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sabato 2 agosto 2014

ITALIA – Italicum, il piano di Berlusconi sulle preferenze


Così sarà rinnovato il patto del Nazareno

Silvio Berlusconi sarà martedì prossimo a palazzo Chigi per rinnovare, si spera in via definitiva, il cosiddetto patto del Nazareno con Matteo Renzi: nonostante i franchi tiratori e le scivolate “spiacevoli” – definizione di Pierluigi Bersani – nell’aula del Senato, l’idea è che l’intesa sulle riforme Istituzionali regga e che quindi si possa tornare presto a parlare di riforme elettorali.

ITALICUM, ARRIVANO LE PREFERENZE - Il Cavaliere e il suo plenipotenziario Denis Verdini, scrivono oggi tutti i giornali, si presenteranno a Palazzo Chigi con le idee ben chiare: via libera alle preferenze nella futura legge elettorale, e via libera anche ad alcuni aggiustamenti al ribasso degli sbarramenti per favorire le liste minori. Dal Partito Democratico, lo ha detto ieri Renzi in direzione nazionale, dovrebbe arrivare un’ok netto alle preferenze: “Il Pd dovrebbe tornare indietro rispetto alla sua tradizionale posizione su questo punto e penso che siamo tutti d’accordo”, ha detto ieri il segretario. Tuttavia, fa notare la Stampa, né il Pd né Forza Italia sono mai stati particolari sponsor del sistema delle preferenze, e lo stesso Verdini ha più volte sottolineato che “un sistema del genere non esiste in nessun paese europeo”.

IL BLUFF DI BERLUSCONI - E allora, perché questo repentino innamoramento per le preferenze? Lo spiega “la vecchia volpe” Ignazio La Russa: quella che verrà discussa sarà una versione delle preferenze un po’ ibrida, che vedrà nei vari collegi il capolista bloccato e deciso dalla segreteria del partito, e i restanti candidati eletti con le preferenze. “Forza Italia, visto il consenso intorno al 16/17%, eleggerebbe soltanto un deputato per collegio, cioè il capolista, ovvero quelli decisi da Berlusconi e Verdini. In questo caso, anche chi ha una montagna di preferenze non verrebbe eletto. Se il Cavaliere decidesse di non candidare capolista in Puglia Raffaele Fitto, lui non tornerebbe in parlamento”.

LE SOGLIE DI SBARRAMENTO - Insomma, un “bluff” per dirlo con la Russa. Una soluzione che però metterebbe d’accordo anche i piccoli partiti, pronti a candidare il leader in ogni circoscrizione e poi a farlo dimettere per far scattare l’elezione del secondo classificato. Rimane sul tavolo la questione delle soglie di sbarramento che saranno, sembra, ulteriormente abbassate per venire incontro ai giocatori meno forti dello scenario politico: Angelino Alfano e il Nuovo Centrodestra spingono per una soglia del 2,5%, quella dell’attuale 4,5% potrebbe scendere al 4%, e anche Berlusconi sarebbe d’accordo a muoversi in questa direzione. “Limature” in attivo anche per la soglia dell’8% per i partiti non coalizzati.

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