunque al Senato. Perché ogni concessione sull'Italicum potrebbe consentire
di sbloccare l'ostruzionismo sul DDL Boschi, nel più classico degli scambi.
Su cosa si discute in merito alla legge elettorale? Preferenze ma soprattutto
soglie di sbarramento (4.5% per i partiti coalizzati) giudicate troppo alte dai
partiti più piccoli. Partiti come NCD e la galassia dei centristi, decisivi per
il governo a Palazzo Madama, ma anche SEL, oggi divisa fra filo-governativi e
oppositori. Ed è il partito di Vendola ad aver presentato il maggior numero
di emendamenti, circa 5mila su un totale di 7800. Se si dovessero
abbassare le soglie, potrebbero venire giù anche alcune barricate al Senato.
Ma non ci
sono solo le arcinote riforme istituzionali al centro della trattativa.
MAGISTRATI
Oggi è
iniziato l'iter di approvazione parlamentare
del decreto sulla Pubblica Amministrazione, che dovrà essere convertito in legge entro il 24
agosto. I tempi sono stretti, proprio perché al Senato è stato imposto il tour
de force per la discussione della riforma costituzionale. Con tutta probabilità
il governo porrà sul testo l'ennesima fiducia. Partita importante anche per
i magistrati: il decreto porta l'età pensionabile da 75 a 70 anni e mette in
difficoltà la categoria. Ancor prima dell'entrata in vigore della legge
sono numerosi gli uffici giudiziari 'scoperti' e il decreto acuirà questo
problema, coinvolgendo circa 400 magistrati. La legge prevede una deroga di un
anno per chi compie 70 anni all'entrata in vigore della norma, ma la categoria
auspica una proroga di un altro anno, fino al 2016. Il governo non sembra voler
ascoltare. La terza trattativa, che riferendosi al capitolo giustizia
interessa molto l'altra metà del patto del Nazareno, quell'ex Cavaliere che sul
tema ha da tempo ottenuto garanzie si unisce ad una quarta e una quinta: la
nomina degli 8 membri laici del CSM e di due giudici costituzionali. Nomine
di cui si dovrebbe occupare il Parlamento, fin qui congelate.
CSM
16 membri
sono già usciti dalle 'urne' togate, eletti dai magistrati non senza pressioni
della politica, ma il Parlamento non trova l'accordo per le sue otto nomine. Il
tutto sembra venga rinviato a dopo l'approvazione del DDL Boschi, dopo la pausa
estiva. Nel frattempo altre nomine restano
congelate, come quella del nuovo procuratore capo di Palermo, ufficio
particolarmente 'caro' alla politica, dove si conduce l'inchiesta sulla
trattativa stato-mafia che tanto fastidio provoca a Roma, fino ai colli più
alti. Toccherà al nuovo CSM. Sarà un caso, ma sull'argomento è piombato
proprio l'intervento di Napolitano, con una nuova lettera al CSM che di
fatto ha stoppato ogni decisione. "Francamente questo slittamento non
ci voleva - il commento di Sabelli, presidente dell'Associazione Nazionale
Magistrati, riportato oggi da Repubblica - Perché è evidente che più
si tarda nel far entrare in vigore il nuovo Csm, più si perde tempo con le
nomine. Farne centinaia, di uffici direttivi e semidirettivi importanti,
nell'arco di un anno sembra davvero un'impresa impossibile. Nasce da qui la
richiesta di avere una deroga più ampia, fino al 2016, come ho spiegato in
Parlamento".
CONSULTA
Quinto
fascicolo della trattativa, la nomina di due giudici costituzionali. Per una
Corte dove sono già presenti Giuliano Amato (nomina di Napolitano), Paolo Maria Napolitano (nel 2009 a cena con
Berlusconi, Alfano e Gianni Letta proprio mentre la Consulta doveva giudicare
la costituzionalità del Lodo che portava il nome dell'attuale ministro degli
Interni), Sabino Cassese (già ministro del governo Ciampi, poi nei CDA
di Autostrade, Generali, Lottomatica), Giuseppe Frigo (sostenitore delle
separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, eletto dal
Parlamento durante l'ultimo governo Berlusconi) e Sergio Mattarella
(Ministro della Difesa durante il governo D'Alema e ministro della Pubblica
Istruzione con il governo Andreotti, eletto dal Parlamento nel 2011), erano
stati fatti i nomi di Ghedini, storico avvocato di Berlusconi, e di Luciano
Violante, saggio di Napolitano che lo scorso anno proponeva di istruire i
procedimenti disciplinari a carico dei magistrati davanti ad una Corte nominata
per 1/3 dal Parlamento e per 1/3 dal Presidente della Repubblica, a sua volta
eletto dal Parlamento. Ora i nomi del 'perfetto inciucio' sono scomparsi,
ma il Parlamento rinvia anche in questo caso ogni discussione a dopo la pausa
estiva, in attesa del buon esito delle altre trattative.
Claudio Forleo
Claudio Forleo
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