Così
sarà rinnovato il patto del Nazareno
Silvio Berlusconi sarà martedì
prossimo a palazzo Chigi per rinnovare, si spera in via definitiva, il
cosiddetto patto del
Nazareno con Matteo
Renzi: nonostante i franchi tiratori e le scivolate
“spiacevoli” – definizione di Pierluigi
Bersani – nell’aula del Senato, l’idea è che l’intesa sulle
riforme Istituzionali regga e che quindi si possa tornare presto a parlare di
riforme elettorali.
ITALICUM, ARRIVANO LE
PREFERENZE - Il Cavaliere e il suo plenipotenziario Denis Verdini,
scrivono oggi tutti i giornali, si presenteranno a Palazzo Chigi con le idee
ben chiare: via libera alle preferenze nella futura legge elettorale, e via
libera anche ad alcuni aggiustamenti al ribasso degli sbarramenti per favorire
le liste minori. Dal Partito Democratico, lo ha detto ieri Renzi in direzione
nazionale, dovrebbe arrivare un’ok netto alle preferenze: “Il Pd dovrebbe
tornare indietro rispetto alla sua tradizionale posizione su questo punto e
penso che siamo tutti d’accordo”, ha detto ieri il segretario. Tuttavia, fa
notare la Stampa, né il Pd né Forza Italia sono mai stati particolari sponsor
del sistema delle preferenze, e lo stesso Verdini ha più volte sottolineato che
“un sistema del genere non esiste in nessun paese europeo”.
IL BLUFF DI
BERLUSCONI - E allora, perché questo repentino innamoramento per le
preferenze? Lo spiega “la vecchia volpe” Ignazio
La Russa: quella che verrà discussa sarà una versione delle
preferenze un po’ ibrida,
che vedrà nei vari collegi il capolista bloccato e deciso dalla segreteria del
partito, e i restanti candidati eletti con le preferenze. “Forza Italia, visto
il consenso intorno al 16/17%, eleggerebbe soltanto un deputato per collegio,
cioè il capolista, ovvero quelli decisi da Berlusconi e Verdini. In questo
caso, anche chi ha una montagna di preferenze non verrebbe eletto. Se il
Cavaliere decidesse di non candidare capolista in Puglia Raffaele Fitto, lui
non tornerebbe in parlamento”.
LE SOGLIE DI
SBARRAMENTO - Insomma, un “bluff” per dirlo con la Russa. Una soluzione
che però metterebbe d’accordo anche i piccoli partiti, pronti a candidare il
leader in ogni circoscrizione e poi a farlo dimettere per far scattare
l’elezione del secondo classificato. Rimane sul tavolo la questione delle soglie di sbarramento
che saranno, sembra, ulteriormente abbassate per venire incontro ai giocatori
meno forti dello scenario politico: Angelino
Alfano e il Nuovo
Centrodestra spingono per una soglia del 2,5%, quella
dell’attuale 4,5% potrebbe scendere al 4%, e anche Berlusconi sarebbe d’accordo
a muoversi in questa direzione. “Limature” in attivo anche per la soglia
dell’8% per i partiti non coalizzati.
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